Maternità e bias percettivi: uno studio pilota sulla percezione degli stimoli visivi nelle madri
Baby blues, depressione postnatale e psicosi puerperale
Per quanto la nascita di un bambino rappresenti uno dei momenti più belli della vita di una donna, rimane comunque un periodo particolarmente critico in cui la madre è molto vulnerabile e può sviluppare sintomi depressivi.
Le stime (Monti, Agostini, 2006) riportano che una percentuale che varia dal 30 all'85% delle neomamme è a rischio di sviluppare una condizione depressiva transitoria nei giorni successivi al parto, chiamata maternity blues. Si tratta di una sindrome caratterizzata da sintomi ansiosi e tono dell'umore decalato e che tende a regredire autonomamente entro il primo mese di vita del bambino.
Diverso è invece il caso della depressione postpartum, una condizione psichiatrica più severa che coinvolge circa il 15% delle puerpere. Si tratta di un quadro con sintomi completamente assimilabili a quelli classici del disturbo depressivo ad eccezione del periodo d'insorgenza, che in questo caso è direttamente riconducibile all'evento del parto (Jesse e Graham, 2005). La sua comparsa può determinare gravi conseguenze sulla vita della donna ed in particolare risulta in grado di compromettere l'interazione madre-bambino, in quanto tali condizioni emotive si riflettono sul comportamento di accudimento.
Il comportamento delle madri che soffrono di depressione postpartum è caratterizzato da passività, minore espressione di affetti positivi e contatto fisico, mancanza di disponibilità emotiva nei confronti del bambino, ridotta capacità nel percepirne i segnali e a rispondervi in modo adeguato e contingente (Murray e Trevarthen, 1983; Field e coll., 1985). Al bambino non viene così fornito il supporto di cui ha bisogno per il suo sviluppo psicofisico e relazionale, tanto che alla Strange Situation i figli di madri depresse mostrano un'alta frequenza di attaccamenti di tipo insicuro (Radke-Yarrow e coll., 1985).
A livello d'interazione verbale, la depressione sembra influenzare la quantità delle parole (Teasdale e coll., 1980), la qualità della voce (Sherer, 1986) e anche la frequenza del contatto oculare (Bellack e coll., 1983) delle madri quando si rivolgono ai propri bambini.
Inoltre, anche i partner delle donne con depressione postnatale mostrano, a lungo andare, maggiori disturbi dell'umore, quali un disturbo d'ansia generalizzato o un episodio di depressione maggiore (Milgrom e McCloud, 1996; Areias e coll., 1996). Risulta quindi chiaro quanto sia importante identificare e diagnosticare tempestivamente la depressione postpartum in modo da limitare il più possibile gli effetti negativi sulla donna e sulla sua famiglia in generale.
La psicosi puerperale si manifesta invece attraverso sintomi affettivi (depressione, mania o stati misti) a cui si associano elementi deliranti: allucinazioni, incoerenza, disorganizzazione del comportamento, confusione mentale. I contenuti dei deliri sono collegati all'esperienza materna e generalmente riguardano la vita e la salute del bambino, che la madre crede compromesse, l'appartenenza del neonato, che la donna crede essere stato scambiato con un altro o, ancora, deliri di negazione dell'esistenza del figlio e della maternità. Dal momento che questa patologia sembra, almeno in parte, biologicamente mediata e che la sintomatologia appare fin da subito piuttosto grave, è richiesto l'intervento di uno psichiatra che valuterà la possibilità di un ricovero o di una terapia farmacologica domiciliare anche al fine di prevenire eventuali agiti aggressivi nei confronti del bambino.
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Maternità e bias percettivi: uno studio pilota sulla percezione degli stimoli visivi nelle madri
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Informazioni tesi
Autore: | Sabrina Berardo |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia Clinica e di comunità |
Relatore: | Rocco Quaglia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 125 |
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