L'influenza della pressione fiscale sul tasso di disoccupazione e di crescita economica: Il caso italiano e un confronto con i paesi dell'unione europea

Il Prodotto interno lordo (PIL) rappresenta “il risultato finale dell’attività di produzione di beni e servizi delle unità produttrici residenti()”. Si tratta del più importante indicatore utilizzato per misurare il livello di benessere economico di un paese e, pertanto, stimato annualmente dall’ISTAT (istituto nazionale di statistica). Inoltre significativo risulta essere anche il PIL procapite() che misura il livello di benessere economico dei singoli individui residenti nel territorio dello stato.

La tabella sottostante riporta i valori (a prezzi correnti) del PIL a partire dal 1970, anno di prima disponibilità di dati, fino a tempi più recenti. Dalla stessa si evince il continuo aumento del PIL nel corso del tempo; E’ possibile osservare gli alti valori assunti dallo stesso a partire dal 1973 (anno della riforma Visentini) con tassi di crescita vicini al 20% annuo.

A partire dagli anni ’80, pur in presenza di valori positivi, i tassi di crescita annua si attenueranno e già dal 1992() si avvicineranno ai valori del 5% annuo; In seguito si stabilizzeranno su valori molto più contenuti e prossimi al 3% annuo fino ad arrivare all’anno 2009 in cui si è in presenza di una decrescita del PIL a causa della crisi economica scoppiata tra il 2008-2009 e non ancora conclusasi.

Importante, infine, risulta essere la disamina dell’andamento del prodotto interno lordo per ripartizione geografica. I dati di seguito esposti mostrano come il livello del PIL risulta essere nettamente inferiore nelle regioni del mezzogiorno. Nonostante, inoltre, l’andamento positivo assunto dal PIL nel corso del tempo, il centro-nord si assesta sempre a livelli nettamente superiori confermando i forti squilibri interni al territorio italiano.