Il sistema assistenziale del crimine campano. Analisi degli aspetti sociali che rendono le camorre dei fenomeni largamente tollerati
Appalti pubblici: fenomenologia di un sistema radicato
Il crimine organizzato ha individuato nel settore dei pubblici appalti il vero e proprio core business dell’imprenditoria illegale, in grado di assicurare concreti vantaggi che vanno oltre il mero arricchimento che scaturisce dall’intercettazione del flusso di denaro pubblico destinato alla realizzazione delle opere.
Attraverso gli appalti pubblici, le organizzazioni mafiose ricercano da un lato spazi economici legali, verso cui canalizzare i proventi illeciti con finalità di riciclaggio; dall’altro rafforzano ulteriormente il controllo del territorio, imponendo subappalti, forniture di beni strumentali (autoveicoli, materiali, eccetera), oppure di servizi ausiliari, quali ad esempio, il confezionamento dei pasti per i lavoratori, manutenzioni varie, pulizie; ed infine acquisiscono una nuova veste di “rispettabilita sociale” connessa ad una minore visibilità a favore di una politica dell’inabissamento (low profile).
Secondo la Direzione investigativa Antimafia, i riscontri di indagine degli ultimi vent’anni confermano le commistioni tra molti amministratori locali, imprenditori ed elementi della criminalità organizzata nell’affidamento di appalti pubblici e nella pianificazione di realizzazioni infrastrutturali. Al contempo, traspare con evidenza la circostanza secondo la quale le organizzazioni camorristiche sono riuscite a configurare solide proiezioni imprenditoriali in società finanziate, gestite e dirette dai vertici delle consorterie criminali e da soggetti esterni, cooptati funzionalmente alla struttura criminale, i quali mettono a disposizione del piano criminale la loro conoscenza di strumenti imprenditoriali e societàri.
Nell’inchiesta svolta dall’ultima Commissione Bicamerale sui fenomeni mafiosi emerge chiaramente come l’applicazione del criterio del massimo ribasso possa determinare una condizione di alterazione del mercato e della trasparenza. Con tale criterio, infatti, i clan sono in grado di avvantaggiare nell’aggiudicazione degli appalti pubblici solo quelle imprese che vivono con capitali illegali o praticano in modo diffuso e sistematico il lavoro nero e l’evasione fiscale e contributiva. L’analisi condotta nel 2007 da Confindustria non si discosta dalle considerazioni appena fatte. Sul punto, infatti, e stato riconosciuto che «quando l’impresa deve eccedere negli sconti per aggiudicarsi una gara utilizzerà lavoratori in nero e abbasserà la qualità della fornitura o dei materiali utilizzati, cercherà di ottenere modifiche rispetto alle previsioni del progetto iniziale per recuperare l’eccesso di sconto che ha fatto».
Il tradizionale sistema dell’offerta piu bassa (individuata grazie a complicità presso le stazioni appaltanti, ovvero realizzata in forza di interventi “dissuasivi” presso le altre imprese partecipanti) sembra, oggi, essere stato soppiantato da nuove strategie dirette a rendere sempre meno intelligibili i meccanismi di aggiramento della normativa in tema di appalti pubblici. Il sistema accertato attualmente e quello della cosiddetta “cordata imprenditoriale”, ossia della partecipazione ad una medesima gara (individuata quale appetibile per le esigenze dell’organizzazione criminale) da parte di una pluralità di imprese, collegate tra loro e tutte riconducibili al medesimo disegno camorristico, che formulano offerte molto simili tra loro (pochi decimi di differenza) in maniera da alterare e condizionare la media generale e determinare l’assegnazione dell’appalto ad una delle imprese della cordata.
Se le strategie delle adhocrazie criminali variano al mutare delle disposizioni legislative, gli elementi necessari alla penetrazione nei pubblici affari appaiono necessariamente gli stessi: le relazioni con imprenditori, politici, pubblici funzionari, professionisti sono elementi chiave per il dominio degli appalti al fine di anticipare i tempi della macchina legislativa, della repressione giudiziaria e, soprattutto della concorrenza economica.
