La struttura del dialetto genovese nell'ambito del Teatro Ligure dell'otto/novecento: memorie e testimonianze
Burattini e Maschere del Teatro Ligure
Alla fine del XVIII secolo si era diffuso un Teatro popolare, basato su testi improvvisati, con inserimento di personaggi fissi, dai dialoghi spesso licenziosi.
Le Compagnie si esibivano nei piccoli teatri e nelle cantine e gli attori impersonavano il burattino più amato dal pubblico, Barodda che era sempre accompagnato dall’inseparabile Pipìa. Il burattino Barodda ricorda il vecchio Caporale delle commedie sei-settecentesche, che probabilmente si ispirava al personaggio di Steva De Franchi, Monòdda, popolano, servitore rissoso e bugiardo, che si avvale di un linguaggio sboccato e irriverente.
I copioni, probabilmente canovacci arricchiti dalla fantasia del burattinaio, attento agli umori del pubblico, sono ricordati nei titoli: Don Giovanni bastardo d’Austria con Barodda padre guardiano e Pipìa converso del convento di San Giusto, Il cavaliere di Lagardère con Barodda servitore, Barodda e i sette ladroni.
Altre maschere liguri sono Baciccia a Genova e Cicciolin a Savona.
Baciccia, popolano buontempone e gaudente, è stato rappresentato spesso da Gilberto Govi come Baccere Baciccia in Carosello, per pubblicizzare una marca di thé. Ripreso dalla canzone dialettale che suona: Baccicin vattene a cà – to moae a t’aspeta. Il nome ligure deriva dall’italiano Battista, abbreviato “Bacci”, “Baccicin”.
Cicciolin è una maschera savonese creata dal pittore Romeo Bevilacqua nel 1953, donata dallo stesso artista all’Associazione A Campanassa, addirittura iscritta all’ Albo Ufficiale delle Maschere Italiane. Partecipa alle più importanti manifestazioni carnevalesche italiane e rappresenta la città di Savona.
Chiavari è rappresentata dalle maschere Rebello e Rebellonn-a.
Le maschere di Baciccia, Barudda, Pipìa e Teixinin sono state portate in scena dal burattinaio genovese Mario Magonio (Genova 1909) la cui storia, trascritta in un diario dal titolo Anche i burattini hanno un cuore, risulta singolare se non unica.
Mario Magonio ha messo in scena le sue marionette per la prima volta (infilati come un guanto nella mano del burattinaio) durante il suo internamento nel campo di concentramento di Mauthausen, nel giugno del 1944. Deportato nel terribile campo di concentramento insieme a mille colleghi operai come lui, in mezzo alla disperazione generale ha trovato l’illuminazione per aprire uno spiraglio di speranza ed ha iniziato a far parlare le maschere con il linguaggio dialettale.
La sua attività è continuata ininterrotta per molti anni davanti a platee di bambini ed adulti, cui ha regalato momenti di gioia ed ilarità e portando con sé una tradizione lungamente dimenticata.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La struttura del dialetto genovese nell'ambito del Teatro Ligure dell'otto/novecento: memorie e testimonianze
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Informazioni tesi
Autore: | Silvia Vally Sacco |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli studi di Genova |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere moderne |
Relatore: | Umberto Rapallo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 116 |
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