Hilda Doolittle e la riscrittura del Mito di Elena: Proposta di Traduzione di Helen in Egypt
H. D. e il Re-visionismo
Lo shock derivato dalla rivoluzione industriale di fine Ottocento sfociato nelle guerre mondiali, l’affondamento del Lusitania del 1915, i bombardamenti di Londra, generarono ferite profonde e difficili da cicatrizzare in Hilda. Fatali, angosciosi, luttuosi e dolorosi avvenimenti, hanno scosso H. D. tanto in salute che nelle relazioni personali e nelle certezze poetiche e storiche; hanno eroso Hilda alla base di sé stessa come quelle bombe che erodevano edifici e spazzavano via persone. Tuttavia, secondo DuPlessis, si stabilisce un collegamento intimo in H. D. tra le due guerre paragonabile a quella tra il Vecchio Testamento ed il Nuovo: il primo imposta i problemi, facendo profezie che possono essere comprese e riscattate nel secondo (Career). Di fatto, la prima war-phobia di Hilda diventerà il mezzo attraverso cui, grazie al sostegno di Freud e di Bryher, la poetessa formerà uno studio critico delle radici della guerra, delle sue cause ed effetti, che le permetterà di affrontare con animo nuovo la seconda. Hilda vuole registrare, assorbire e trasformare la situazione politico-sociale della realtà in cui vive e fornire una soluzione che possa redimere l’intera umanità e ri-creare una società libera dalla guerra.
Nata e cresciuta nella comunità morava dell’Unitas Fratrum, non può non sentirsi coinvolta nella storia nella quale ormai si riversano ideologie mortifere, estremismi, distruzione e violenza e non può non scorgere nei valori moravi quello spiraglio di salvezza di cui necessita il mondo, vittima di atroci nazionalismi dittatoriali. L’arma attraverso cui combattere e sconfiggere il male della società occidentale è il perduto concetto di amore: amore per sé stessi, amore per il prossimo, amore per la famiglia: come affermava il Conte Zinzendorf, fondatore della comunità morava in Pennsylvania, “Love institutes the very life and soul of belief, Love is the spiritus universalis of a true religion” (Gollin).
In un mondo caduto in balia del patriarcato vige un sistema sociale nel quale predomina il maschile, nel quale potere, autorità e beni materiali sono di proprietà dell’uomo e nel quale, secondo varie teorie tra cui anche quella di Bachofen, si riuniscono valori di forza, eroismo, guerra, associati poi ad oscurità, odio, disordine, armi e quindi rovina, caos e morte. Friedman sostiene che, presentandosi il mondo patriarcale così potente e diffuso ad inizio Novecento, quindi come negazione di vita e amore, il fine ultimo di H. D. è ri-concedere al mondo i valori femminili, i valori matriarcali quali amore, pace, ordine, gioia e la fertilità di questi stessi valori (Creating).
Per mettere in pratica questo piano Hilda si avvale di un solo mezzo attraverso cui svelerà i terrori figli di una generazione di soppressione del mondo femminile: le parole. Si fa vivo H. D. un senso di “personal initiation” esploso nella poesia profetica di Trilogy, che introduce al mondo il personaggio, emblema dell’Amore necessario al nuovo secolo, che redimerà l’intera umanità: The Lady, una signora vestita di bianco che porta con sé un libro bianco, “the Book of Life”, le cui pagine sono tutte da scrivere, poiché non sottomesse al giudizio patriarcale (Psyche 183).
Una donna proteiforme la Lady che un palinsesto di significati ed una moltitudine di interpretazioni vedono in nelle divinità Iside, Afrodite, Astarte, Ishtar, Nefti, Artemide, Teti, ma anche come la stessa H. D., prescelta messaggera di una nuova era femminile, di una nuova mitologia femminile, al femminile e del femminile. The Lady è “Love Creator” che nelle sue opere si riflette in vari personaggi mitologici: in Helen in Egypt è Teti-Iside; in Sagesse è Grand Mer; in Vale Ave è Lilith; in Hermetic Definition è Iside. H. D. fonde in The Lady antiche divinità multiformi che incarnano il potere ri-generativo dell’amore in un mondo moderno ridotto a pezzi dal suo opposto. Il suo messaggio d’amore porta redenzione alla “city of ruin” attraverso una mitologia femminile ri-sorta.Sostiene Friedman che:
[the] recognition of traditional forms of misogyny leads […] to an affirmation of the poet’s power to purify patriarchal images of woman and to resurrect the Goddess as the spirit of regenerative Love in the modernist nightmare (Psyche 243).
Pertanto H. D. giunge alla conclusione che è necessario re-instaurare una solidarietà tra donne, ri-considerando, re-interpretando e ri-correggendo figure mitiche femminili come Elena, Euridice, Circe, Calipso, Cassandra per dare loro una voce che differisca dalla secolare caricatura stereotipata maschile e maschilistadominanteche categorizzano la donna sotto una duplice identità:la donna-angelo, virtuosa e passiva sottomessa, come Maria o Ifigenia e la donna-fatale, pericolosa e tentatrice, come Eva o Elena. Sarà questa profonda ed attenta cura verso i miti, fondamenti dei sistemi sociali del mondo, a spiegare il desiderio di ri-costituire la civiltà occidentale e, di conseguenza, a portare H. D. a riprendere il primo mito della prima donna emblema di bellezza e peccaminosità, Elena di Troia.
H. D. torna indietro nel tempo, scava profondamente nel passato per raggiungere le radici della tradizione patriarcale: mira a conoscere il suo nemico fino all’osso e a confrontarsi con lui. Trova il punto di partenza di questo maschilismo nell’Iliade ed in tutti quei miti della Guerra di Troia che hanno generato una costante struttura palinsestica di ogni guerra che l’ha seguita.
A questo punto Benanti suppone che H. D. si sia resa conto che la semplice ma divina Lady in bianco non sarebbe stata sufficiente a far rinascita la fenice del mondo dalle ceneri della guerra ed è per questa ragione che indaga un principio primo androgino che possa riconciliare maschile e femminile, superando ogni concezione dualistica del divino. Giunge al mito di Elena che ri-esamina interamente in Helen in Egypt, prodotto di ri-scrittura epico-drammatica: H. D. cerca di ri-costruire la donna primordiale e, dichiara Benanti, recupera “l’Elena-dea, una forma della Grande Madre che unisce in sé, come Demetra, i molteplici aspetti dell’identità femminile, una figura che la tradizione culturale patriarcale sembra aver cancellato” (in H(ilda) 82; 85).
Sarà proprio in Helen in Egypt, primo poema mitopoietico e re-visionista femminile, che Hilda Doolittle riuscirà ri-marginare la duplice immagine-cicatrice canonica patriarcale dell’Elena adultera colpevole della guerra di Troia e dell’Elena fedele vittima dell’imbroglio di Zeus: l’intento è recuperare la memoria perduta della donna.
In questo suo percorso di ri-scoperta e re-visionismo saranno poi illuminanti e di fondamentale ausilio ed imprescindibili nel suo poema epico femminile le tradizioni gnostiche ed esoteriche,la Cabala, l’astronomia e l’astrologia.
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Hilda Doolittle e la riscrittura del Mito di Elena: Proposta di Traduzione di Helen in Egypt
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Informazioni tesi
Autore: | Donatella D'Anniballe |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2015-16 |
Università: | Università degli Studi di Macerata |
Facoltà: | Lingue e Letterature Straniere |
Corso: | Lingue e Letterature Straniere |
Relatore: | Marina Camboni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 249 |
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