Un esempio emblematico per la comprensione del fenomeno trattato è rappresentato dalle vicende legate alla realizzazione del Treno ad Alta Velocità: soprattutto quelle riferite agli appalti e alla realizzazione dei lavori della tratta Cassino-Napoli.
Nell’estate del 1991 il ministro del Bilancio Cirino Pomicino e il neo-presidente delle Ferrovie dello Stato Necci annunciarono la costituzione della società per azioni TAV: l’intero piano previsto nel 1991 era stimato in 26 mila miliardi di vecchie lire (13 miliardi di Euro) che salirà a 88 mila miliardi (44 miliardi di Euro) solo cinque anni dopo. Nell’autunno del 1995 la Questura di Caserta e la Criminalpol campana comunicavano che la società Condotte aveva affidato una serie di opere preparatorie alle imprese che facevano capo a Pasquale Zagaria (fratello di Michele), al cugino Antonio Fontana, a Giuseppe Diana, Nicola De Rosa, Francesco Madonna e Giovanni Mincione, tutti coinvolti nei procedimenti penali Spartacus per il Clan dei Casalesi.
Nello stesso anno la presidente della Commissione parlamentare antimafia, onorevole Tiziana Parenti, ex membro del pool dimagistrati di Mani Pulite, affida al senatore Ferdinando Imposimato una relazione sulla criminalità organizzata in Campania.
Il meccanismo delle tangenti emerso nella denuncia del senatore vede un sistema criminale che si articola in tre fasi. La prima riguarda la scelta delle società concessionarie, che avviene attraverso la trattativa privata: le società fungono da semplici intermediarie non avendo alcuna struttura tecnologica e nessun operaio. La seconda fase vede le concessionarie appaltare i lavori ad imprese anch’esse prive di organizzazioni cantieristiche, le quali accettano il ribasso apparente del 10% ma, in aggiunta al questo ribasso, accettano di pagare un altro 25% sotto banco. Questa enorme somma in nero viene distribuita per tangenti ai partiti politici, agli amministratori e ai faccendieri. La terza fase è quella dei subappalti, dove emerge il rapporto illecito tra imprenditoria, politici e burocrati corrotti e i clan locali. Il subappalto dei lavori è aggiudicato tramite trattativa privata, eccedendo il limite del 40%, che secondo una legge del 1990 andrebbe assegnato con gara d’appalto. Questa quota finisce sempre alle imprese legate o sottoposte al volere dei clan, le quali, a loro volta, subappaltano ad altre imprese che lavorano realmente, alle quali arriva il 10% della cifra iniziale. Quindi, di 10.000 miliardi di vecchie lire iniziali, 9.000 finiscono in tangenti a politici e camorristi e 1.000 servono a pagare le imprese che lavorano realmente, dopo una lunga catena di concessioni e subappalti.
Il ruolo degli esponenti del Clan dei Casalesi (i fratelli Zagaria) e del clan Fabbrocino (tramite il boss di Acerra Mariniello) era quello di garantire l’ordine nei cantieri e di pagare le “ mazzette” con lo storno dei fondi neri. In Campania, dunque, le organizzazioni criminali erano il punto di riferimento per tutte le ditte dell’Italia Settentrionale, alle quali venivano garantiti cantieri sicuri da aggressioni e attentati.
Da qui alla corruzione politica, amministrativa e al finanziamento illecito dei partiti, il passo fu breve. Il 27 luglio 1995, Ferdinando Imposimato illustrava davanti alla Commissione antimafia la proposta di relazione sulla situazione della criminalità organizzata in Campania, che conteneva un primo accenno alle infiltrazioni dei clan nell’Alta Velocità. Il relatore forniva alcuni elementi documentali non irrilevanti, come l’allarme lanciato dal capo della polizia e da Altero Matteoli, allora ministro dell’Ambiente, che denunciava pubblicamente i rischi paventati da Imposimato sull’infiltrazione criminale nell’Alta Velocità, citando il coinvolgimento delle regioni settentrionali; infine, il Gico di Napoli, reparto della guardia di finanza che rilevava il frequente cambio dell’oggetto societàrio, della ragione sociale e del tipo di società da parte di alcune imprese campane allo scopo di impedirne l’identificazione.
