Io, tu ed i nostri figli. La famiglia omogenitoriale
Genitori come gli altri
La genitorialità è la complessa risultante di un patrimonio costituito da conoscenze, vissuti, comportamenti, emozioni, esso immagazzinato all’interno della memoria processuale e semantica, permette di esprimere e manifestare competenze legate alla cura, allevamento, e tutela della prole, inoltre, esso mostra la capacità (o incapacità) di poter entrare in contatto con il proprio figlio, e condividerne esperienze significative. «Essere genitori non si riferisce solo ed esclusivamente al ruolo sociale che si assume alla nascita di un figlio: genitore, infatti è colui che si occupa in modo responsabile dei processi evolutivi dei/delle figli/e.»: pertanto, la generatività non è sinonimo di genitorialità: in realtà assumere questa mansione significa possedere le capacità legate alla dimensione della cura, protezione, sicurezza, tutela, e soprattutto provvedere in modo sensibile ed adeguato ai bisogni della prole.
Inoltre, per assolvere l’incarico di: «buoni genitori» è importante fornire delle regole e dei limiti all’interno di una struttura gerarchica coesa e considerare l’altro un membro appartenente alla propria rete relazionale condivisa. Dunque, la genitorialità è una funzione autonoma ed indipendente di un individuo non scissa da altri ruoli sociali, che presenta le seguenti caratteristiche: la processualità. Riguardo questo aspetto, l’essere genitori non è una particolarità definita per sempre, ma un processo in fieri , che si modifica e costruisce in base alla relazione genitore-bambino ed al cambiamento delle sue esigenze; Autonomia: è la connotazione per cui la genitorialità è un nucleo autonomo della propria personalità, e resta tale anche al di là di fragilità o difficoltà personali.; Preesistenza: è una condizione fondamentale, ma non strettamente necessaria della qualità genitoriale: consiste nel saper rispondere in modo adeguato alle necessità dell’altro, garantendo la giusta rete di relazioni ed affetti, al di là della struttura familiare dov’è inserito il rapporto genitore-figlio.
Dunque, la genitorialità è una peculiarità tipica dell’individuo, che si acquisisce sin dai primi stadi della vita, dove l’ uomo rapportandosi con la figura di riferimento, avverte l’urgenza di soddisfare i propri bisogni, ed acquista le attitudini connesse alla dimensione della cura, utili al suo sviluppo affettivo-relazionale. Inoltre, la genitorialità è tale al di là della biologia e costruzione sociale, tanto che, può essere esercitata da qualsiasi adulto responsabile, dedito alla tutela e benessere della figliolanza. «Tra le forme di genitorialità maggiormente problematica e controversa della nostra epoca, che mette in discussione l’idea radicata della cultura occidentale», è: l’omogenitorialità, la quale si sta maggiormente diffondendo all’interno della nostra società, sebbene persistano diversi stereotipi e pregiudizi, senza una validità scientifica.
Diventare genitori omosessuali, come scrive Chiara Saraceno è:
«Un percorso ad ostacoli sotto vari profili: biologico, sociale, legale, e l’attenzione dei media non è rivolta al benessere dei figli nati e cresciuti nel contesto omosessuale, ma alla qualità delle relazioni, appartenenze, riconoscimenti reciproci, che vengono rifiutati quando si parla di coppia omosessuale».
Fino al XX secolo, essere genitori omosessuali era considerato una sorta di: «ossimoro», dal momento che, le nostre società erano ancorate all’idea che: «la famiglia naturale dovesse basarsi soltanto sulla relazione eterosessuale, fondata sul matrimonio, che permetteva la nascita dei figli all’interno di un idoneo contesto familiare». Quanto alla coppia omosessuale, questa abbatte la dicotomia famiglia-riproduzione, ritenendo il primo fattore una semplice costruzione sociale, permettendo la visibilità di nuove relazioni coniugali. Tra i tanti ostacoli nei quali lesbiche e gay devono imbattersi è: «l’omofobia interiorizzata». Essa si basa sulla concezione per cui : «l’orientamento sessuale possa condizionare la qualità del ruolo genitoriale, ed in particolare, i figli devono crescere in un contesto eterosessista, altrimenti si possono subire discriminazioni e traumi, dovuti alla convivenza in un contesto desueto dalla norma, il quale ostacolerebbe la formazione della propria identità».
Anzitutto non tutti desiderano diventare genitori: malgrado molti partner siano riluttanti a questo desiderio, perché reputano il contesto sociale inadeguato ad offrire le apposite condizioni per assolvere tale ruolo, oppure non sono fortemente motivati da questa scelta, stabiliscono di sciogliere la relazione, e trovare un partner fortemente motivato; invece altri spinti dal desiderio genitoriale, optano per questa scelta, al di là delle proprie aspettative. Un altro intralcio nel quale le coppie omosessuali possono incorrere è la posizione geografica, ostile a fornire valide informazioni, inerenti a questo cammino, in quanto persistono politiche conservative o proibitive, interpretando la genitorialità come un fattore naturale, non accessibile a tutti», tanto da far desistere i coniugi verso il proseguimento di questo obiettivo, e ricercare metodi alternativi per soddisfare le proprie scelte.
Tuttavia, esistono diverse modalità, attraverso le quali lesbiche e gay possono diventare genitori; tra queste annoveriamo: la disposizione tradizionale, maggiormente diffusa nel nostro Paese, dove il figlio nato all’interno di un precedente matrimonio eterosessuale, dopo la separazione o il divorzio dei genitori, viene incluso all’interno di una nuova relazione familiare, formata da partner omosessuali, mantenendo però, i contatti con il genitore eterosessuale. Non mancano altre forme di accesso alla genitorialità quali: la surrogancy: (surrogazione di maternità, o maternità surrogata), una forma di genitorialità perseguita dai padri gay, che desiderano diventare genitori a ogni costo, e vivere a tempo pieno la propria paternità.
