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Giovani musulmani in Italia: tra fede e cultura italiana

Giovani musulmani tra feste musulmane e feste cattoliche

Nell'Islam esistono solo due feste canoniche, che tra l'altro non cadono sempre nella stessa data annuale, a causa della variabilità legata all'adozione del calendario lunare.
La prima è la cosiddetta “Piccola Festa” (Aid As-saghir), ed è il 1º del mese di Shawwal. È la festa dell'interruzione del digiuno (Aid Al-fitr), in quanto, come è stato già detto nel paragrafo precedente, durante il mese di Ramadan ciascun credente è tenuto al più rigoroso digiuno dall'alba al tramonto: alla conclusione di questo periodo la festa, che dura tre giorni, pone fine a tale impegno e, per coloro che possono farlo, è obbligo distribuire elemosine.

Visto che il Sacro Corano ci parla solo di due festività, non se ne possono festeggiare altre, anche se in alcuni paesi, i fedeli festeggiano la nascita di Muhammad (sws). Ricorre il 12 del mese di rabi al-awwal, giorno che ricorda la nascita di Maometto (Mawlid al-Nabi): in questa occasione alle preghiere si alternano narrazioni edificanti sulla vita del profeta. Tanti musulmani festeggiano “erroneamente” il compleanno del profeta.

La seconda e la più importante festa è la cosiddetta “Grande Festa” (Aid Al-Kabir), o “Festa del sacrificio” (Aid Al-Adha), celebrata il 10 del mese di Dhu al-hijja (l'ultimo mese del calendario lunare). Di solito dura tre giorni, in cui il sacrificio rituale che si pratica nel corso della festività ricorda il sacrificio sostitutivo effettuato con un montone da Abramo, del tutto obbediente al disposto divino di sacrificare il figlio Ismaele a Dio prima di venire fermato dall'angelo.

“Ho festeggiato solo due volte Aid al-Fitr e una volta Aid al-Adha in Marocco. È normale che il clima sia diverso. La cosa che sinceramente più mi dispiace è non avere i parenti qui in Italia, per poterli andare a trovare nei giorni di festa….I miei amici fanno il pranzo di Natale con i loro parenti. […] Quindi, dico io, è già difficile per noi questa situazione: ci sentiamo soli! Ma la società in cui viviamo, e che crediamo nostra, ci fa sentire ancora più soli non accettando le nostre festività. Poi devo dire che sono solo due… Non è difficile sà!”
(Ayoub, 19 anni, origine marocchina)

Ayoub esprime la difficoltà del vivere lontani dalla propria famiglia, dalla propria terra e dal clima di festività che non è per niente presente qui, in Italia. Spiega che si sente solo, e si sente ancora più solo dinanzi ad una società (in cui è nato e cresciuto) che non gli da modo di creare il proprio spazio, non lo accetta.

Durante un dialogo con le seconde generazioni di musulmani, sul tema delle festività, emerge subito la questione del diritto di avere un luogo di culto:
“Prima pregavamo in un garage sotto i giardini di Gualdo Tadino. Io ero piccola e andavo con mio padre alla moschea, giusto perché ero piccola, ma le donne non potevano andarci…non c'era posto anche per loro, era piccolissimo. […] La preghiera del Aid invece, la facevamo e la facciamo tutt'ora al campo sportivo, e quando tornavo a casa avevo i vestiti sporchi di verde, a causa del tappeto erboso”.
(Kawtar, 22 anni, origine marocchina)

“Io mi vergogno…non voglio spiegare ogni volta ai miei amici che preghiamo in un garage. Non mi sembra giusto, sono anche molto arrabbiato, voglio una moschea! Almeno noi la utilizzeremo…i giovani cristiani non vanno in Chiesa e ne hanno tantissime!”
(Said, 21 anni, origine tunisina)

“Solo a Casablanca ci sono ben quattro Chiese bellissime….NON QUATTRO GARAGE!!!”
(Oumaima, 20 anni, origine marocchina)

Parlare di “moschea” in Italia, porta a pensare ad un garage, con un bagno, dei tappeti presi qua e là, ed una libreria che viene utilizzata per mettere le scarpe. In fin dei conti questi garage sono delle condizioni provvisorie, quindi non c'è bisogno di sistemarli come si deve, cioè nessuno di questi fedeli si augura di continuare a pregare a vita in una stanza di 10 metri quadri. Ma dopo anni e anni, ormai la prima generazione dei musulmani ha perso ogni speranza di poter avere un luogo di culto migliore, e scoraggiati iniziarono a cercare dei garage più spaziosi per dare la possibilità a tutti i fedeli di partecipare alle preghiere, donne comprese. Quindi il garage era una situazione provvisoria, ma diventa anche una condizione definitiva da accettare obbligatoriamente. Come nel caso di Gualdo Tadino, dove la comunità islamica del posto, grazie all'appoggio delle moschee di altre città, è riuscita a comprare due garage (uno per gli uomini e l'altro per le donne) che hanno allestito rendendolo il più possibile simile ad una vera moschea, in quanto, come già detto, si pensa sia la moschea definitiva del posto. […]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Giovani musulmani in Italia: tra fede e cultura italiana

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Informazioni tesi

  Autore: Assia Hafid
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Perugia
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze del servizio sociale
  Relatore: Fiorella Giacalone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 81

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