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La guerra civile siriana

Migranti e rifugiati

Le migrazioni sono un fenomeno antico come l'umanità.

Per poter muovere un'analisi, occorre partire, come già fatto nel primo capitolo, da una definizione, che chiarisca cosa si intende per "migrante" e per "migrazione". Le Nazioni Unite definiscono il migrante come "una persona che si è spostata in un Paese diverso da quello di residenza abituale e che vive in quel Paese da più di un anno". La migrazione è, invece, il processo in perenne evoluzione, che coinvolge non solo il migrante, ma anche il Paese di partenza, i Paesi di transito ed il Paese di arrivo. I movimenti che interessano le migrazioni sono due, e pertanto occorre distinguere tra emigrazione, ovvero il processo di uscita da un Paese, rispetto all'immigrazione, ovvero il processo di entrata in un Paese; questa distinzione porta a distinguere gli emigrati dagli immigrati. La distinzione è utile nello scenario attuale, in cui si sente parlare spesso di immigrazione; questo è semplicemente dovuto al punto di vista, ovvero nel nostro caso quello di "Paese di arrivo" o più spesso "di transito". Il termine migrante, è oggi più generale e asettico, e definisce meglio quel limbo in cui si trovano molte persone che sono scappate dalla loro terra, ma ancora non sono giunte in quella di arrivo, persone che non sono né emigrati, né immigrati.

Gli immigrati non hanno tutti le stesse motivazioni, ma ciascuno decide di lasciare il proprio Paese per motivi diversi. Si possono così distinguere:
• Gli immigrati per lavoro: donne e uomini che arrivano in un Paese per motivi lavorativi;
• Gli immigrati stagionali o lavoratori a contratto: diversi dai precedenti, in quanto restano in un Paese solamente per periodi limitati;
• Gli immigrati qualificati e gli imprenditori: alcuni Paesi prevedono programmi specifici per il reclutamento di tali figure;
• I familiari al seguito: in una visione della ‘vecchia' Europa ancora chiusa nelle proprie frontiere, la possibilità di fare giungere le famiglie è un forte incentivo per evitare la clandestinità;
• I rifugiati e richiedenti asilo: categoria legata alle guerre. La Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati, ad opera delle Nazioni Unite, ha creato la distinzione tra "rifugiato", ovvero colui che risiede fuori dal proprio Paese e che non può o non vuole tornarci per un "ben fondato timore di persecuzione per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un particolare gruppo sociale, opinione politica", e "richiedente asilo", ovvero colui che si sposta in cerca di protezione, ma non è in grado di dimostrare di esser realmente in pericolo. Queste due categorie di immigrati sono oggetto della presente analisi;
• Immigrati irregolari, clandestini e vittime del traffico di esseri umani: diretta conseguenza della categoria precedente, in quanto l'aumento dei rifugiati ha portato gli Stati a modificare le regole per la richiesta dello status di rifugiato, spesso restringendo le possibilità di ingresso legale nel Paese. Anche qui viene effettuata una distinzione, definendo "immigrato irregolare" colui che entra regolarmente in un Paese, ma prosegue la sua permanenza dopo la scadenza del visto, "clandestino" colui che entra in maniera irregolare, senza documenti o con documenti falsi, e "vittima del traffico di esseri umani" colui che viene obbligato con la forza o con l'inganno cambiare Paese per esser costretto a svolgere attività che portano ricavo a chi lo fa entrare. Anche questa categoria costituisce un elemento dell'analisi in corso;
• Migranti di seconda generazione: figli degli immigrati, che si differenziano seconda della loro migrazione dallo stesso Paese dei genitori, o dalla nascita nel Paese ospitante. Per questa seconda ipotesi, alcuni Stati, tra cui l'Italia, hanno previsto il riconoscimento della cittadinanza a chi nasce sul territorio;
• Migranti di ritorno: coloro che rientrano nel proprio Paese di origine, successivamente ad un periodo trascorso all'estero.

In Europa, le immigrazioni iniziano nel decennio successivo alla seconda guerra mondiale, e hanno come protagonista principale la forza lavoro che arrivava dagli altri Paesi. Successivamente agli accordi di Schengen, che saranno oggetto del prossimo capitolo, inizia anche un movimento di migrazione interna, in quanto i residenti dei Paesi europei firmatari possono muoversi liberamente attraverso i confini.

Tuttavia quest'ultima non è una migrazione che preoccupa molto in termini di integrazione e adattamento, pensiero che invece viene rivolto alle persone provenienti dai Paesi extraeuropei. Sono questi ultimi, infatti, i Paesi che iniziano a scatenare le domande degli Stati riceventi: riusciranno ad integrarsi? Vogliono integrarsi? A quale Paese saranno effettivamente fedeli? E la prima vera difficoltà nasce proprio con l'aumento dell'immigrazione islamica, ovvero quella che la guerra civile siriana ha intensificato.

L'immigrazione musulmana è un fattore recente; fino alla metà del XX secolo in Europa, almeno quella Occidentale, essa era quasi sconosciuta, mentre all'inizio del XXI secolo gli immigrati musulmani sono stimati tra i 15 e i 17 milioni. Ma il problema adesso è totalmente diverso. Negli ultimi anni, infatti, l'Europa è diventata oggetto di un vero e proprio "assedio", che non solo sta modificando i suoi confini, ma rischia di minare l'Unione stessa.

Il problema generato dalla guerra in Siria deriva dalle dimensioni del flusso migratorio, dalla mancanza di pause che ha portato all'affollamento dei centri di accoglienza, dal fatto che si tratta per lo più di maschi senza le famiglie, dalla consapevolezza della diversità culturale, dalla paura che tra di essi ci possano essere dei terroristi e dalla sensazione che l'assedio sia solo all'inizio.

L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha stabilito che a fine 2015 i rifugiati siriani nel Medio Oriente sono 4 milioni, in Turchia sono oltre 2 milioni, in Libano sono 1 milione e 100 mila circa e in Giordania sono 630 mila; il tutto escluso i 6 milioni e mezzo di siriani che secondo l'ONU sono di fatto profughi in patria, e che, pertanto, potrebbero ancora fuggire. L'ultimo aggiornamento dell'UNHCR durante la stesura di questo elaborato è del 23 ottobre 2016, e il conteggio dei rifugiati siriani registrati dall'inizio del conflitto è pari a 4.798.574. Più della popolazione dell'Irlanda.

Più di un quarto della popolazione siriana, che tuttavia non include le vittime, i dispersi e i non registrati.[...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

La guerra civile siriana

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Informazioni tesi

  Autore: Erika Cadenasso
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2015-16
  Università: Università Telematica "E-Campus"
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Roberto Castaldi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 115

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