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Redazione di un piano di marketing territoriale per la creazione di una rete formale tra i Presepi Viventi di Puglia e un’offerta turistica di qualità

Storia della nascita del fenomeno del presepe

Mentre le prime raffigurazioni della natività risalgono al II secolo DC, la nascita della pratica del presepe risale al 1223.
Il Presepe popolare pugliese nasce lentamente e spontaneamente lungo un arco temporale ampio, che va indicativamente dalle Sacre Rappresentazioni dell’Alto Medioevo al culto diffuso dai frati francescani nel XIII secolo, sin dal presunto passaggio di San Francesco in Puglia. In particolare, per quanto riguarda Lecce, si narra la leggenda di un naufragio del Santo vicino le coste di Otranto, di ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa, e del suo conseguente soggiorno nella città nel 1222, considerato importante per ciò che venne successivamente.

La prima rappresentazione fu rappresentata dal santo, un anno dopo; fu, infatti, realizzato il presepio di Greccio, prototipo universalmente riconosciuto della tradizione prettamente italiana del presepe. Secondo la tradizione, si narra che l’idea di far rivivere la scena della Natività fosse maturata in San Francesco al rientro dalla Terrasanta, per rievocare le forti emozioni provate in quei luoghi.
Secondo alcuni intellettuali, per l’etimologia della parola, il Salento avrebbe il primato per quanto riguarda il toponimo, trovando a Presicce il “praesepium”. Questa parola trova la sua ragione storica sia nella toponomastica del paese, per la presenza dei recinti intorno alle masserie e di un quartiere caratteristico per le sue abitazioni rupestri simili a un presepe, sia per l’evoluzione glottologica della parola tardo-latina nel dialetto del posto. Alcuni linguisti sostengono, invece, che la parola di uso odierno derivi dal latino “praesidium” di gergo militare.

Le più antiche testimonianze sopravvissute dei presepi pugliesi risalgono alla seconda metà del XV secolo. Il fenomeno vede il suo periodo d’oro è nel XVI secolo, seguito poi da un lento declino nel XVII secolo fino a cessare completamente nel XVIII secolo. Di molti presepi purtroppo si ha solo notizia ma nel corso dei decenni sono stati distrutti a causa del loro materiale fragile oppure per il loro impiego per secondi fini, facendo posto ad altre opere d’arte.
La comparsa dei presepi monumentali in Puglia avviene in concomitanza con la rinascita della statuaria in pietra e in analogia con essa, dal più antico esempio di Galatina nella Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria al più recente di Putignano nella Chiesa matrice, sono eseguiti in pietra locale, dal Calcare al Carparo e nella zona salentina in pietra leccese. Per quanto riguarda il materiale utilizzato, la penisola disponeva di numerose cave da cui estrarre la materia prima oltre ai marmi importati dalla Grecia.

La pietra veniva mascherata da una vivace policromia con la funzione di creare il senso del reale. Unica eccezione è fatta per la pietra leccese, troppo porosa per l’utilizzo dei colori.
L’effetto realistico era funzionale alla creazione di un linguaggio semplice e diretto, “che si esprimesse non per simboli ma per cose”. I luoghi principali di esposizione erano le chiese e i destinatari ultimi del messaggio religioso era il popolo. Questo fenomeno artistico e devozionale dei grandi presepi pugliesi in pietra policromata è legato alla stagione rinascimentale in senso cronologico e stilistico.

Il Presepe Pugliese divenne popolare, nel momento in cui divenne pratica diffusa anche tra i privati di varia estrazione sociale, in particolare all’epoca della Controriforma, in applicazione dei dettati del Concilio di Trento sulla devozione ai Santi, alla Madonna e al Bambin Gesù.
La tradizione pugliese raggiunse il suo apice nella metà del 1500 e successivamente andò via via perdendo terreno sino a cessare del tutto nel 1700. A questo punto, soprattutto in età barocca, al presepe pugliese si andò a sostituire la moda del presepe napoletano, noto per la ricchezza dei suoi personaggi rappresentati, “realizzati in filo di ferro dolce rivestito di stoppa, teste, mani e piedi in legno o terracotta, vesti di seta, velluto, broccato.” Queste ultime erano statuette mobili e articolabili, che davano maggiore spazio alla fantasia e alla creatività. Nel Seicento il Presepe trovò a Napoli le sue espressioni più sublimi, mentre in Puglia il presepe artistico, inteso come costruzione monumentale in pietra, andò pian piano verso la decadenza, soppiantato dal presepe popolare, di più piccole dimensioni.

