Uno sguardo ad Oriente tra il XVI e il XVII secolo. Rapporti tra Occidente e Giappone durante il ‘Secolo Cristiano’ (1549-1650).
Olandesi e inglesi in Giappone. Un nuovo percorso storico
Le tensioni politiche tra Olanda e la corona di Spagna a partire dagli ultimi decenni del XVI secolo, portarono verso una lotta serrata per ottenere il monopolio commerciale delle spezie in Asia orientale, tra le Provincie Unite e il Portogallo, quest'ultimo passato sotto il dominio spagnolo nel 1580. Nel 1594, fu fondata da alcuni mercanti olandesi la Compagnie van Verre ( Compagnia per il commercio a lunga distanza), che inviò quattro navi pesanti e ben equipaggiate nelle Indie orientali, come supporto per le Provincie Unite. In un primo tempo, la compagnia cercò di evitare le zone controllate dai portoghesi, preferendo dirigersi verso l'isola di Giava, aprendo una base commerciale a Bantam. Nel 1602, l'organo governativo delle Provincie unite, rappresentato dagli Stati generali, diede il via alla fondazione della Vereenidge Oost – Indische Compagnie (VOC). Un'unica organizzazione commerciale olandese, la Compagnia olandese unita delle Indie orientali. Ad essa fu affidato il monopolio del commercio tra il Capo di Buona speranza e lo stretto di Magellano, godendo altresì di ampie autonomie politiche e militari. Lo scopo delle missioni della VOC era quello di investire ingenti capitali sul commercio, migliorare gli scambi, e mettere dunque sotto scacco economicamente e militarmente le potenze iberiche stanziate in Asia. Nel corso di pochi anni, gli olandesi riuscirono a sottrarre ai portoghesi le basi di Amboina, Tidore,Ternate e altre isole circostanti, ponendo con fermezza le basi per la supremazia sui mari e sul commercio delle spezie. La forza militare fece la differenza per il controllo del commercio marittimo. Questo, era soprattutto dedito allo scambio di spezie, come noce moscata, macis e chiodi di garofano, che erano prodotti
richiestissimi dall'Europa.
La VOC diventò una struttura federativa di tipo societaria. Passò dall'essere un'organizzazione imprenditoriale a una vera e propria società a capitale comune.
Il centro strategico dell'organizzazione si trovava nell'arcipelago indonesiano. Le basi di Bantam, Batavia (la futura Giacarta) e l'isola di Giava, furono i centri amministrativi e direttivi della Compagnia. Ma cosa spinse infine l'Olanda a commerciare con il Giappone? La richiesta di argento era diventata una necessità. I conflitti tra Olanda e Spagna, avevano chiuso di fatto le opportunità commerciali con il Vicereame della Nuova Spagna (odierno Messico), maggior produttore d'argento. Gli sforzi dunque si concentrarono in estremo oriente, in particolare in Giappone, unica fonte alternativa di Argento. L'esportazione del prezioso materiale nipponico era direttamente correlato all'importazione di prodotti provenienti dalla Cina, in particolare la seta, che durante i primi anni del XVII secolo era gestita dai mercanti giapponesi, cinesi e portoghesi. A partire dal 1624, il commercio Nippo – olandese entrò nel vivo. Il primo olandese a sbarcare in Giappone, fu Dirck Gerritz Pomp.
Arrivò sulle coste giapponesi nel 1585 come membro dell'equipaggio di una nave portoghese chiamata Santa Cruz diretta prima in Cina e poi in Giappone. Egli descrisse ai suoi connazionali le sue personali considerazioni sull'arcipelago nel Tresoor der Zeevaert , nel quale analizza il culto giapponese, considerato simile a quello cinese, nonché la religione cristiana che aveva il suo fulcro nella città di Nagasaki. Scrisse cenni sulla vicenda gesuita. Descrisse come i gesuiti furono allontanati dal Giappone perché tutti loro volevano commerciare e aggiunse descrizioni sommarie sulla fisionomia degli abitanti giapponesi. Dubbi sulla sua permanenza furono tuttavia sollevati vista la scarsa entitâ delle informazioni che giunsero agli olandesi. Tutt'al più si pensò che l'uomo, trovandosi in Cina, ebbe modo di ricavare notizie frammentarie sul Giappone. Altri navigatori olandesi come Jan Huyghen van Linschoten, pur non arrivando direttamente sull'arcipelago, ne esaminarono gli abitanti, descrivendone la fisionomia, le abitudini, le tradizioni, nonché la situazione politica esistente in Giappone e soprattutto la presenza di ricche miniere di argento. I giapponesi davano grandissimo valore agli oggetti d'arte antichi, teiere, piccoli dipinti e armi. Si intravide davvero la possibilità di un remunerativo scambio commerciale Olanda -Giappone. A partire dal 1598, più di venti navi, salparono dall'Europa in direzione dell'Asia.
