Il Disturbo Psicopatico di Personalità
Basi genetiche, biologiche e ambientali nello sviluppo della psicopatia
Cleckley nel 1941 scrisse, ”dobbiamo considerare anche la possibilità che lo psicopatico possa essere nato con un difetto biologico che lo priva della capacità di sentire e apprezzare le questioni rilevanti della vita o di reagire a esse in maniera normale e adeguata” (p.286).
Ovviamente il comportamento di ogni individuo è dovuto al funzionamento del proprio cervello. Ogni pensiero che abbiamo e ogni decisione che prendiamo è riconducibile ad uno schema di attivazione neurale. Lo scopo della ricerca è quello di capire in che modo il cervello dei pazienti psicopatici si differenzia da quello delle persone normali. I geni rappresentano la prima fonte di variazione biologica tra gli individui, essi infatti assumono un ruolo importante nello sviluppo della struttura e dell’organizzazione cerebrale.
La struttura ed il funzionamento cerebrale sono unici nel percorso biologico, dal momento che rappresentano la causa più prossima e diretta del comportamento. Possiamo, perciò, supporre che una delle cause prime del comportamento siano proprio i geni. Esiste un gene assassino? Oppure esistono più geni che insieme alle influenze ambientali scatenano la vena assassina di questi Serial Killer? Raine parla di un esperimento naturale in cui un bambino con un’eredità violenta venne tolto da un contesto di povertà e degrado, ma diventò comunque un assassino. Tutto ciò suggerisce l’esistenza di una predisposizione genetica alla violenza. Gli studi ci dicono che l’aggressività e la violenza sono ereditabili e che l’influenza genetica è predominante.
In uno studio sull’adozione di Sarnoff Mednick e colleghi (1984) fu dimostrato che i figli dei criminali sono più inclini degli altri bambini a seguire le orme dei genitori e a diventare criminali a loro volta. Possiamo quindi sostenere che il nostro patrimonio genetico ci predispone o meno a compiere dei reati. Inoltre, il periodo di tempo che il bambino ha passato con la madre naturale prima dell’adozione è un fattore discriminante. Infatti, l’esperienza di attaccamento potrebbe essere tra le future cause del comportamento psicopatico.
L’identificazione di geni specifici che predispongono un individuo a compiere un reato è il codice genetico necessario al corretto funzionamento dei neurotrasmettitori. I neurotrasmettitori sono elementi chimici fondamentali per il funzionamento del cervello.
Essi aiutano a trasmettere segnali da una cellula cerebrale all’altra, trasferendo le informazioni, quindi, se cambiano i livelli di questi neurotrasmettitori si modificano le capacità cognitive, le emozioni e i comportamenti. I geni responsabili del funzionamento dei neurotrasmettitori possono dare origine a pensieri, sentimenti e comportamenti aggressivi. La dopamina, ad esempio, aiuta a produrre e modulare la motivazione, invece, la serotonina è uno stabilizzatore dell’umore che nel cervello svolge una funzione inibitoria. Essa stimola e migliora il funzionamento della corteccia frontale, importante nella regolazione dell’aggressività.
Negli ultimi anni sono stati esaminati diversi geni che sembrano essere associati alla psicopatia, ma purtroppo gli studi in questo campo hanno ancora molta strada da fare dal momento che vi sono molte controversie a riguardo. Ciò di cui possiamo essere sicuri è che non esiste un gene o un gruppo di geni che prevedono quali individui commetteranno un crimine violento. I geni possono solo conferirci un rischio di tratti come quelli psicopatici, ma non ci potranno mai dire quali individui diventeranno psicopatici dal momento che tantissimi altri fattori potrebbero incorrere nel determinare il disturbo. Dato che i geni non sono statici ed immutabili, i soggetti con fattori di rischio genetico non sono destinati a svilupparsi seguendo un percorso prefissato. Le condizioni ambientali potrebbero aumentare o diminuire gli effetti negativi che i geni di rischio potrebbero avere.
Oltre ai geni ci sono altre componenti del nostro organismo che possono contribuire a spiegare il funzionamento dei pazienti psicopatici: gli ormoni.
Principalmente due ormoni sono stati associati alla psicopatia: il cortisolo e il testosterone. Questi sono associati alla ridotta reattività allo stress, all’assenza di paura, all’aggressività e alla ricerca di stimoli. Alti livelli di testosterone e bassi livelli di cortisolo possono influenzare in maniera significativa regioni cerebrali come l’amigdala e percorsi tipici del disturbo in questione. Tutto ciò potrebbe spiegare lo scarso decision making, l’assenza di paura, la ridotta reattività allo stress, lo scarso condizionamento e l’aggressività strumentale.
