Legge elettorale: analisi dell'Italicum e prospettive di comparazione con altri stati occidentali
Italicum: la nuova legge elettorale può far entrare il Paese in un'era di governabilità?
La risposta a questa domanda non può che essere preceduta da una premessa fondamentale, di cui abbiamo già parlato: i sistemi elettorali non possono e non riescono da soli ad indirizzare in un senso o in un altro la politica di un Paese, non esiste sistema elettorale in grado ontologicamente di assicurare la stabilità dell'esecutivo e la governabilità, perché questi sono obiettivi che non dipendono solamente da una mera formula proporzionale, maggioritaria o mista, ma da tanti fattori storico-politici e socio-economici, non da ultima, per quel che riguarda gli ultimi anni, la presenza di una forte crisi economica che premia i partiti più antisistema prima ai margini, in tutta Europa.
Detta questa importante premessa, va ricordato come l'Italicum abbia il fine, nell’idea dei suoi redattori ed in primis dell'attuale Presidente del Consiglio, che ha voluto questa legge con tutte le sue forze, di dare ai governi maggioranze stabili e non più composte da forze diversissime su cui contare, così da poter procedere in modo spedito in ogni sua intenzione ed avere un importante forza decisionale.
D'altronde è da molti anni che il refrain sul decisionismo è nel dibattito politico: già a partire dagli anni '80, con l'ascesa al potere di Bettino Craxi ed i grandi cambiamenti avvenuti nel mondo, si cominciò ad avvertire anche nella società civile l'inadeguatezza della democrazia parlamentare ideata nel dopoguerra al fine di evitare involuzioni antidemocratiche, senza testa, con un Governo con pochissimi poteri autonomi rispetto al Parlamento, molto debole e limitato da un assemblea parlamentare altamente rappresentativa e vasta, ma anche altamente paralizzante l'esecutivo; nel corso degli anni successivi, poi, questo obiettivo è stato portato avanti in particolare da Berlusconi, che ha sempre presentato sé stesso e vinto le elezioni tre volte curando un'immagine di sé da presentare al Paese come “uomo del fare”, come imprenditore decisionista in contrapposizione ai “politici del dire”.
Il Governo Renzi ha posto da subito il problema, cercando, accanto alla riforma della legge elettorale, di arrivare al superamento del bicameralismo paritario.
Ma quello che in realtà va detto è che non è poi così vero che i governi degli ultimi anni siano stati privi di capacità decisionale o non abbiano deciso nulla: fermo restando i lunghi tempi per arrivare alla fine degli iter legislativi, dal momento in cui è subentrata la Seconda Repubblica al contrario si sono succedute moltissime riforme sui temi più disparati (Costituzione, sanità, lavoro etc), il cui limite semmai è stata la qualità, non essendo adatte al contesto italiano; e spesso questa carenza qualitativa non è affatto venuta da un eccesso di rispetto di formalità burocratiche o di discussione parlamentare, perché possiamo pensare alle varie riforme del Governo Monti, in primis quella pensionistica, che è stata approvata in tempo molto breve ma ha portato risultati disastrosi sotto molti punti di vista.
Evidentemente dunque decisionismo non significa capacità di decidere bene; se l'Italicum riuscirà a conferire un potere decisionale più veloce al Governo solo il tempo potrà dirlo, ma, in primis, quello che deve giungere è un diverso comportamento della politica, che, nel riformare un paese fortemente bisognoso di riforme in tantissimi suoi aspetti, più che avere bisogno di maggiori possibilità e poteri, ha bisogno di un atteggiamento che guardi più al futuro che alle elezioni ed all'eventuale possibile perdita o conquista di voti.
Per quel che riguarda, invece, l'obiettivo di creare con l'Italicum maggioranze maggiormente stabili e coese, abbiamo già detto, in sede di analisi dei vari aspetti della legge 52/2015, che questo teoricamente è possibile; tuttavia, di nuovo, non va dimenticato che si tratta di un valore che dipende da molteplici fattori e che non si può pensare di poter raggiungere senza alcun dubbio solo sulla base di un premio di maggioranza di lista invece che di coalizione.
Se, infatti, consideriamo i governi della Seconda Repubblica, possiamo in effetti notare che i problemi maggiori, in particolare negli anni più risalenti, sono venuti dai partiti di coalizione più piccoli, ma, a partire specie dal 2009-2010, le maggioranze hanno cominciato a perdere pezzi e forza per via delle crisi interne dei partiti più forti: è accaduto così all'ultimo Governo Berlusconi, che, da poter contare su una maggioranza bulgara, è finito per cadere a causa della rottura proprio del Pdl per la fuoriuscita del suo cofondatore Fini e sta accadendo così allo stesso Governo Renzi, a causa dei malumori e finanche scissioni di parte del Partito Democratico.
Sono molti i singoli deputati che, nell'ultimo periodo, sembrano aver dimenticato la disciplina di partito e tendono ad allontanarsi dalla maggioranza, ragion per cui, affinché l'Italicum possa garantire questo obiettivo di coesione, sono necessarie alcune azioni preliminari.
In primis, in sede di composizione delle liste, i candidati dovrebbero venire dallo stesso partito, e non essere espressione di un listone di partiti politici diversi: abbiamo infatti già detto che questa legge elettorale non elimina questa possibilità, ma anzi, ovviamente, sotto un certo punto di vista la incoraggia per poter fare si di cercare di arrivare al ballottaggio e non essere un mero spettatore altrui (è il caso ad esempio dell'attuale centrodestra, che, composto da partiti che singolarmente non valgono più del 12-16%, senza la presentazione di un listone sarebbe condannato all'irrilevanza politica), per cui starà alla politica evitare di riproporre vecchie edizioni di “tutti dentro” per accaparrare più voti possibili e non essere poi, in caso di vittoria, in grado di governare. [...]
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Legge elettorale: analisi dell'Italicum e prospettive di comparazione con altri stati occidentali
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Informazioni tesi
Autore: | Gianmarco Agostini |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2015-16 |
Università: | Libera Univ. Internaz. di Studi Soc. G.Carli-(LUISS) di Roma |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Gino Scaccia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 138 |
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