Nella relazione, Imposimato faceva il nome di due società note alla Commissione antimafia delle legislature precedenti: la Icla, messa sotto accusa da un’altra Commissione presieduta dall’allora senatore Oscar Luigi Scalfaro per la ricostruzione dell’Irpinia e della Basilicata nel dopo terremoto, e la Condotte, il cui presidente Mario De Sena, ex comandante dei carabinieri, era finito in manette per legami con il clan camorristico Alfieri. Il senatore affermava che, a suo avviso, l’infiltrazione dei clan non avveniva piu grazie all’esercizio della violenza, ma attraverso un accordo fra rappresentanti politici e imprenditori, ai quali i clan non si limitavano piu a chiedere tangenti e svolgere attivita di estorsione, ma offrivano in cambio protezione nei cantieri accettando la diretta esecuzione di opere. In pratica, ricche e forti imprese venivano a patti coi criminali e i clan riuscivano a controllare una parte del potere politico-istituzionale attraverso un patto basato sullo scambio di denaro pubblico, sotto forma di tangenti, consenso sindacale e voti.
Tutto ciò, oltre che essere documentato dalle denunce dell’ex senatore Imposimato, è stato successivamente confermato da un’indagine della Procura di Napoli d’intesa coi carabinieri del ROS (Reparto Operativo Speciale) partita nel 1995. Il tenente colonnello dei carabinieri Vincenzo Paticchio fu protagonista, sotto le spoglie del sedicente ingegner Varricchio, della trama di interessi che si sospettava stessero dietro il grande affare TAV. Grazie al lavoro della Procura e dei Ros, sfociato successivamente in un inchiesta giudiziaria, Paticchio riuscì in pochi mesi a svelare e a provare le intricate vicende che vedevano il Treno ad Alta Velocità sottomesso all’ingerenza di politici di alto rango, dei maggiori clan campani, di vari faccendieri tra cui imprenditori, amministratori pubblici, giornalisti, avvocati.
A fine settembre del 1996 il Procuratore della Repubblica di Napoli Cordova, il responsabile della Direzione Antimafia Mancuso e il P.M. Cafiero De Raho depositavano l’inchiesta del TAV e procedevano all’arresto dei protagonisti.
Ma mentre sul versante camorristico le azioni delittuose erano anche troppo concrete, sul terreno politico la situazione era più complessa. Tutto il parlamento, da destra a sinistra, si compattò contro l’inchiesta della Procura di Napoli, i cui responsabili furono addirittura accusati di voler sovvertire l’ordine politico esistente.
[…]
La rischiosa indagine condotta dai carabinieri e dalla Procura che coinvolse numerose istituzioni politiche, amministrative, imprenditoriali e i clan della provincia di Caserta e di Napoli, vide solo questi ultimi sul banco degli imputati. Le responsabilita politiche (seppure non si possa parlare di responsabilita penali) non sono state punite dai partiti allora come non lo sono oggi. Resta il fatto che attualmente la linea ferroviaria ad alta Velocità Roma-Napoli dopo diciotto anni non è stata del tutto ultimata: manca la realizzazione dell’ultima tratta, Afragola-Napoli.
[…]
In ultimo ricordiamo che l’attuale Parlamento non ha ad oggi istituito (come era suo costume negli ultimi trent’anni) una Commissione Bicamerale di Indagine sulle organizzazioni criminali.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il sistema assistenziale del crimine campano. Analisi degli aspetti sociali che rendono le camorre dei fenomeni largamente tollerati
Altri brani estratti dalla tesi
CONSULTA INTEGRALMENTE QUESTA TESI
La consultazione è esclusivamente in formato digitale .PDF
Acquista
Informazioni tesi
Autore: | Alessandro Colletti |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Managment del Servizio Sociale ad indirizzo formativo europeo |
Relatore: | Isabella Mastropasqua |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 150 |
FAQ
Come consultare una tesi
Il pagamento può essere effettuato tramite carta di credito/carta prepagata, PayPal, bonifico bancario.