La ridotta attività dell’amigdala e della corteccia orbitofrontale potrebbero essere il risultato dello squilibrio nei livelli di cortisolo e testosterone. Gli studi sulla psicopatia si sono avvalsi di brain imaging e le scoperte effettuate hanno potuto confermare ciò che era stato ipotizzato dalla ricerca psicofisiologica, neurologica e comportamentale.
Le strutture coinvolte nel disturbo psicopatico di personalità si trovano nel sistema limbico e nella corteccia frontale. All’interno del sistema limbico vi sono delle strutture precise quali l’amigdala, l’ippocampo e la corteccia cingolata anteriore. All’interno della corteccia frontale invece, vi sono la corteccia orbito-frontale, dorso laterale e mediale. Pare che queste regioni sembrino contribuire a forgiare le caratteristiche emotive e cognitive dei soggetti psicopatici.
La psicopatia potrebbe derivare da un danno o da una disfunzione cerebrale precoce che riguarda particolarmente l’area frontale, che ha un ruolo fondamentale nei processi mentali superiori. Vi sono evidenti somiglianze comportamentali tra psicopatici e pazienti con danno ai lobi frontali. Tali somiglianze comprendono difficoltà nella programmazione a lungo termine, scarsa tolleranza della frustrazione, irritabilità e aggressività, superficialità affettiva, comportamento socialmente inappropriato e impulsività. Ricerche recenti, però non hanno trovato nessun segno di danno nei lobi frontali degli psicopatici. Inoltre diversi ricercatori hanno sostenuto che certe disfunzioni del lobo frontale non implicano necessariamente un danno reale e possono essere l’effetto e non la causa dell’impulsività e della frequente mancanza di inibizione dei comportamenti inappropriati.
Le conseguenze dei danni alle aree frontali del cervello possono riprodurre diverse componenti della personalità psicopatica, quali scarsa capacità di giudizio e di pianificazione, inefficacia delle punizioni e condotta socialmente inadeguata. Queste regioni, però hanno comunque un ruolo cruciale nella regolazione del comportamento e sembra comunque ragionevole ipotizzare che, per qualche ragione quale una connessione difettosa o un danno precoce, nello psicopatico siano relativamente inefficaci per la regolazione del comportamento.
Generalmente deficit nell’amigdala e nella corteccia prefrontale ventromediale o orbitofrontale suggeriscono un legame con la psicopatia.
E’ stato dunque riscontrato, un anomalo funzionamento dell’amigdala quando si tratta di prendere decisioni di tipo morale. Le emozioni di questi soggetti sono praticamente nulle, essi infatti non provano senso di colpa, vergogna o rimorso e soprattutto non sono in grado di riconoscere le emozioni negative, come la tristezza e la paura, sul volto degli altri. L’aggressività strumentale nella psicopatia è associata a correlati neurobiologici unici con una ridotta risposta dell’amigdala. Questi soggetti infatti potrebbero essere aggressivi a causa di un’assenza di input proveniente dall’amigdala, che comporta un’assenza di paura ed empatia verso gli altri, a differenza di altri individui in cui l’aggressività è dettata da sistemi iperattivi di risposta alla minaccia.
Le regioni del circuito neurale morale quali il giro angolare, il cingolato posteriore e la corteccia prefrontale mediale presentano delle riduzioni della sostanza grigia associabili ai tratti psicopatici. Queste regioni sono implicate nel decision making morale suggerendo che un comportamento psicopatico possa essere causato da compromissioni.
La corteccia cingolata posteriore è coinvolta nel pensiero autoreferenziale ovvero nell’abilità di riflettere su sé stessi e di capire in che modo il nostro comportamento può influire sugli altri. Un soggetto psicopatico non è in grado di capire che le sue azioni possono ferire gli altri e ciò potrebbe spiegare il perché di gesti sragionati e antisociali, e la mancata accettazione della responsabilità delle proprie azioni.
E’ evidente che gli psicopatici sembrino mancare di una morale, infatti, sono stati da sempre considerati “moralmente malati”. Sembrano persone normali, addirittura piacevoli, socievoli e adorabili.
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Questo brano è tratto dalla tesi:
Il Disturbo Psicopatico di Personalità
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Informazioni tesi
Autore: | Federica Aloia |
Tipo: | Tesi di Master |
Master in | Master in Criminilogia, Psicopatologia e Scienze Forensi |
Anno: | 2017 |
Docente/Relatore: | Vincenzo Caretti |
Istituito da: | Libera Univ. degli Studi Maria SS.Assunta-(LUMSA) di Roma |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 61 |
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