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L'informazione ambientale in Italia: indagine su Tg nazionali, Tgr locali e Twitter

Il rapporto degli italiani con la natura

La sensibilità degli italiani verso l’ambiente dimostra qualche debolezza. Stando alle analisi di Eurobarometro del marzo 2008, su rilevazione condotta nel novembre-dicembre 2007, si denota anche se riconducibile a otto anni fa la situazione della conoscenza dell’ambiente in Italia. Gli italiani appaiono dunque meno interessati, solo il 42% si ritiene informato sui temi ambientali rispetto a una media europea del 55. Erano il 48% nel 2004 e il calo è senz’altro preoccupante. Tra tutti i cittadini europei, inoltre, gli italiani sono quelli che più accostano la parola ‘ambiente’ all’inquinamento urbano (36% delle risposte), mentre lo associano poco al concetto di protezione della natura. In una lista in cui sono proposti dei temi specifici si trovano i seguenti dati: la perdita di biodiversità risulta essere quello in cui si sentono più deboli (32% delle risposte), ma sono maggiormente preoccupati per quanto riguarda il cambiamento climatico (47%). E se la sensibilità verso l’ambiente dichiarata è comunque complessivamente alta (è attestata dalla quasi totalità degli intervistati), la sua traduzione in comportamenti è abbastanza bassa e non va molto di là della raccolta differenziata dei rifiuti. Anche l’analisi delle frequenze linguistiche può essere un buon modo di riflettere sul rapporto tra la società e l’ambiente e su come la cultura materiale e il mondo naturale siano oramai lontanissimi dalla nostra.

Il Colfis raccoglie le parole utilizzate normalmente dagli italiani e figura che alcuni sostantivi si trovano in posizioni molto basse: ‘acqua’ compare solo al 266° posto, ‘aria’ al 357°, ‘natura’ al 630°, nonostante l’utilizzo impiegato nella pubblicità commerciale e nelle campagne di promozione turistica. Così la disabitudine al rapporto con la natura, tipica dell’epoca industrializzata e di ambienti artificializzati, porta ad una crescente insofferenza verso fenomeni naturali (freddo, caldo, pioggia, neve) o verso gli inconvenienti causati dagli animali (si pensi alla proliferazione di cinghiali o caprioli). Inoltre l’insensibilità verso gli aspetti anche estetici della natura (come il paesaggio o la natura incontaminata, che può corrispondere al termine inglese già citato di ‘wilderness’) non offre anticorpi contro le devastazioni provocate dall’abusivismo, dalla cementificazione di coste e montagne, dalla crescita urbana. In questo quadro, è difficile per l’opinione pubblica percepire questioni come la biodiversità, il potenziale evolutivo futuro, la produzione di ossigeno e risorse, ecc. Persa, è quindi la consapevolezza empirica tramandata di generazione in generazione tipica della civiltà contadina per capire l’importanza di uno sviluppo sostenibile che la preservi. Si tratta di una questione cruciale, poiché la visione della natura da parte di chi vive in città è influenzata più dai mass media che dall’esperienza diretta e di conseguenza occorre una certa competenza ecologica. L’argomento ambientale è caratterizzato dalla presenza di concetti e conoscenze che presuppongono un certo livello culturale nel pubblico e una disponibilità all’attenzione, da un lato, e una grande capacità divulgativa dall’altro. A ciò si sommano altri fattori, tra cui i preconcetti del pubblico come ad esempio che la difesa della biodiversità e la conservazione della natura possano essere un ostacolo al progresso. La comunicazione ambientale si trova inoltre spesso costretta a lanciare messaggi allarmanti o a sottolineare limiti e divieti; il rischio è che messaggi allarmistici ottengano un effetto controproducente. È documentato in letteratura che il catastrofismo può produrre indifferenza o addirittura rimozione; si pone dunque il problema della quantità e della qualità della copertura data dai mass media ai temi ambientali. Per contrario, la biodiversità passa spesso in secondo piano perché appassiona poco l’opinione pubblica in quanto riguarda la macrofauna ossia tutti gli animali anche quelli a noi invisibili, quelli “brutti”, come gli insetti, o quelli fonte di paura e superstizioni. Tutto ciò è riscontrabile nella popolazione italiana di massa, quella esposta ai media nella sua totalità nazionale. Diversa, anche se di poco, è la situazione di quella fascia di popolazione inserita a livello locale.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'informazione ambientale in Italia: indagine su Tg nazionali, Tgr locali e Twitter

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Informazioni tesi

  Autore: Gaia Del Sal
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Pavia
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo
  Relatore: Guido Legnante
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 264

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