Il Giappone visto dai letterati italiani e il caso di Dino Buzzati
Il viaggio di Alberto Arbasino: un Giappone Express
La caratteristica relativa al viaggiare che muta dal decennio del 1970 in poi è sicuramente la modalità con cui si viaggia. O per meglio dire, non si viaggia più: ci si sposta da un posto all'altro nel giro di pochi giorni o ore, grazie ai voli intercontinentali.
Cosa significhi oggi viaggiare, Ercole Patti esprime in maniera esaustiva nell'introduzione a Un lungo viaggio lontano, ripubblicazione di questo periodo di Le Ragazze di Tokyo, Viaggio da Tokyo a Bombay:
Nel 1931 si viaggiava ancora come nell'Ottocento. Per arrivare in India il piroscafo Pilsna del Lloyd Triestino ci metteva 15 giorni e altri 15 per tornare a Brindisi. Per raggiungere il Giappone […] impiegava un mese. Un altro mese per ritornare e quaranta giorni di permanenza […] Erano ancora paesi che si conquistavano dopo lunghi viaggi con lenti e affascinanti scali diversissimi e lontani uno dall'altro che davano la sensazione di quanto ci allontanassimo dal nostro paese. Il viaggiatore odierno impacchettato in un jet, senza vedere niente nemmeno dal finestrino, piomba di colpo in Giappone mentre ha ancora addosso la camicia indossata a Roma o a Milano e la barba rasa a Roma non è ancora del tutto cresciuta per una nuova rasatura.
Se queste sono le premesse, improntate in favore del risparmio del tempo, ne consegue che anche il sostare e il narrare da parte degli scrittori cambiano: la permanenza nei luoghi visitati, ha infatti una durata minore e nello scrivere viene completamente omessa la parte esperienziale del viaggio, in favore di una componente più visiva. Inoltre, se viaggiare comporta meno tempo, si ha l'opportunità di visitare più luoghi e località: non esiste più il viaggio, ma più viaggi.
Sono frequenti poi i rimandi e le comparazioni con l'Italia o altri paesi occidentali, come nel caso di alberghi, stazioni ferroviarie piazze, vie. Spesso però, queste comparazioni diventano un pretesto per divagazioni culturali e letterarie.
Il paese visitato non è più il centro della propria scrittura, viene sostituito da un esercizio di stile in prosa: partire come pretesto per scrivere altro.
Se i luoghi e le atmosfere quindi interessano in maniera relativa, anche le esplorazioni, il senso di scoperta che caratterizzavano gli scritti degli autori precedenti e soprattutto, l'aspetto emozionale, mancano del tutto.
Nel panorama letterario degli anni Settanta soltanto Arbasino e Calvino si recano in Giappone.
Arbasino, è l'esempio lampante di questa tendenza; improntata sulla velocità e sul pretesto di viaggiare per scrivere altro. A partire dal titolo del suo reportage: Trans-Pacific Express; è una citazione-parodia dell'Orient Express, il famoso treno passeggeri a lunga distanza che con rapidità, collegava Parigi con Costantinopoli, l'odierna Istanbul, alla fine dell'Ottocento. Con questo titolo, Arbasino intende ricordare che anche all'epoca si viaggiava in maniera molto veloce verso terre lontane, esattamente come ora si viaggia con i jets.
I suoi tuttavia sono microviaggi express per l'appunto, molto rapidi e che coinvolgono più paesi; addirittura dieci, in poco tempo. Però non riesce ad apprezzarne nemmeno uno, Giappone compreso. [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il Giappone visto dai letterati italiani e il caso di Dino Buzzati
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Informazioni tesi
Autore: | Chiara Sibilla |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Università degli studi di Genova |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Dams - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo |
Relatore: | Simona Morando |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 154 |
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