La saga di Harry Potter: fabula, trame allegoriche e la rilevanza di The Deathly Hallows
La magia come evasione dalla realtà
In questo breve paragrafo andrò ad illustrare il pensiero di J.K. Rowling in merito alla questione ricorrente dell’utilizzo dell’elemento magico riflettendo pure sulla fede cristiana, e sulle misinterpretazioni dell’ opera dell’autrice. Mi avvalgo a tal fine della tesi di John Granger, autore di uno studio intitolato The Deathly Hallows Lectures.
Data la tematica dei suoi libri, dai quali emergono riferimenti all’argomento religioso, alla Rowling è stato chiesto molte volte se sia una credente: nelle varie interviste, la scrittrice ha sempre risposto di essere cristiana e di credere in Dio. La domanda successiva che, in genere, le veniva posta era se credesse nella magia. Come ha specificato anche nell’intervista per la CBC News World del 13 luglio 2000, la Rowling non crede nella magia così come viene presentata nei suoi libri; in quell’occasione, comunicò pure che la relazione tra la fede cristiana e l’elemento magico avrebbe acquisito una precisa fisionomia nel settimo ed ultimo volume della saga.
Nonostante le insistenti richieste dei vari giornalisti, J.K. Rowling non ha fornito altri ragguagli riguardanti la propria fede.
John Grangerha invece analizzato una parte di un’intervista fatta alla Rowling da Meredith Vieira su MSNBC dopo l’uscita di The Deathly Hallows, durante la quale la giornalista ha posto una domanda sul significato dell’aggettivo attribuito a Harry, “il prescelto”, e su un eventuale nesso con l’elemento religioso. La Rowling non ha escluso questa relazione ribadendo però che il motivo per cui non aveva rivelato certe informazioni prima dell’uscita del settimo libro era legato al suo rapporto personale con la fede e alla sua difficoltà a credere. A questo punto, si potrebbe cogliere un’analogia tra l’autrice e la sua creatura letteraria. Oltre a condividere la stessa data di nascita ed il colore verde degli occhi, la Rowling e Harry attraversano infatti una fase di scetticismo religioso. Harry si trova ad affrontare una battaglia contro la sua nemesi, privato della forza e del sostegno fornitogli dal suo mentore Silente, e questo lo conduce gradualmente alla perdita totale della fede. Ad ogni modo, è opportuno chiedersi perché Harry abbia subito un crollo così decisivo dopo la morte di Silente, e non dopo quella del padrino Sirius o dell’amico Cedric.
Le risposte a questa domanda potrebbero essere due:
* Per quanto Sirius abbia amato Harry, non ha mai potuto difenderlo come voleva, in quanto latitante, accusato di aver siglato un’alleanza con Voldemort e ritenuto la causa della morte dei Potter. Pur essendo stato un amico, e nonostante sia la prima persona che Harry vede morire, Cedric e la sua tragedia non influenzano il protagonista al punto da fomentare in lui dubbi epistemologici. Silente, al contrario, ha difeso ed aiutato Harry molte volte nel corso degli anni, e questo ha portato ad un consolidamento della fiducia e addirittura alla maturazione di una fede cieca nel vecchio preside. Dopo la sua morte, Harry si sente spaesato e abbandonato per la seconda volta: ora è rimasto da solo ad affrontare il nemico, senza nessun grande mago che lo salvi.
* Dopo la morte del suo mentore, Harry decide di fidarsi ancora una volta di lui e della sua determinazione a distruggere gli Horcrux per rendere mortale Voldemort. Nel corso della sua lunga e dolorosa ricerca, si accorge altresì di non possedere alcun elemento effettivo per trovarli, e che questo suo viaggio potrebbe durare parecchio tempo. Il nadir viene raggiunto quando Harry viene a conoscenza del passato “oscuro” di Silente, il quale aveva un tempo avallato delle idee razziste nei confronti dei mezzosangue e dei babbani. Harry esplode in una critica accesa e devastante che si conclude con la perdita di fiducia in se stesso, nella sua ricerca ed in Silente.
Per quanto riguarda lo scetticismo religioso di J.K. Rowling, è possibile formulare alcune ipotesi biografiche sulla base delle interviste raccolte da Marina Lenti ne L’Incantesimo Harry Potter. La Lenti ricorda che la Rowling perse la madre nel 1990 a causa di una sclerosi multipla diagnosticatale dieci anni prima, e che ciò le lasciò un vuoto incolmabile. Come chiosa Lenti, “il dolore trova sempre occasioni per autoalimentarsi” e, a distanza di poco tempo, dei ladri entrarono nel suo appartamento di Manchester e le rubarono molti oggetti che appartenevano alla madre. Dopo poco tempo, anche una relazione sentimentale finì e la Rowling decise di cambiare vita, accettando un posto di insegnante in Portogallo, a Oporto. Ancora addolorata per la perdita della madre, una sera conobbe il suo futuro primo marito, Jorge Arantes e, nonostante le preoccupazioni delle sue amiche per il carattere irascibile e violento di lui, J.K. Rowling si imbarcò in questa relazione e, dopo pochi mesi, rimase incinta.
