Procedure di inoculazione di Pyricularia oryzae su riso

Le tecniche di inoculo sono fondamentali per verificare l’efficacia del miglioramento genetico per la resistenza in riso, per identificare i geni di virulenza del patogeno e per testare l’efficacia di nuovi prodotti fitosanitari. Benchè i protagonisti in questi casi siano due (patogeno e ospite), i fattori determinanti la riuscita di un’infezione controllata sono molti, specialmente quando un protocollo di inoculo deve necessariamente fornire lo stesso risultato ad ogni replica. Parlando in particolare di funghi fitopatogeni e tessuti vegetali, supponendo che l’inoculo e le condizioni ambientali siano sempre costanti, le altre variabili, che saranno qui considerate, sono (1.4.1) quali organi vegetali vengono colpiti e (1.4.2) il modo in cui il patogeno entra in contatto con la pianta.

Scelta dei materiali vegetali
P. oryzae è in grado di penetrare nell’ospite attraverso qualsiasi tessuto della pianta di riso: dalla pannocchia alle radici. Per ottenere un’infezione controllata e osservabile, la scelta del materiale vegetale da inoculare è estremamente importante. Ma ancora prima bisogna considerare un altro aspetto, ovvero la suscettibilità della pianta nei confronti del patogeno, la quale è determinata sia dal genotipo che da diversi aspetti fenotipici, primo tra i quali l’età. Per quanto riguarda la scelta dei tessuti, invece, le possibilità sono molteplici; la pianta intera può essere inoculata in serra, oppure parti di essa possono essere staccate e poste assieme al patogeno in ambienti che favoriscano il loro mantenimento.

È altresì possibile effettuare l’inoculo su supporti sintetici (es. cellophane), che permettono di osservare meglio le strutture infettive caratterizzanti la fase biotrofica del fungo (le ife bulbose); purtroppo in questo modo non è possibile determinare se le strutture siano le stesse che P. oryzae sviluppa in planta, motivo per cui la scelta ricade sempre sui tessuti vivi (Berruyer et al., 2006).