Guido Bigarelli da Como. Intarsiatore e scultore in Toscana (doc. 1239 - 1257)
Tecniche e strumenti dei “Guidi”
Dall’estrazione alla messa in opera finale, la pietra attraversa almeno tre fasi, ognuna delle quali affrontata con tecniche specifiche da cavatori, scalpellini e scultori. Poiché dai documenti sappiamo che, nel Duecento, i lombardi in Toscana richiedevano l’invio dalle cave dei marmi (talvolta anche dei legnami necessari al montaggio dei cantieri), è ben probabile che essi fossero per lo più scalpellini e scultori. La loro tradizionale abilità a lavorare la pietra e la grande varietà litologica toscana (spesso vengono utilizzati materiali coltivati in cave locali) hanno portato alla differenziazione delle strumentazioni utilizzate dalla taglia.
Inoltre, all’impoverimento tecnologico dell’alto medioevo, nei secoli XII e XIII fa seguito il perfezionamento delle tecniche di produzione degli attrezzi, la cui maggior durezza consente un lavoro di intaglio più preciso e raffinato e, conseguentemente, una più accurata definizione stilistica ed espressiva da parte degli artisti.
Utilissimi per una panoramica sulle strumentazioni dei “Guidi”, sono due documenti lucchesi, conservati nel protocollo notarile di Ser Ciabatto e relativi a Maestro Lombardo: lo scultore, compagno e collega di Guido nel San Martino a Lucca, sottoscrive nel 1244 e nel 1251 due contratti, nei quali si impegna a prendere in apprendistato due giovani. In cambio di una corresponsione in denaro, e fissate le condizioni, Lombardo nel primo atto “promise che gli (il giovane Iacopo di Rolenzo di Lunata, quondam Bonfilioli) darà vitto e abiti convenienti e gli insegnerà la sua arte senza frode e gli darà, passato il termine (degli otto anni di apprendistato), o poco prima, i ferri del mestiere, come il massapicchium segulatum, il picchiarellum, un pichium grossum, una sciagam, un massuolum de ferro, tre scarpella, due scarpella cum puntis e una cassuolam”; e nel secondo “terminato il periodo di apprendistato (quattro anni, in questo caso), dovrà dargli (a Valente di Giunta da Pescia, quondam Bartholomei) un massapichium, due pichios, una sciagam, un segulare, un matholum ferri, quattro scarpellos e due subbios”.
Non è menzionato il trapano (e si intende il trapano a violino), che ebbe però largo uso all’interno della taglia: possibile che l’acquisto fosse lasciato al singolo individuo (e non inteso come patrimonio di bottega) per l’elevato costo dell’attrezzo.
Il “mazzapicchio” è il cosiddetto malepeggio (o polka, in francese): ovvero uno strumento provvisto di due trancianti piani, uno perpendicolare al manico e uno parallelo; lascia tracce non profonde, lunghe sette o otto centimetri, parallele tra loro. Ne esiste anche la versione dentata (il “mazzapicchio segolato”).
Variante del mazzapicchio, non documentata presso la taglia dei Guidi ma presumibilmente utilizzata negli edifici lucchesi e pisani, la martellina a punte dentate (potrebbe essere la bocciarda): rifiniva la superficie della pietra lasciando tracce parallele più profonde di quelle del mazzapicchio. [...]
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Guido Bigarelli da Como. Intarsiatore e scultore in Toscana (doc. 1239 - 1257)
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Informazioni tesi
Autore: | Enrichetta Berlati |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere |
Relatore: | Silvia Tosatti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 195 |
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