Aspetti del dibattito etico-giuridico sull'eutanasia
Bioetica cattolica
Dopo una parentesi sul concetto di paradigma, continuo il mio lavoro con una descrizione e spiegazione dei due menzionati modelli bioetici, partendo da quello della bioetica cattolica.
Per bioetica cattolica:
intendiamo la forma di bioetica professata pubblicamente (tramite appositi documenti) dalla Chiesa di Roma e dagli studiosi che, a vario titolo, ne condividono le posizioni di fondo. […] parlando di bioetica‘cattolica’, non alluderemo a qualsiasi forma di biomorale elaborata da cattolici, ma alla specifica forma di bioetica professata dalla Chiesa e dagli intellettuali che si riconoscono nelle sue posizioni.
Innanzitutto si nota che la bioetica cattolica è l’esito di un’approvazione ufficiale, è un’etica controllata dall’alto che deve essere coerente con i principi cardine della morale cristiana e che si esprime specialmente attraverso gli intereventi pubblici dell’esponente principale, il Papa, i quali devono essere di predominante riferimento per tutti gli intellettuali in tale ambito.
Di particolare interesse è il modo con cui è stato deciso di articolare il discorso: tenendo presente la millenaria solidarietà tra filosofia e religione, anche i problemi bioetici, con annesse soluzioni, vengono trattati, non come un mistero della fede da accettare passivamente, ma come l’esito di un discorso filosofico coerente ai postulati della morale cristiana. Il principio cardine, attorno al quale si snocciola tutto il pensiero cattolico, è costituito dalla teoria della ‘sacralità della vita’:
ossia da quella peculiare dottrina etico-metafisica che, sulla scorta di un impianto concettuale di matrice greco-scolastica e di una visione finalistico-provvidenzialistica del mondo, scorge nella vita umana (ovvero nella persona in cui essa si concretizza) una realtà ontologico-assiologica meritevole di assoluto rispetto.
Il concetto di persona, il rispetto della vita umana con la sua sacralizzazione e inviolabilità, conquiste della dottrina medievale, diventano dei principi atemporali e costituenti dell’essenza della morale cattolica; ovviamente anche in ambito bioetico; con la dovuta precisazione che questi valori sono conquiste fondamentali anche in ambito laico tanto da diventare i capisaldi, desacralizzati, di molte costituzioni moderne.
Tale paradigma si articola attorno a tre principi interconnessi: la creaturalità, la non disponibilità e l’inviolabilità di quel bene assoluto che è la vita.
Per creaturalità s’intende come l’uomo sia una creazione di Dio, che gli conferisce essenza ed esistenza: la vita umana è «uno splendido dono di Dio» e perciò «la vita è sempre un bene».
Per non disponibilità si intende il convincimento secondo il quale, proprio per il fatto che Dio ci ha donato la vita, non possiamo disporne a nostro piacimento; la nostra vita non è pienamente in nostro possesso; piuttosto ci è concessa ad “usucapione”: «di questa vita […] Dio è l’unico signore: l’uomo non può disporne».
Proprio perché sacra e non disponibile, la vita risulta essere anche inviolabile:
Dalla sacralità della vita scaturisce la sua inviolabilità, inscritta fin dalle origini nel cuore dell’uomo, nella sua coscienza. La domanda «Che hai fatto?» (Gn, 4, 10), con cui Dio si rivolge a Caino dopo che questi ha ucciso il fratello Abele, traduce l’esperienza di ogni uomo: nel profondo della sua coscienza, egli viene sempre richiamato alla inviolabilità della vita, della sua e di quella degli altri, come realtà che non gli appartiene, perché proprietà e dono di Dio Creatore e Padre.
Da queste norme deriva il divieto assoluto di uccidere e di uccidersi, anche in presenza di situazioni estreme; la vita è inviolabile dal concepimento alla morte. La sacralità della vita umana comporta inevitabilmente anche la sacralità del corpo e delle due sue principali cause finali: l’autoconservazione e la riproduzione della specie. Qualsiasi intervento atto a modificare il naturale finalismo corporeo è ritenuto illecito; i medici è giusto che si sforzino per riportare il corpo allo stato di salute originario, ma non possono praticare azioni che interferiscano con il finalismo naturale.
La bioetica cattolica romana si presenta come un’etica deontologica, i suoi divieti sono autoevidenti e assoluti e valgono sempre in qualsiasi circostanza; casi eccezionali non sono ammessi poiché tra le azioni buone e quelle cattive c’è un muro invalicabile e ben visibile:
Ci sono atti che per se stessi e in se stessi, indipendentemente dalle circostanze e dalle intenzioni, sono sempre gravemente illeciti a motivo del loro oggetto; tali la bestemmia e lo spergiuro, l’omicidio e l’adulterio. Non è lecito compiere il male perché ne derivi un bene.
Il riferimento polemico alle etiche consequenzialistiche e utilitaristiche è evidente, esse danneggiano lo statuto dell’etica poiché creano la breccia per il relativismo morale.
L’Enciclica Evangelium Vitae di Papa Giovanni Paolo II è considerata l’opera fondamentale per un compendio delle posizioni della bioetica cattolica; secondo Dionigi Tettamanzi «l’intervento magisteriale più ampio e profondo sull’intera problematica della bioetica».
In essa si trovano i tre importanti pronunciamenti che sintetizzano l’etica cattolica in materia di aborto ed eutanasia:
1. […] confermo che l’uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale. Tale dottrina fondata in quella legge non scritta che ogni uomo, alla luce della ragione, trova nel proprio cuore, è riaffermata dalla Sacra Scrittura […].
2. dichiaro che l’aborto diretto, cioè voluto come fine o mezzo, costituisce sempre un disordine morale grave, in quanto uccisione deliberata di un essere umano innocente.
3. confermo che l’eutanasia è una grave violazione della Legge di Dio, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una persona umana.
Questo attaccamento alla vita ad ogni costo ha portato, com’è noto, il Papa ad estendere il divieto assoluto anche nei confronti dei contraccettivi, della fecondazione artificiale e del, ben più problematico, preservativo. I primi e il terzo aggirano il fine procreativo dell’atto sessuale (sempre e solo dei coniugi), il secondo tenta di aggirare il modo voluto da Dio per concepire i figli.
In sintesi la bioetica cattolica si fonda su un’etica deontologica e personalista, conducendo tutto il discorso in chiave metafisica, poiché metafisico è lo statuto ontologico dell’uomo.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Aspetti del dibattito etico-giuridico sull'eutanasia
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Informazioni tesi
Autore: | Valentina Cipollettii |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2018-19 |
Università: | Università degli Studi di Parma |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Vallori Rasini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 178 |
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