Il colonialismo italiano in Africa: l'esperienza di Giuseppe Maria Giulietti
Vita di Giuseppe Maria Giulietti
La figura di Giuseppe Maria Giulietti si colloca chiaramente nel contesto storico e politico dell’Italia di metà Ottocento: non ancora uno Stato riunito sotto una sola Corona, sarà proprio nel corso della vita di Giulietti che la nostra penisola vedrà finalmente realizzato quel sogno di unità, non solo geografica, a lungo vagheggiato. Fin da giovane Giulietti si rese partecipe alla vita politica della nascente nazione e si adoperò affinché il nome della patria potesse splendere al fianco delle altre grandi potenze europee dell’epoca.
Nato il 28 dicembre 1847 a Casteggio, in provincia di Pavia, dagli industriali Giulio Giulietti e Teresa Venco, fu da subito un bambino di indole mite e timida, ma dovette ben presto far ricorso alla sua forza innata, in seguito ad un’operazione che gli costò una lunga e dolorosa convalescenza di quasi due anni e che gli consentì poi, fortunatamente, un’infanzia felice, attorniato da amici e famigliari.
Frattanto, nel resto della penisola avevano preso il via le Guerra d’Indipendenza, volte appunto ad eliminare il controllo straniero sull’Italia: anche la campagna di Casteggio divenne presto un campo di battaglia e Giulietti fu costretto ad allontanarsi dal paese natio assieme ai tre fratellini per raggiungere Montesegale, un comune poco distante situato nell’Oltrepò Pavese, ma la madre, cagionevole di salute, dovette fermarsi prima ad Orti e infine a Romito, sfiancata dal tragitto collinare.
Fu così che Giulietti, a soli undici anni, dovette farsi carico della famiglia e guidare i fratelli al sicuro, portandoli sani e salvi alla meta. Qualche tempo dopo, a seguito di una brevissima visita del padre e per la forte nostalgia della madre, sorse in Giuseppe l’idea di raggiungere Romito, per potersi ricongiungere con quest’ultima. È qui che probabilmente emerse per la prima volta l’attitudine all’avventura del Giulietti: affrontando la fame e la sete, con gli abiti logori e superando mille difficoltà, riuscì comunque a portare a compimento la sua prima “spedizione”, dopo un’intera giornata di cammino, con la gioia dell’intera famiglia nel potersi finalmente riabbracciare dopo tanto tempo!
Giunto all’età degli studi superiori, Giuseppe frequentò dapprima il Collegio Nazionale di Voghera, eccellendo negli studi e negli esercizi militari, per trasferirsi poi, nel 1861, a Torino per assecondare la sua nascente passione per gli affari, verso i quali si sentiva particolarmente portato. Nonostante la vena affaristica, però, non tralasciò mai la formazione umanistica e la passione per il bello, prendendo lezioni di disegno e preoccupandosi quasi maniacalmente della cura di sé stesso e dell’ambiente che lo circondava.
La lontananza dalla famiglia non lo portò a dimenticarsi di loro: senza mai perdere i modi garbati a lui ormai caratteristici, cercò continuamente notizie riguardo alla situazione dell’industria del padre, alla salute precaria della sorella, promettendo regali alla madre e del tempo libero da passare coi fratelli durante le vacanze.
Gli anni tra il 1864 e il 1866 furono per Giulietti un periodo di grande fervore: fece parte del Circolo Merceologico di Torino, nel quale ottenne stima e affetto di tutti e dove imparò l’equitazione ed a tirar di scherma; la passione per il disegno, intanto, aumentò sempre più, affinandosi nella tecnica ritrattistica di persone e paesaggi, così come crebbe quella per l’architettura, che lo portò a compiere dei progetti per la ristrutturazione di una villa paterna.
Nel 1866, con l’Italia ormai in gran parte liberata ed a un passo dall’Unità, Giulietti fu tra i primi ad arruolarsi nelle fila garibaldine, partendo immediatamente alla volta di Varese per unirsi il 27 maggio al 14° reggimento del Corpo dei Volontari Italiani, capeggiato da Giuseppe Garibaldi in persona e recentemente istituito dal Governo con lo scopo di reclutare nuove unità da impiegare nei combattimenti previsti per la Terza Guerra d’Indipendenza.
Lì fu addestrato e ben presto nominato istruttore della compagnia, con la quale rese onore alla patria durante la battaglia di Vezza d’Oglio, in Trentino, rendendo vano il tentativo delle truppe austriache di avanzare sul suolo dell’Italia ormai liberata. A seguito del coraggio dimostrato sul campo per aver tratto in salvo il proprio sottotenente trasportandolo in spalla sotto il fuoco nemico, ricevette la nomina a caporale, come raccontò al padre in una lettera qualche giorno dopo il combattimento.
Il 29 settembre 1866 si congedò quindi dall’esercito e tornò al paese d’origine per installarvisi per i successivi due anni, aiutando il padre a gestire gli affari dell’impresa di famiglia.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il colonialismo italiano in Africa: l'esperienza di Giuseppe Maria Giulietti
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Informazioni tesi
Autore: | Simone Sicilia |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Università degli Studi dell'Insubria |
Facoltà: | Mediazione Linguistica e Culturale |
Corso: | Lingue e letterature straniere |
Relatore: | Elisa Bianco |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 80 |
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