La povertà educativa e le azioni di contrasto. Il contributo della progettazione sociale nell'abito scolastico
Povertà Minorile
Quest’ultima misura che ha come obbiettivo eliminare la povertà minorile per favorire la crescita educativa, analizza e tenta di fronteggiare la povertà educativa, partendo dall’eliminazione della povertà minorile. Soprattutto, perché, la povertà educativa è strettamente legata alla povertà e all’esclusione sociale dei genitori, tanto da avere una forte ripercussione sulla vita dei bambini.
Infatti, secondo dei dati provenienti da fonti del Miur, vi è una percentuale maggiore di ragazzi con esiti insufficienti sia in matematica che letteratura, che provengono da famiglie che hanno un basso livello socio culturale, al contrario, ragazzi che provengono da famiglie con un alto livello socio culturale, la cui percentuale di esiti negativi scende, radicalmente. Come obbiettivo, in questo caso, la ricerca propone l’eliminazione della povertà economica dei minori entro il 2030, misurata attraverso il tasso di povertà assoluta.
La situazione, però, sembrerebbe molto lontana dall’obbiettivo. Basti pensare ai dati Istat, che nel 2014, calcolavamo più di un milione di bambini che vivevano in povertà assoluta e poco meno di 2 milioni, che vivevano in povertà relativa. In Italia la povertà, sia quella relativa che assoluta, è superiore alla media e la povertà minorile viene stimata sulla base dei nuclei familiari nella quale sono presenti minorenni. Soprattutto, si assiste ad una forte, se non persistente, povertà minorile in Italia, che è caratterizzata anche da significativi squilibri regionali.
Tra le varie cause di povertà, vi sono la disoccupazione e il cosiddetto, working poors, ovvero misure utilizzate come integrazione al reddito, ma, che rappresentano un elemento cruciale per contrastare la povertà. Un’ altro fattore può essere rappresentato dalla non occupazione delle donne al mercato del lavoro. Come conferma un rapporto annuale dell’UNICEF del 2017, per consentire l ‘empowermen alle donne è necessario che le venga riconosciuto un forte potere decisionale, che influisce, positivamente, non solo, sulla loro vita ma anche su quella dei bambini. Soprattutto, questo rapporto dimostra che, quando le donne lavorano dignitosamente e generano reddito, aumenta, di conseguenza, il tenore di vita della famiglia e, di riflesso, anche dei loro figli.
E’ importante dire che, la politica sociale, che dovrebbe tutelate, al massimo, i bambini, soprattutto coloro che vertono in situazioni svantaggiate, se da un lato ha accresciuto il suo intervento con, ad esempio, l’aumento dei servizi per l’infanzia (spazi gioco, servizi educativi di tipo domiciliare) con servizi innovativi sui luoghi di lavoro, aumentando la presenza del privato sociale nella gestione stessa dei nidi, dall’altro il budget per il settore sociale è, drasticamente, ridotto. Anche l’istruzione può rappresentare un ostacolo di contrasto alla povertà. Infatti, come già dimostrato, se un genitore ha un livello di istruzione basso, di conseguenza, aumenta il rischio di povertà all’interno della famiglia e di esclusione sociale da parte dei bambini. Nonostante, come politica di contrasto vi è stata l’applicazione della scuola dell’obbligo, ancora, vi è un elevata interruzione degli anni scolastici e una forte alfabetizzazione.
E’ importante sottolineare come la povertà e l’esclusione sociale minorile, dipendano, anche molto dalle scelte politiche per quanto riguarda l’istruzione, la salute, le politiche abitative ed i servizi per l’infanzia, tanto da proporre, a livello Europeo, l’adozione di un children’s main streaming approach, ovvero di un approccio educativo per minori, che permetta di adottare, a livello di Governo centrale o locale, una valutazione dell’impatto sull’infanzia.
In particolar modo l’Unione Europea, chiede a tutti i paesi di fissare obiettivi quantitativi (basati sull’analisi delle cause della povertà minorile), di analizzare l’impatto delle politiche sulla povertà minorile e l’esclusione sociale, di monitorare la povertà e il benessere minorile (adottando un quadro di riferimento comune per analizzare e monitorare la povertà minorile e l’esclusione sociale), di rafforzare conseguentemente la capacità di realizzare analisi statistiche e di migliorare la governance e i sistemi di monitoraggio a tutti i livelli delle politiche nazionali, regionali e locali (Cfr. Ministero del lavoro e delle politiche sociali – ANCI – Cittalia, Le città ai margini Povertà estreme e governo delle aree urbane, 2010).
Anche in questo caso, per l’Italia, tale raccomandazione appare cruciale, in quanto l’adozione di una programmazione condivisa secondo i principi del metodo di aperto coordinamento tra governo centrale, regionale, provinciale e comunale, appare al quanto lontana e il quadro degli interventi locali in questo ambito è molto frammentario, sia per quanto riguarda gli strumenti di lettura dei bisogni che per quanto riguarda la rete dei servizi. E poi in Italia ancora non esiste un sistema universalistico di sostegno al costo dei figli e neanche un supporto mirato ai minori in famiglie povere, tranne che l’assegno del terzo figlio.
Nel 2016, però, è approdato, dal Governo, una nuova misura di contrasto alla povertà assoluta, mediante il cosiddetto Sostegno Alla Inclusione Attiva (SIA) che prevede l'erogazione di un beneficio economico (Carta SIA) alle famiglie in condizione di povertà, nelle quali almeno un componente sia minorenne oppure sia presente un figlio disabile, anche maggiorenne, o una donna in stato di gravidanza accertata. La famiglia che vuole godere di tale prestazione deve aderire ad un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa, sostenuta da una rete integrata di interventi individuati dai servizi sociali dei Comuni (coordinati a livello di Ambiti territoriali), in rete con gli altri servizi del territorio (i centri per l'impiego, i servizi sanitari, le scuole) e con i soggetti del terzo settore, le parti sociali e tutta la comunità.
Dal 1 gennaio 2018 il SIA è stato sostituito dal Reddito di Inclusione (REI), che presenta una misura di contrasto alla povertà più efficace, che non solo prevede un beneficio economico, erogato mensilmente tramite una carta di pagamento elettronica, ma prevede anche un progetto personalizzato, di attivazione e inclusione sociale e lavorativa, volto al superamento della condizione di povertà, predisposto dai servizi sociali del comune. Anche se le risorse stanziate sino ad oggi sembrerebbero insufficienti, queste prime misure di contrasto alla povertà potrebbero rappresentare un primo e vero passo, verso un sistema universalistico di contrasto alla povertà e, di conseguenza, di lotta per la liberazione della povertà minorile.
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La povertà educativa e le azioni di contrasto. Il contributo della progettazione sociale nell'abito scolastico
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Informazioni tesi
Autore: | Teresa Esposito |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Università degli Studi della Calabria |
Facoltà: | Scienze delle Politiche e dei Servizi Sociali |
Corso: | Servizio Sociale |
Relatore: | Sabina Licursi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 92 |
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