L'acqua in Palestina, un conflitto asimmetrico. Tra opportunità ed occasioni mancate.

Approvvigionamento idrico e servizi igienico-sanitari in Israele sono strettamente legati allo sviluppo storico del paese. La scarsità di acqua è una condizione con la quale gli israeliani sono abituati a lottare sin da prima della nascita del loro stato. Le precipitazioni sono scarse, concentrate nella stagione invernale e quasi esclusivamente nella parte settentrionale del territorio.

Per questi motivi l’irrigazione e la capacità di convogliare le acque (di qualsiasi genere) sono considerate di fondamentale importanza per la sopravvivenza e lo sviluppo del paese82. Le principali fonti d’acqua dolce sono il fiume Giordano ed il lago di Tiberiade (o mare di Galilea), e poi le falde acquifere sotterranee site nel territorio.

Queste però, da sole, non basterebbero mai a soddisfare le necessità del paese, ecco perché nascono numerosi progetti di dissalazione dell’acqua di mare, incanalamento delle acque in eccesso e riutilizzo delle acque reflue. Un ruolo fondamentale è assunto dagli acquedotti, tra cui il più importante è il National Water Carrier che trasporta l’acqua dolce dal Mare di Galilea nel deserto del Negev settentrionale attraverso canali, condotte e gallerie. In Israele la domanda di acqua supera oggi le risorse idriche convenzionali disponibili, ragion per cui, in un anno medio, Israele conta per circa la metà del suo approvvigionamento di acqua sulle risorse idriche non convenzionali, tra cui l'acqua bonificata e la desalinizzazione.

La storia dello sviluppo dell’approvvigionamento idrico e dei servizi igienico-sanitari nella moderna Israele può essere diviso in fasi distinte, iniziando con lo sviluppo unilaterale delle risorse idriche convenzionali, seguita da un periodo che ha ampliato l'uso di acqua riciclata, la firma di un accordo per la condivisione delle risorse idriche con la Giordania e l'Autorità palestinese, e lo sviluppo della dissalazione dell'acqua di mare.