La Mindfulness come incontro tra psicologia, neuroscienze e psicoterapia: una prospettiva terapeutica nella disregolazione emozionale

Lo sviluppo delle abilità attentive è la componente centrale della pratica della meditazione mindfulness (Lutz et al., 2008; Malinowky, 2013; Tange t al., 2009) ed ha lo scopo di sostenere la consapevolezza non giudicante dei modelli di pensiero, delle emozioni e delle percezioni sensoriali (Malinowsky, 2013; Chiesa et al., 2011). Questa consapevolezza facilita il distacco da pensieri ed emozioni in modo tale che questi diventano meno potenti, pervasivi ed irresistibili.
In particolare, la consapevolezza sostiene il riconoscimento di schemi di pensiero automatici favorevoli al benessere.
Diverse reti neurali interconnesse determinano l'attenzione attraverso una rete di allarme, di orientamento ed esecutivo, ciascuna con ruoli specifici nel processo di attenzione (Posner et al., 2007; Raz et al., 2006). La rete di allarme modula la vigilanza coinvolge la corteccia frontale, così come la parietale destra (Raz et al., 2006). Il controllo dell'orientamento, ovvero di selezione dello stimolo, è la capacità di selezionare le informazioni necessarie dagli stimoli sensoriali in entrata. Questa rete include i campi visivi, e molteplici nuclei corticali (Raz et al., 2006). Infine, il controllo esecutivo media il controllo dell'attenzione costituendo il modello più evoluto, derivato da tutte le funzioni esposte e sintetizzabile come "modello di pensiero" che trova la sua localizzazione in tutto il circuito neuronale corticale essendo una funzione superiore non specifica.
Questa funzione comprende il controllo top-down così come il monitoraggio e la risoluzione dei conflitti tra i calcoli che coinvolgono la pianificazione e il processo decisionale, il rilevamento degli errori e la regolamentazione dei pensieri e dei sentimenti (Raz et al., 2006). [...]