Il laboratorio teatrale come forma di espressione e relazione nelle persone con patologie psichiatriche
La nostra esperienza di laboratorio teatrale
Questo percorso di laboratorio teatrale si è svolto come un percorso di ricerca, sperimentazione e pratica teatrale attraverso giochi, esercizi e improvvisazioni. L’obiettivo principale non è stato il risultato finale - lo spettacolo, che per motivi di tempo abbiamo deciso di non svolgere - quanto il processo in sé, che si è modellato in itinere in base a quelle che sono state le caratteristiche, le risorse, le qualità e le esigenze di ciascuno che il conduttore ha saputo cogliere e trasformare in azione, al fine di ottenere una rappresentazione il più vicino possibile allo stile personale del paziente.
Una parola chiave del laboratorio teatrale è tensione. La tensione su se stessi e su tutto ciò che ci sta intorno, ma con leggerezza, che non è superficialità. Tensione è concentrazione, è essere dentro l’esercizio, completamente. Nel laboratorio teatrale ogni movimento, anche il più banale, deve contenere in sé un intento, un mistero che solleciti l’attenzione di uno sguardo esterno: “faccio qualcosa perché ho qualcosa da dire.”
Oltre alla tensione, nel laboratorio teatrale è fondamentale la disciplina. È importante dare ad ogni esercizio un inizio e una fine ben precisi e, concluso un esercizio, occorre mantenere la tensione per qualche secondo, per trattenere quanto appreso.
Abbiamo cercato di vivere l’esperienza come un gioco, ma un gioco serio, con delle regole e degli scopi bene precisi.
Una prima fondamentale regola del laboratorio teatrale è avere fiducia: nel conduttore, ma soprattutto in se stessi. La seconda regola fondamentale è il rispetto, legato in qualche modo all’assenza di giudizio; rispettare se stessi e gli altri, senza giudicarsi e senza giudicare l’altro. Infine, ma non meno importante, la regola dell’ascolto, l’importanza di ascoltarsi e di ascoltare.
Il conduttore ha poi fatto presente una caratteristica molto importante del laboratorio teatrale: l’opportunità di dire e fare delle cose che all’esterno non si possono fare, poiché il laboratorio è un luogo protetto in cui non ci sono confini e dunque dove tutto può accadere, non si può escludere niente. Abbiamo inoltre cercato di lavorare ognuno individualmente sui propri limiti, cercando di toccarli per prenderne consapevolezza e imparare a gestirli.
Il conduttore ha spiegato che nel laboratorio teatrale, qualsiasi cosa si faccia, anche la più piccola, dev’essere enorme, dev’essere universale. Si gioca sull’esagerazione, sull’immaginazione e sull’ironia. L’importante è avere qualcosa dentro, un’intenzione, una tensione.
Ha sottolineato inoltre che quando si lavora non c’è bisogno di pensare al risultato, l’importante è concentrarsi sul processo.
Prima di cominciare un esercizio bisogna prendere la posizione neutra, respirare e percepire la tensione nel corpo. Solo allora si può partire. Come per gli atleti, anche l’attore prima di cominciare deve prepararsi. Gli attori non corrono fisicamente, ma con il cuore. Potremmo definire dunque gli attori come gli atleti del cuore.
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Il laboratorio teatrale come forma di espressione e relazione nelle persone con patologie psichiatriche
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Informazioni tesi
Autore: | Maddalena Di Zozza |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2015-16 |
Università: | Università degli Studi di Ferrara |
Facoltà: | Scienze Biomediche e Chirurgico Specialistiche |
Corso: | Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica |
Relatore: | Daniele Seragnoli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 103 |
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