Il disturbo bipolare in una prospettiva sistemica
Diagnosi e cura oggi
Con la legge 180/78 che detta i principi fondamentali della chiusura dei manicomi e la ridefinizione dei criteri per i trattamenti sanitari obbligatori e con la legge 833 dello stesso anno che disciplina l’Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, in Italia si assiste a un radicale cambiamento dell’organizzazione dei servizi di prevenzione, cura e riabilitazione extraospedalieri dei malati psichiatrici. Come già anticipato a capo di tutta l’organizzazione sanitaria in Italia, quindi non solo psichiatrica, ci sono le ASL che hanno come principio base la prevenzione, la cura, l’assistenza ospedaliera e la riabilitazione delle malattie fisiche e psichiche.
Il dipartimento di salute sentale (DSM), invece, è l’organo che indirizza e coordina tutti i servizi rivolti alla salute mentale presenti sul territorio sia a livello domiciliare sia nelle strutture semi-residenziali e residenziali (medicina di base, assistenza domiciliare, servizi per le tossicodipendenze, servizi per l’area materna infantile, servizi socio-assistenziali, neuropsichiatria infantile). Entrando più nello specifico tra le strutture ospedaliere troviamo: i centri di salute mentale (CSM) e svolgono, solitamente all’interno di un distretto, attività ambulatoriali, visite specialistiche, interventi di cura e riabilitazione, di prevenzione e promozione della salute. Per i pazienti con disturbi più gravi e acuti è stato istituito il servizio psichiatrico di diagnosi e cura (SPDC) e sono dei reparti ospedalieri veri e propri, hanno l’obiettivo di individuare un progetto terapeutico riabilitativo e la permanenza in questa struttura non deve durare più di novanta giorni.
Tra le strutture extraospedaliere che sono state istituite dopo la chiusura dei manicomi ci sono: le comunità terapeutico riabilitativa (CTR) ad alta intensità terapeutica riabilitativa, gli interventi sono a termine, con una permanenza in struttura da un minimo di sei mesi a un massimo di tre anni; i centri residenziali che sono delle strutture a medie intensità terapeutiche riabilitative e riservate a pazienti che hanno bisogno di una residenza autonoma; le case alloggio, a bassa intensità terapeutica riabilitativa, rivolte a pazienti che non hanno un supporto famigliare e che durante il giorno svolgono altre attività; le case famiglia che sono dei veri e propri alloggi che ospitano un piccolo gruppo di pazienti secondo modalità comunitarie; i centri diurni che realizzano interventi psicoterapeutici, educativi, di animazione e di ergoterapia; i posti di lavoro protetti che consentono un reinserimento sociale e la possibilità di sviluppare delle abilità e per promuovere la socialità.
Con le stesse leggi del 1978 fu anche disciplinato il Trattamento Sanitario Obbligatorio e consiste in tutte quelle procedure sanitarie con specifiche tutele di legge, che possono essere applicate in caso di motivata necessità e urgenza clinica, conseguenti al rifiuto al trattamento del soggetto che soffra di una grave patologia psichiatrica o infettiva non altrimenti gestibile, a tutela della sua salute e sicurezza o della salute pubblica. Il TSO basato su valutazioni di gravità clinica e di urgenza, è un atto composito, di tipo medico e giuridico, che consente l'effettuazione di determinati accertamenti e terapie ad un soggetto affetto da problemi comportamentali, disturbi dell'umore o malattie mentali che, anche se in presenza di alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici, rifiuti il trattamento, solitamente per mancanza di consapevolezza di malattia.
Il TSO viene disposto dal sindaco del comune (il sindaco è la massima autorità sanitaria di un comune) presso il quale si trova il paziente, su proposta motivata di un medico. Qualora il trattamento preveda un ricovero ospedaliero, è necessaria, inoltre, la convalida di un secondo medico, appartenente a una struttura pubblica. La procedura impone, infine, la convalida, del provvedimento del sindaco, da parte del giudice tutelare di competenza.
Il TSO ospedaliero è disposto quando:
* una persona necessiti di trattamenti sanitari urgenti;
* il soggetto rifiuti il trattamento;
* non è possibile prendere adeguate misure extraospedaliere.
Il TSO ospedaliero ha una durata massima di sette giorni, ma può essere eventualmente rinnovato e, quindi, prolungato nel caso ne permanga la necessità clinica motivata. Il TSO, che si svolge nel rispetto della dignità della persona e dei diritti civili e politici garantiti dalla Costituzione, può essere trasformato, in qualunque momento, in ricovero volontario su richiesta del paziente.
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Il disturbo bipolare in una prospettiva sistemica
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Informazioni tesi
Autore: | Rosanna Trisolini |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi Guglielmo Marconi |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze e tecniche psicologiche |
Relatore: | Marco Bernardini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 112 |
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