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Comunicazione politica: dalle piazze ai social network nell'Italia post - Tangentopoli

Pubblico ed elettori: un nuovo modo di interagire

L’evolversi dei media di massa e la nascita dei “nuovi media”, scaturita dallo sviluppo dell’informatizzazione, dove la comunicazione di massa viene diffusa tramite network, riflettono i loro effetti sulla trasformazione di concetti fondamentali in ambito politico, come quello di sfera pubblica che lega profondamente i mass media con l’opinione pubblica.
Il concetto di sfera pubblica, nato in seguito all’ascesa della borghesia tra il XVIII ed il XIX secolo in Inghilterra, Francia e Germania e inteso come spazio di mediazione tra lo Stato e la società civile, con la comunicazione attraverso i media audiovisivi prima, e con i digitali poi, va inteso come “ambito di selezione e messa in rilevanza di un sapere tematico”.

“La sfera pubblica è in tal senso il luogo in cui “abitiamo”, un sapere tematico diffuso, che può essere dato per scontato in quanto reso pubblico, divulgato fatto accessibile”.
Dall’astrazione dell’opinione pubblica tipica dei mezzi di comunicazione di massa si passa alla co-creazione della sfera pubblica attraverso l’agire contemporaneo degli attori politici e i media istituzionali da un lato e i cittadini dall’altro.
L’individuo contemporaneo assume una nuova posizione nella comunicazione digitale sia essa politica che non. Non siamo più di fronte ad una semplice “audience” della sfera pubblica rappresentata dai politici, i giornalisti ed i leader di opinione, ma in un luogo dove si esplicita la dimensione dei pubblici connessi, conseguenza della crescente iscrizione delle persone alle piattaforme di connessione, ossia ai social network. La differenza sostanziale del rapporto tra i vecchi e i nuovi media ed il pubblico elettorale sta nel fatto che quest’ultimi consentono ai cittadini di avere un maggior grado di libertà nello scambio e nella produzione di informazione.
La diffusione e la produzione della cultura in generale e di quella politica in particolare, prima dell’era digitale, era gestita dai media di massa attraverso un organizzazione uno a molti e i contenuti erano altamente professionali selezionati da intermediari culturali di professione, quali giornalisti professionisti ed editori, attualmente tale processo comunicazionale viene conquistato da quelli che Boccia Artieri definisce nel suo libro i “Pro-am” cioè i “produttori amatoriali”. Secondo l’autore questi nuovi attori identificabili con qualsiasi individuo in grado di utilizzare uno strumento di comunicazione on-line (prosumer), stanno cercando di imporre la propria attività e creatività in tutti i settori come le arti, la scienza e la politica che sono tradizionalmente dominati dai professionisti generando una comunicazione molti a molti. Andrew Keen parla del cosiddetto “culto dell’amatore”: Facebook Twitter, Instagram e tutti i social media hanno generato una cultura giovanile basata sul narcisismo che da più importanza all’autoespressione che alla conoscenza del mondo esterno. Questa nuova realtà fa si che gli intermediari culturali tradizionali vengano eliminati e spodestati dai pubblici connessi e dall’amatorialità: oggi si ha l’impressione che per essere informati non c’è più bisogno di intermediatori, tutti possono esprimere la propria opinione su qualsiasi argomento, selezionare, valutare e far circolare notizie poiché, Internet è il medium per eccellenza della tarda modernità.

In realtà non basta postare foto, video e immagini o tesi su Google, Facebook e Twitter per ampliare le proprie conoscenze poiché, da un alto non tutti hanno la possibilità di essere connessi 24 ore su 24 con il web e, dall’altro, in rete girano anche informazione false e poco affidabili le cosiddette fake news.

La comunicazione online stravolge drasticamente il modo di interagire tra politici ed elettori, se da un lato risulta infatti più immediata e veloce in grado di determinare un confronto diretto e senza filtri con l’elettore, che viene spinto così a creare legami relazionali e di fiducia con l’emittente politico, dall’altro è un arma a doppio taglio per quest’ultimo, in quanto, nel web, il politico è posto di fronte ad un vero e proprio contraddittorio, diverso da quello degli studi televisivi. Un esponente di un partito politico non può nascondere nulla in rete nè può sottrarsi dal rispondere a commenti negativi su se stesso e sul proprio operato, né tanto meno cercare di rispondervi con frasi ad effetto, statistiche o battute taglienti poiché la comunicazione digitale si basa sulla costruzione di relazioni emozionali e relazionali. Le modalità di connessione offerte dalla rete non possono passare inosservate per la politica, basti pensare che Facebook e Twitter rappresentano delle piattaforme sociali, emotive, relazionali, d’informazione ed intrattenimento che consentono di raggiungere milioni di persone grazie alle reti sociali che essi innescano con tutti gli attori che fanno parte del loro piccolo mondo mediale, indipendentemente che si abbiano con essi legami forti o deboli. Prendendo il concetto di amicizia su Facebook è evidente che sotto la dicitura friend si intende un profilo connesso al nostro e questa connessione può essere visibile a diversi livelli di privacy, solo ai tuoi amici, agli amici dei tuoi amici e così via di conseguenza un post, un immagine, un video e un link possono raggiungere sia persone che conosci benissimo sia quelle che frequenti occasionalmente o addirittura sconosciute.

Cambiano così le modalità di comunicazione e gli strumenti utilizzati. Per quanto riguarda le prime si modificano le modalità di conversazione e i modi di osservare e comunicare gli eventi, si trasformano i criteri di selezione delle opinioni e dei punti di vista che diventano più personali e meno dipendenti dai media; cambia la relazione tra agenda dei media e quella dei cittadini, gli ultimi cercano cioè di influenzare i primi, si modificano infine i criteri di influenzabilità e responsabilità, non si ha più a che fare con tematiche che vengono pubblicizzate in modo astratto senza conoscerne le conseguenze ma i temi divengono pubblici a partire dai singoli vissuti delle persone.
Gli strumenti comunicativi offline, quali la stampa, il giornale e le newsletter di partito, la tv, la radio, il cinema, le affissioni, i manifesti, i volantini, gli incontri pubblici, il direct marketing politico, le pubblicazioni, gli incontri pubblici, il door to door, le P.R, gli uffici stampa ed il passaparola vengono incrementati e a volte sostituiti dai mezzi online come: il sito web che include home page, profilo e programma politico, la pagina del cittadino-elettore i contatti, l’emailing e l’emailing list, la community politica, le newsgroup, i gruppi di discussione, le e-newsletter, i motori di ricerca per farsi trovare; i banner, gli annunci comunicazionali,
l’interstitial, il sisterwindow e l’open window, l’adventorial/publirelazionale online, il minisito, le alleanze in rete, i social network, i blog, i forum, le linee chat, le conferenze e i dibattiti online, e-zine, periodici e quotidiani online, buzz-marketing ovvero passaparola online, press office online e multimedialità in generale.
“Non c’è politica senza comunicazione e non c’è comunicazione senza media… i media diventano sempre più il palcoscenico dell’azione politica e dei vari soggetti politici che la animano. Ai media spetta il compito di portare l’offerta politica ai cittadini- elettori quindi dare vita alla relazione tra cittadini - elettori e politica…..”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Comunicazione politica: dalle piazze ai social network nell'Italia post - Tangentopoli

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Cioli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi della Tuscia
  Facoltà: Scienze Organizzative e Gestionali
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Michele Negri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 68

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