La corporate governance ed il ruolo del revisore

Oltre i due modelli internazionali di governance, monistico e dualistico (verticale), vi è anche un terzo modello, tipico delle realtà italiana, il c.d. “sistema tradizionale”.

Andando ad analizzare il modello capitalistico italiano, si denota una struttura di governance dissimile sia da quella nipponica-tedesca, sia da quella tipica dei paesi anglossassoni. Il sistema imprenditoriale italiano è caratterizzato dalla presenza di molte realtà medio-piccole: le aziende di grandi dimensioni, che competono in ambito internazionale, sono un numero esiguo.

Il tipo di impresa più diffuso e caratteristico del modello capitalistico italiano è quindi la piccola media impresa. Questa è caratterizzata da forme societarie molto semplici e dalla coincidenza nella figura dell’imprenditore, sia del ruolo di conferente del capitale che di manager.

Nonostante, la piccola media impresa costituisca l’archetipo più diffuso, non è di certo, come abbiamo già accennato, il solo.
Per quanto concerne le grandi imprese, in Italia, o sono contraddistinte da partecipazione statale o assumono la forma di gruppo, controllato da singole famiglie o da coalizioni di azionisti.

La prima fattispecie, vede un forte coinvolgimento da parte dello Stato, al fine di perseguire interessi pubblici come: l’incremento dell’occupazione; la salvaguardia di posti di lavoro; il presidio di attività economiche ritenute strategiche per il paese.

Riguardo la seconda tipologia, si intende l’insieme di società giuridicamente indipendenti, collegate da partecipazioni azionarie che, permettono il controllo di tutte le attività, o facilitano, quantomeno, il coordinamento. Tali gruppi hanno una struttura piramidale, a capo della quale si colloca la holding, che dirige tutte le attività del gruppo.

Completano la panoramica del modello capitalistico italiano, le seguenti tipologie di aziende:
• Le cooperative;
• Le filiali delle multinazionali estere;
• Gli istituti non profit.

Il movimento cooperativo italiano si articola su tre livelli: le strutture politiche sindacali, le strutture economiche e le singole cooperative. Riguardo la prima fattispecie, si tratta di strutture simili ai sindacati che svolgono sia funzioni di rappresentanza e tutela nei confronti delle cooperative associate, sia di vigilanza e indirizzo sui comportamenti delle stesse.
Le strutture economiche costituiscono vere e proprie imprese, poste in essere da un certo numero di cooperative in forma di consorzio o di società per azioni.

Le filali delle multinazionali estere sono controllate da società con sede in altri paesi. Queste ultime hanno l’obiettivo di competere e operare a livello mondiale, e le filiali costituiscono centri di produzione o commercializzazione.

In riferimento alle società denominate no profit, si fa riferimento “a tutti quegli istituti privati che sono obbligati a reinvestire il risultato reddituale in vista del raggiungimento delle finalità sociali”.