"Io trovo i miei versi intingendo il calamaio nel cielo": sentimento religioso e ispirazione poetica nella poesia di Alda Merini
Alda Merini: la «ragazzetta milanese» nata «a primavera»
La produzione religiosa femminile raggiunge l’apice della sua composizione anche grazie alla poetessa milanese Alda Merini (classe 1931), la quale, attraverso numerose liriche, “canta” il suo disperato bisogno di fede. Tutto inizia quando, a causa della Seconda Guerra Mondiale, l’adolescente Merini – non potendo iscriversi alle scuole medie per soddisfare il personale bisogno di studio – attraversa una vera e propria crisi nervosa, che si trasformerà ben presto in una crisi mistica, tanto che la «ragazzetta milanese», nata «a primavera», penserà addirittura di entrare in convento. Infatti, in una lettera del 1946 – intestata all’“Istituto S. Pietro Canisio di Riva San Vitale, Svizzera” – una suora, rispondendo ad una domanda fattale dalla giovane Alda Merini riguardo l’eventualità di una vocazione, la richiama alla prudenza e la invita a verificare se la sua “chiamata” è davvero così sentita. La religiosa, inoltre, chiede alla ragazza di riflettere anche sulle rinunce e i sacrifici che la vita monastica comporta.
Ma, forse, Alda Merini vede nel convento solo una possibilità di continuare gli studi per colmare le sue lacune ed è proprio per questo motivo che la scelta religiosa di questo periodo si fa via via più lontana, sebbene rimangono nelle sue poesie – sia passate sia future – frequenti tematiche mistiche.
Alda Merini, però, riesce comunque a trovare il “suo” convento in quello che è il circolo letterario di Via del Torchio e, così facendo, la poesia inizia a diventare la sua quotidiana, costante ed irrinunciabile preghiera, tanto che, di lì a poco, arriva la tanto attesa pubblicazione della prima raccolta poetica, La presenza di Orfeo (1953).
Ma negli anni a seguire qualcosa va storto: dopo l’uscita della sua quarta raccolta, dal titolo Tu sei Pietro (1962), i nuovi componimenti non ricevono più l’apprezzamento di un tempo e, a poco a poco, la Merini inizia ad allontanarsi da quella cerchia di amici e intellettuali in cui, fino a poco tempo prima, ne faceva parte. Sono anni intensi e duri questi; anni che metteranno alla prova il fragile equilibro della poetessa milanese che, a causa dei continui insuccessi professionali – accompagnati anche da problemi personali – tocca il fondo ed entra nell’ospedale psichiatrico «Paolo Pini» di Milano.
Durante il suo internamento la poesia è sospesa – così come la sua vita – e rimarrà sospesa per ben dieci anni. All’interno del manicomio, però, si risveglia in lei quel sopito sentimento religioso: l’esperienza infernale del ricovero la fa sentire vicina a Gesù Cristo, le permette di capire cosa ha provato il Messia sulla croce e la incoraggia a non mollare. Nonostante la “Passio Christi” vissuta, la poetessa – lentamente ma caparbiamente – torna alla vita ed una volta uscita dal manicomio riconsegna la sua voce alla poesia.
È il 1984 quando sposa in seconde nozze il poeta Michele Pierri, decidendo di trasferirsi con lui a Taranto: gli anni della cosiddetta «Taranto bella»44 le giovano e, proprio nell’‘84, viene dato alle stampe il suo indiscusso capolavoro, La Terra Santa, il cui titolo rimanda al conosciuto episodio biblico.
Ma anche qui, a Taranto, la Merini riscopre le fragilità psicologiche di un tempo: l’amato Michele Pierri muore e lei ripiomba indifesa in quel vortice di crisi violente che da sempre l’accompagnano. Decide, quindi, di tornare a Milano e cerca di recuperare in fretta le amicizie perdute. Sono anni di solitudine e silenzio poetico, che, però, non impediscono ad Alda Merini di tornare sulla scena letteraria: gli anni Novanta, in particolar modo, le regalano grandi soddisfazioni, permettendole anche di vincere ambitissimi premi. Nel 2000, con L’anima innamorata, decide di dare una svolta esclusivamente religiosa alla sua produzione poetica, tanto che inizia a scrivere una serie di poemi a carattere “mistico-sacrale” curati da Arnoldo Mosca Mondadori per l’editore Frassinelli.
Il flusso mistico-religioso della Merini, d’altronde, non si è mai interrotto – era già presente nelle prime raccolte liriche (si veda, ad esempio, Tu sei Pietro) – anche se solo negli anni Duemila emerge prepotentemente. La religiosità meriniana che ne viene fuori è ambigua ed originale al tempo stesso, poiché è dominata da un desiderio costante di fisicità e di amore carnale.
I personaggi religiosi – al contempo sorprendentemente umani – delle sue liriche (come Gesù, Maria e San Francesco) la accompagnano verso quelle che saranno le sue ultime raccolte poetiche e, soprattutto, verso gli ultimi anni della sua vita.
Una vita ricca e turbolenta insieme quella di Alda Merini, la quale, in seguito a un tumore causatole dalle sue amate sigarette – di cui non riusciva proprio a fare a meno –, si spegne il 1 novembre del 2009 all’ospedale San Paolo di Milano.
A nulla è valsa la proposta dell’amico Maurizio Costanzo di costruire una fondazione a suo nome dove poter conservare i documenti, le poesie e gli scritti della poetessa milanese: «Lei non vuole, vuole mantenere i suoi ricordi nel solaio nella sua vecchia, amata casa del Naviglio». E così è stato.
Questo brano è tratto dalla tesi:
"Io trovo i miei versi intingendo il calamaio nel cielo": sentimento religioso e ispirazione poetica nella poesia di Alda Merini
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Informazioni tesi
Autore: | Martina Di Pofi |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Università degli Studi di Roma Tor Vergata |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Letteratura italiana, filologia moderna e linguistica |
Relatore: | Rino Lazzaro Caputo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 119 |
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