In particolare, una flotta costituita da cinque navi, seguì una rotta che prevedeva l'attraversamento dello stretto di Magellano e l'arrivo alle Filippine, Cina e Giappone. Le navi portavano il nome di : De Hoop, De Liefde,'T Geloof, De Trouw e De Blijde Bloodschap.
Della flotta, solo la "T Geloof" riuscì a tornare in patria. Essa portò con se un equipaggio decimato; le altre furono invece catturate dai portoghesi o si dispersero nell'oceano Pacifico. Reduce da un viaggio pieno di pericoli, solo la De Liefde ebbe modo di approdare sulle coste giapponesi. In realtà la nave era diretta nelle Indie orientali e nelle Molucche, ma avendo con se un carico di tessuti di lana, si pensò bene che la popolazione del posto, abitando in luoghi così caldi, non avrebbero gradito gli scambi. Si decise in fine di dirigersi verso il Giappone. La nave quindi approdò alla baia di Beppu non lontana dall'antica provincia giapponese di Bungo, il 19 Aprile del 1600.
Secondo le testimonianze dell'epoca, la grande imbarcazione fu circondata subito da altre più piccole, tra le quali vi stavano dei gesuiti. Quest'ultimi pensarono si trattasse di un galeone spagnolo, che perdendo la rotta aveva raggiunto casualmente il Giappone. Si accorsero però che in realtà si trattava di una nave definita da loro di «Pirati protestanti nemici dei portoghesi e dei cattolici». I gesuiti, si mossero dunque senza indugio affinché il governatore venisse a conoscenza e prendesse provvedimenti immediati. Gli sforzi dei religiosi furono però vani: fu permesso alla nave di entrare nel porto di Bungo e alla ciurma di poter finalmente scendere a terra. Il carico della nave era ricco di svariate merci di valore (tessuti di vario tipo, coralli, occhiali, oggetti in vetro e ingenti somme di denaro) e in aggiunta ad esse numeroso materiale bellico (fucili, cannoni e polvere da sparo).
La presenza di cotanto arsenale fece insospettire i portoghesi li presenti, i quali cercarono di alimentare sentimenti ostili nelle menti dei giapponesi. Il carico dunque venne sequestrato dai funzionari della provincia. Il 28 Aprile 1600, il capitano inglese della De Liefde William Adams, fu convocato per un incontro solenne dinanzi lo Shogun Ieyasu. Un passaggio fondamentale nelle relazioni Europa – Giappone, ha adesso inizio. Il capitano si trovò a colloquio con il governante il 12 Maggio 1600. Il ricevimento durò molto a lungo in un clima di assoluta cordialità e gentilezza, cosa che era difficilmente auspicabile data la natura di Ieyasu. Adams comunicò allo Shogun le reali intenzioni pacifiche degli olandesi, i quali si trovavano in conflitto solo con i portoghesi e con gli spagnoli. Quando fu mostrata a Ieyasu la tratta seguita dagli olandesi per arrivare in Giappone, egli ne fu straordinariamente colpito. Lo accolse per questo in maniera positiva e incoraggiò gli scambi commerciali. I diversi incontri che si susseguirono fino al mese successivo, permisero allo Shogun di percepire le reali intenzioni degli olandesi.
Notò che non rappresentavano una minaccia e soprattutto non avevano nulla a che fare con la religione cattolica, unica, a suo modo di vedere, a poter rompere gli equilibri fino ad allora raggiunti. Nel Giugno del 1600, il capitano e gli uomini che costituivano il suo equipaggio, vennero condotti al porto di Sakai. Il contributo bellico degli olandesi nella battaglia decisiva di Sekigahara tramite l'uso dei cannoni, portò alla vittoria Ieyasu, ricompensando gli europei con una grossa somma di denaro e accordando le relazioni commerciali tra i due paesi.
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Informazioni tesi
Autore: | Gianpaolo Crisafi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Università degli Studi di Catania |
Facoltà: | Lingue e culture europee, euroamericane ed orientali |
Corso: | Lingue e letterature straniere |
Relatore: | Lavinia Gazzè |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 103 |
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