Confermato il pagamento si potrà consultare i file esclusivamente in formato .PDF accedendo alla propria Home Personale. Si potrà quindi procedere a salvare o stampare il file.
Maggiori informazioni
Perché consultare una tesi?
- perché affronta un singolo argomento in modo sintetico e specifico come altri testi non fanno;
- perché è un lavoro originale che si basa su una ricerca bibliografica accurata;
- perché, a differenza di altri materiali che puoi reperire online, una tesi di laurea è stata verificata da un docente universitario e dalla commissione in sede d'esame. La nostra redazione inoltre controlla prima della pubblicazione la completezza dei materiali e, dal 2009, anche l'originalità della tesi attraverso il software antiplagio Compilatio.net.
Clausole di consultazione
- L'utilizzo della consultazione integrale della tesi da parte dell'Utente che ne acquista il diritto è da considerarsi esclusivamente privato.
- Nel caso in cui l’utente che consulta la tesi volesse citarne alcune parti, dovrà inserire correttamente la fonte, come si cita un qualsiasi altro testo di riferimento bibliografico.
- L'Utente è l'unico ed esclusivo responsabile del materiale di cui acquista il diritto alla consultazione. Si impegna a non divulgare a mezzo stampa, editoria in genere, televisione, radio, Internet e/o qualsiasi altro mezzo divulgativo esistente o che venisse inventato, il contenuto della tesi che consulta o stralci della medesima. Verrà perseguito legalmente nel caso di riproduzione totale e/o parziale su qualsiasi mezzo e/o su qualsiasi supporto, nel caso di divulgazione nonché nel caso di ricavo economico derivante dallo sfruttamento del diritto acquisito.
Vuoi tradurre questa tesi?
Per raggiungerlo, è fondamentale superare la barriera rappresentata dalla lingua. Ecco perché cerchiamo persone disponibili ad effettuare la traduzione delle tesi pubblicate nel nostro sito.
Per tradurre questa tesi clicca qui »
Scopri come funziona »
DUBBI? Contattaci
Contatta la redazione a
[email protected]
Parole chiave
Tesi correlate
Non hai trovato quello che cercavi?
Abbiamo più di 45.000 Tesi di Laurea: cerca nel nostro database
Oppure consulta la sezione dedicata ad appunti universitari selezionati e pubblicati dalla nostra redazione
Ottimizza la tua ricerca:
- individua con precisione le parole chiave specifiche della tua ricerca
- elimina i termini non significativi (aggettivi, articoli, avverbi...)
- se non hai risultati amplia la ricerca con termini via via più generici (ad esempio da "anziano oncologico" a "paziente oncologico")
- utilizza la ricerca avanzata
- utilizza gli operatori booleani (and, or, "")
Idee per la tesi?
Scopri le migliori tesi scelte da noi sugli argomenti recenti
Come si scrive una tesi di laurea?
A quale cattedra chiedere la tesi? Quale sarà il docente più disponibile? Quale l'argomento più interessante per me? ...e quale quello più interessante per il mondo del lavoro?
Scarica gratuitamente la nostra guida "Come si scrive una tesi di laurea" e iscriviti alla newsletter per ricevere consigli e materiale utile.
La tesi l'ho già scritta,
ora cosa ne faccio?
La tua tesi ti ha aiutato ad ottenere quel sudato titolo di studio, ma può darti molto di più: ti differenzia dai tuoi colleghi universitari, mostra i tuoi interessi ed è un lavoro di ricerca unico, che può essere utile anche ad altri.
Il nostro consiglio è di non sprecare tutto questo lavoro:
È ora di pubblicare la tesi