La sua felicità sfumò a causa di un aborto spontaneo, ma nell’autunno del 1992 cominciò per lei una nuova gravidanza e, nell’ottobre dello stesso anno, decise di sposarsi con Arantes. Il matrimonio durò solamente tredici mesi: dopo varie liti, il marito arrivò a schiaffeggiarla e cacciarla di casa insieme alla figlioletta Jessica, di pochi mesi. J.K. Rowling capì che era giunto il momento di tornare nel paese natio e si recò dalla sorella a Edimburgo, portandosi in valigia i primi dieci capitoli di Harry Potter and the Philosopher’s Stone. Qui affrontò un periodo veramente difficile della sua vita: era una madre single disoccupata che cresceva una bambina con 278 £ al mese, per cui, dopo un’iniziale esitazione, accettò il prestito di un vecchio amico per trovare una sistemazione più confacente. Nel 1994, Jorge Arantes giunse a Edimburgo in cerca della moglie e della figlia; colta dalla paura per l’incolumità di Jessica, la Rowling riuscì ad ottenere un ordine di restrizione contro il marito, il quale le avrebbe concesso il divorzio nel corso dello stesso anno.
La scrittrice ha confessato di aver ricevuto un colpo umiliante quando, recatasi a casa di un’amica che aveva partorito da poco, vide la moltitudine di giocattoli destinati al bambino: pensando alla quantità infinitamente inferiore di quelli di sua figlia, la Rowling si disperò. Fu anche grazie a questo penoso episodio che la scrittrice decise di cercare aiuto in un counseling, circostanza che la spinse a rielaborare quella bozza di manoscritto destinato a diventare la sua carta vincente per il futuro. Emerge dunque l’accezione metaforica nella vita della Rowling del termine “incantesimo”, impiegato da Marina Lenti nell’intento di descrivere l’effetto che ha avuto la scrittura. Non si tratta solo di un testo creato grazie all’immaginazione (fatto che, di per sé, consente di riacquisire fiducia nelle proprie capacità), ma anche del configurarsi di una dimensione che le permetteva di estraniarsi per qualche ora da un mondo che l’aveva messa a dura prova ed entrare in un universo interamente suo, dove anche il più solo e abbandonato dei ragazzini poteva scoprire di avere doti magiche in grado di conferirgli tutta la fama che meritava. Anche se può sembrare una deduzione semplicistica, non è da escludere che l’agnosticismo della Rowling abbia un fondamento concreto nelle disgrazie che le sono capitate e nelle disavventure economiche, sociali e sentimentali.
Inoltre, il paragone della scrittrice con il protagonista dei suoi libri non è del tutto peregrino, poiché in Harry Potter and the Deathly Hallows Harry attraversa una situazione analoga:
* Rowling perde la madre; Harry perde il sostegno di Silente.
* Rowling affronta il periodo peggiore della sua vita da sola; Harry si imbarca nell’estenuante ricerca degli Horcrux senza credere più al suo mentore.
* Rowling riesce a risalire la china grazie alla scelta di non voler più deludere la figlia e di credere nelle proprie capacità di scrittrice; Harry riesce a vincere la disperazione grazie al sacrificio dell’amico Dobby, e alla scelta di credere nuovamente in Silente.
La parola chiave è qui “scelta”. E’ proprio la scelta a rendere l’uomo libero di optare per un cammino da percorrere, e la chiave del successo della saga è data dall’identificarsi del lettore nel percorso compiuto dal protagonista. Si tratta di un iter accidentato e pieno di tentazioni che, però, alla fine sigla la vittoria del bene.
Nelle sue dichiarazioni pubbliche, la Rowling non ha mai negato che la fede religiosa sia fondamentale, precisando però che certe pratiche, come quella dell’occultismo, finiscono per deviare e corrompere l’anima del credente. Da parte sua, l’utilizzo della magia sarebbe invece da associarsi al progetto fantasioso e consolante di una fuga dalla realtà, senza che a ciò si debba attribuire un particolare significato ontologico (al pari del ricorso al latino per gli incantesimi). Comunque, la Rowling evita di operare un distacco eccessivo dal mondo reale: allontanando i suoi protagonisti, poco per volta all’interno dei libri, dal castello di Hogwarts, l’autrice toglie al lettore l’illusione che la magia possa compensare totalmente le frustrazioni della vita quotidiana. L’idea che la scrittrice vorrebbe trasmettere è insomma che la magia fatta di sortilegi ed incantesimi, intesi come mezzo per sovvertire le leggi del mondo reale, non è la chiave del successo della saga né, tanto meno, motivo fondato di ostracismo da parte della Chiesa. L’unica vera magia è quella che la Rowling ha compiuto con la sua vita, uscendo da un momento tragico grazie all’amore per la figlia, ad una forza di volontà enorme e alla speranza di un futuro migliore: tutte e tre tematiche centrali dei suoi libri.
Se questa indagine biografistica non è bastata a rassicurare i lettori diffidenti sull’etica della saga potteriana, é opportuno condurre un’analisi più approfondita da un punto di vista narratologico, così da sincerarsi sul fatto che non esistono messaggi satanici, né incoraggiamenti alla pratica delle arti oscure, né tantomeno la sollecitazione all’apostasia nei libri di Harry Potter. Al contrario, è presente un forte senso di legame con la realtà, e le vicende che si susseguono esulano totalmente da un coinvolgimento totale della magia: fondamentali appaiono infatti i rapporti di amicizia, lealtà fraterna, amore materno e la forza di combattere per superare le avversità.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La saga di Harry Potter: fabula, trame allegoriche e la rilevanza di The Deathly Hallows
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Informazioni tesi
Autore: | Ottavia Ghelardoni |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Pisa |
Facoltà: | Lingue e Letterature Straniere |
Corso: | Lingue e culture moderne |
Relatore: | Laura Giovannelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 87 |
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