La politica estera dell'Iran contemporaneo
Il sostegno iraniano alla ''primavera araba'' - Il risveglio islamico tra passato e presente
Gli eventi che hanno infiammato il Nord Africa e il Medio Oriente nel corso del 2011, comunemente definiti "primavera araba", hanno causato la caduta o la destabilizzazione di regni e repubbliche segnando un radicale cambiamento in tutta la regione e rimettendo in gioco l'equilibro delle potenze operanti nell'area.
Per quanto questo cambiamento sia considerato da molto analisti uno spartiacque storico, paragonabile alla seconda guerra mondiale o alla caduta del Muro di Berlino, secondo il mio modesto parere si tratterebbe di una riedizione delle lotte che già dagli anni '70 contrapponevano gioventù povera e gruppi islamisti alleati alla classe dirigente laica nazionalista filoccidentale o filosovietica a seconda dei casi; la sostanziale differenza è che la vittoria, questa volta, sia stata registrata dagli islamisti.
Già dagli anni '70 del secolo scorso, infatti, il boom demografico dei paesi Nordafricani e Vicino orientali aveva causato un esodo di massa dalle campagne alle città, in cui i giovani si riversavano in cerca di prospettive di vita migliori, spesso promesse dall'ideologia dominante. Le frustrazioni della gioventù araba furono abilmente sfruttate da movimenti islamisti che riscossero grande successo tra queste masse di diseredati. Questi gruppi iniziarono così la loro scalata al potere scontrandosi, spesso in modo anche violento, con la classe dirigente; i principali esempi di questi scontri li ritroviamo nella storia algerina ed egiziana.
Negli anni '80, inoltre, i due baluardi dell'islam politico si "scontreranno" per ampliare la propria influenza ed ottenere la supremazia nella regione; parliamo ovviamente della Repubblica islamica dell'Iran, portatrice di un modello sciita e rivoluzionario, e l'Arabia Saudita, monarchia assoluta difenditrice dei luoghi sacri dell'Islam e fautrice di una visione islamica reazionaria e puritana, il wahabismo.
Da un lato la monarchia saudita espandeva la propria influenza con i finanziamenti della Banca islamica di sviluppo, mentre dall'altro l'Iran tentava di esportare la rivoluzione in Iraq (col quale era in guerra) e in Libano, dove creò, come abbiamo visto, la milizia Hezbollah.
Al di là della diffusione dell'islam politico a scapito dei regimi laici, progressisti e nazionalisti, l'élite al potere in questi Stati mantenne saldamente il controllo nei rispettivi territori cooptando parte del discorso islamista o semplicemente reprimendolo con violenza.
Il 2011 vede così riaccendersi il fuoco della protesta, le cui radici affondano nel secolo precedente. Lo scenario è simile, i giovani rappresentano più del 50% della popolazione di quei paesi, sono istruiti ma non trovano un lavoro all'altezza della loro istruzione, la disoccupazione dilaga e la crisi economica diventa la goccia che fa traboccare il vaso. Inoltre la diffusione e la propaganda dei partiti islamici più o meno radicali ha continuato negli anni a fare proseliti tra una popolazione che faticava a riconoscersi in un sistema spesso corrotto, sottomesso agli interessi occidentali e che non era più in grado di garantire il benessere sociale dei cittadini. [...]
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La politica estera dell'Iran contemporaneo
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Informazioni tesi
Autore: | Gianluca Padovan |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e di governo |
Relatore: | Alberto Martinelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 243 |
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