Mentre il presepe pugliese voleva trasmettere un messaggio religioso intenso e forte nei luoghi religiosi per eccellenza, sollecitando nello spettatore un forte processo di identificazione, mantenendo immodificata la distanza che separa l’uomo dal divino, il presepe napoletano era riservato all’élite della società, avendo luogo nei palazzi nobiliari per lo più.

Le principali caratteristiche del presepe pugliese sono:
• La dimensione delle statue: di grandi dimensioni e fisse;
• Materiale in cui vengono costruite le statue: il modello pugliese rimane alla figura modellata in creta o cartapesta;
• La centralità della scena: il modello pugliese conserva la centralità della grotta nella costruzione della scena;
• Per quanto riguarda il carattere formale, nel modello pugliese viene conservato il carattere serio nelle forme e nei contenuti;
• Per quanto riguarda il carattere originario, ovvero l’aspetto religioso in Puglia si conserva la compostezza della rappresentazione sacra, che non diviene spettacolarizzazione dell’evento sacro;
• Nella forma il modello pugliese rimane quieto e mistico;
• Domina un verismo solenne e rigido;
• Per quanto riguarda i modelli storici e culturali presi in considerazione e come ispirazione per la rappresentazione plastica, il presepe pugliese ingloba quasi esclusivamente la cultura contadina.

Questi caratteri che contraddistinguono il presepe popolare pugliese sono rimasti inalterati fino a quasi i giorni nostri.
Tra Settecento e Ottocento si venne affermando l’Illuminismo e il Razionalismo, che spazzarono via in modo definitivo tra le classi colte la moda del presepio. Successivamente, la pratica del presepe ha continuato la sua progressiva decadenza negli anni del boom economico, segnati dal passaggio dalla civiltà contadina a quella industriale prima e tecnologica-postindustriale poi, che ha portato una caduta dei valori e l’espansione del materialismo consumista. Questa tendenza ha portato alla distruzione o all’abbandono dei presepi storici, fino alla loro riemersione in forme più stereotipe e consumistiche.
Da alcuni anni a questa parte è cresciuto l’interesse scientifico per il folklore oltre all’interesse popolare per le tradizioni, tra cui l’usanza del presepe. Questo ha contribuito al recupero, grazie all’impegno individuale e collettivo, con la nascita di comitati e associazioni, di quest’ultimo fenomeno.

Tutti i presepi sono la rappresentazione plastica, realizzata come rito, dell’evento principale sul quale si fonda il Cristianesimo, ovvero la nascita del Redentore dell’umanità. Da un’analisi di tipo antropologico, più che religioso, si evince che il ritorno al rito antico possa essere interpretato come “bisogno di identità individuale all’interno di una comunità che la garantisca”; in questo modo la pratica rituale del presepe diventa “un vissuto esistenziale collettivo, a forte pregnanza simbolica e gioiosa, come nei presepi viventi”. A seconda delle esigenze e del sentire popolare, la tradizione cambia a seconda delle zone, diversificandosi per modalità di rappresentazione. […]

Alcuni antropologi ci hanno visto un’affinità con il Carnevale, puntando sul comune denominatore della spettacolarità. Quest’ultimo importante elemento riporta simboli più arcaici che il Cristianesimo ha cercato di inglobare, nel caso in cui questi ultimi fossero affini al suo sistema di valori. I punti in comuni individuati tra queste due tradizioni culturali sono stati individuati nella presenza del bambino, motivo del viaggio e della festa, nascita, morte e rinascita, i cicli stagionali agrari, fino alla presenza di personaggi grotteschi e di Pulcinella stesso in alcuni presepi del napoletano.

Questo brano è tratto dalla tesi:

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Evangelista
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze del turismo
  Relatore: Daniele D'Amato
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 62

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