Il Crowdsourcing e il Prosumer di contenuti
Free Libre Open Source Software – F.L.O.S.S.
La genesi del fenomeno del crowdsourcing va ricercata nello sviluppo del movimento open source limitatamente alla creazione di software, anche se è doveroso precisare che non si tratti esattamente della stessa cosa. La produzione in open source descrive un accordo secondo il quale le persone cooperano tra loro per produrre qualcosa seguendo le loro condizioni e scegliendo da sé il formato, come se facessero parte di una comunità auto-governata. Perché un’iniziativa di open source non può rientrare tra quelle di crowdsourcing? La differenza fondamentale sta nella mancanza di una gestione top-down all’interno dei progetti in open source poiché, come precisato prima, questi vengono portati avanti da comunità auto-governate che quindi attuano una gestione di tipo bottom-up.
Tuttavia, il crowdsourcing non avrebbe mai visto la luce se una serie di eventi, che hanno portato alla nascita del primo sistema operativo open source, Linux, non avessero preso piede.
Uno dei primi sistemi operativi, Unix, fu inventato nel 1969 dalla casa di telecomunicazioni AT&T la quale, per via di una causa antitrust impugnata a suo sfavore, non poté entrare nel settore dell’informatica e fu inizialmente costretta a distribuire la sua creazione a un prezzo simbolico soprattutto all’interno delle università. Conseguentemente si creò una rete di collaborazione attorno ai codici del software Unix coordinata dall’università di Berkeley. La successiva suddivisione della AT&T in 26 società dette Baby Bell le permise di utilizzare logiche commerciali nella distribuzione di Unix, innalzando i costi delle licenze e impedendo in questo modo la pratica delle patch, ovvero della correzione di eventuali bug (errori) nel sistema operativo.
Nel 1985 Richard Stallman fondò la Free Software Foundation (FSF), organizzazione senza fini di lucro che si batteva per la distribuzione di software libero, cioè di un software completo e compatibile con Unix ma distribuito con una licenza permissiva e con tutti gli strumenti, liberi, necessari per eventuali modifiche. Tale software era stato progettato l’anno precedente e aveva preso il nome di GNU (Gnu’s Not Unix), così descritto dal suo creatore:
“L’obiettivo principale di GNU era essere software libero. Anche se GNU non avesse avuto alcun vantaggio tecnico su UNIX, avrebbe avuto sia un vantaggio sociale, permettendo agli utenti di cooperare, sia un vantaggio etico, rispettando la loro libertà.”
Nacque successivamente la GNU General Public License (GPL). Fu solo con gli anni ’90 e la nascita del protocollo HTTP e dei primi browser, che Internet iniziò a diffondersi inizialmente in ambito accademico e successivamente anche nelle case dei privati, GNU non aveva, però, ancora raggiunto il suo obiettivo principale. Nel 1991 Linus Torvalds, studente dell’università di Helsinki, decise di sviluppare un sistema operativo imitando le funzionalità di Unix. Distribuì gratuitamente il frutto del suo lavoro tramite la rete e ricevette subito ampio riscontro positivo da parte di tanti altri programmatori che lo aiutarono ad aggiungere nuove funzionalità e a correggere gli eventuali errori.
Nacque così il kernel (nucleo) del sistema operativo Linux, il quale venne distribuito con una licenza liberale, garantendone quindi la totale possibilità di utilizzo, studio, modifica e condivisione. Linux può essere considerato come il primo vero e proprio software open source, in quanto chiunque, grazie alla sua diffusione in rete, aveva la possibilità di collaborare al suo sviluppo. Grazie a Linus Torvalds si capì per la prima volta quanto la legge di Brooks, che sostiene che "aggiungere sviluppatori a un progetto in corso di implementazione in realtà rallenta il suo sviluppo" si sbagliasse.
All’inizio degli anni ’90 le licenze liberali per eccellenza erano la GPL e la LGPL entrambe “figlie” della FSF di Stallman. Queste presentavano una criticità: qualsiasi modifica di software da loro inizialmente licenziato, non poteva essere distribuita sotto licenza diversa. Nel 1997 Bruce Perens, Eric S. Raymond, Ockman et al. presero la situazione in mano: pensarono di creare una lobby vera e propria con lo scopo di rendere noti a tutti i punti di forza del movimento, che loro furono i primi a chiamare, open source e soprattutto i vantaggi che la sua implementazione avrebbe potuto apportare alle aziende.
La scelta a favore dell’open source da parte di aziende come la Netscape, l’IBM, la Sun Microsystems e l’HP ne facilitarono l’accettazione all’interno dell’industria del software. Il principio alla base del movimento open source era la convinzione che, suddividendo il lavoro in tante piccole unità, anche coloro i quali considerati non esperti potevano dare il loro piccolo contributo e che, il lavoro di tanti individui diversi tra loro risulta sempre qualitativamente migliore rispetto a quello di pochi con lo stesso bagaglio socio-culturale. O, con le parole dello stesso Eric S. Raymond, "dato un numero sufficiente di occhi, tutti i bug vengono a galla". Principio che oggi funge da fondamenta a tutte le iniziative di crowdsourcing.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il Crowdsourcing e il Prosumer di contenuti
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Informazioni tesi
Autore: | Martina Fabris |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) |
Facoltà: | Comunicazione, Relazioni Pubbliche e Pubblicità |
Corso: | Scienze della comunicazione |
Relatore: | Roberto Brognara |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 82 |
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