Essi decidono di affidare la nascita del proprio figlio ad una donna, che porterà nel grembo il nascituro, formato dal seme di uno o entrambi i genitori, in quanto vogliono stringere «una connessione biologica con i figli, ed è un processo meno costoso, rispetto all’adozione», sebbene la cultura popolare tende a definire questa pratica: «utero in affitto»; anche se, «questa espressione è denigrante per la portatrice, che vede il suo utero scisso come possibile fonte di guadagno»; l’adozione legale: una procedura facoltosa per la coppia omosessuale, dal momento che, intensi ostacoli proibiscono la realizzazione della genitorialità , perché ci sono soltanto alcune nazioni ad affidare bambini a famiglie omogenitoriali; l’inseminazione artificiale. E’ l’obiettivo intrapreso da una donna o coppia lesbica, senza però la presenza di un uomo.
Esistono diverse tecniche di inseminazione artificiale: la FIVET (Fecondazione in vitro) con trasferimento di embrione, l’inseminazione intrauterina con seme di donatore (IUI), l’auto-inseminazione, dove viene prelevato il seme di un donatore conosciuto, e consegnato alle banche del seme o cliniche specializzate. I donatori di sperma che hanno depositato il proprio seme, dunque, restano in anonimato, fino al compimento della maggiore età della progenie, oppure permangono in tale condizione perennemente , giacché alcune banche del seme o politiche locali, presentano delle politiche restrittive. Scrive, a proposito Nicola Carone: «Il progetto di una coppia lesbica è inevitabilmente legato alle caratteristiche della donazione di gameti..[…] le donne ed il bambino avranno accesso limitatamente alla sua storia medico-genetica, soltanto in caso di problemi di salute del bambino». La presenza del terzo all’interno della coppia è fortemente richiesta, particolarmente dei figli, che bramano di conoscere il proprio corredo genetico, e talvolta questa figura, si appresta anche da supporto alla funzione genitoriale.
A questo punto: «la generatività è sempre donativa, non esce da sé per espandersi o invadere, ma per lasciare essere le alterità nelle diversità». Diversi studiosi, hanno focalizzato la propria attenzione circa le abilità genitoriali all’interno delle famiglie omogenitoriali: in Italia è percepito il pregiudizio secondo cui: « i genitori omosessuali siano inadatti a questo ruolo, tanto che il contesto familiare possa deviare la costruzione dell’identità sessuale,» le cui supposizioni non hanno base empiriche e comparative. A contrasto di questa tesi, ci sono i sociologi Stacey e Biblarz, i quali ritengono che: «le madri sociali presentano maggiore predisposizione alla cura dei figli, rispetto ai padri, in quanto al di là dell’orientamento sessuale, garantiscono un idoneo sviluppo dei figli» : peraltro, gli esperti hanno messo in evidenza che, all’interno di un contesto omogenitoriale, la coppia è maggiormente dedita alla costruzione di un luogo sicuro per il benessere dei figli. Quindi, «a determinare la qualità genitoriale non è l’orientamento sessuale o il legame biologico, poiché le funzioni esercitate dall’adulto nei confronti del bambino possono essere garantite da qualunque genitore responsabile». Per quanto concerne il benessere e sviluppo psicologico dei bambini cresciuti all’interno della famiglia omogenitoriale, ciononostante esiste una prestigiosa letteratura: tra gli studi significativi annoveriamo il Progetto:” What We Know”, condotto dalla Columbia Law School su circa 77 famiglie, dove 73 di questi modelli, hanno visto lo stesso benessere psicologico, simile a quelle eterosessuali. Dal punto di vista educativo, i problemi che possono insorgere all’interno di queste famiglie riguardano i cosiddetti: «giochi familiari», non permettendo al bambino di identificarsi con il genitore del sesso opposto, anche se entrambi i genitori, nonostante i vari oneri educativi, garantiscono un ambiente idoneo alla crescita dei propri figli, perseguito anche dall’ impegno delle varie associazioni a sostegno dei genitori rainbow.
A questo punto, pur nella diversità, tra le forme di genitorialità quella omosessuale può funzionare in modo univoco a quella eterosessuale; ed a stabilire la buona o pessima genitorialità non è l’orientamento sessuale, ma la qualità delle relazioni, e l’attuazione di adeguate pratiche, legate all’aspetto genitoriale. Soltanto attraverso un’attenta disamina metodologica è possibile abbattere la trappola dei pregiudizi presenti all’interno della nostra società, i quali determinano una violazione dei diritti della persona, e dando adito a modelli omonegativi. Quanto alle diverse modalità per accedere alla genitorialità, le varie pratiche permettono di acquisire visibilità nella quotidianità, e soprattutto mostrarsi: «genitori come gli altri», in grado di svolgere le medesime mansioni pedagogiche, al di là del contesto familiare dove si realizza il rapporto genitori-figli, e garantire la divisione dei ruoli, avverandosi tale condizione anche nell’eterosessualità.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Io, tu ed i nostri figli. La famiglia omogenitoriale
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Informazioni tesi
Autore: | Matteo Mantuano |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università degli Studi di Foggia |
Facoltà: | Scienze dell'Educazione |
Corso: | Scienze dell'educazione e della formazione |
Relatore: | Rosa Parisi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 86 |
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