Misure di sicurezza e pericolosità sociale nel diritto penale moderno. Casi, questioni, prospettive.
Dall’infermità mentale alla scindibile pericolosità sociale
Che l'infermità mentale sia scindibile dalla pericolosità sociale lo si deduce in prima battuta dal fatto che un soggetto infermo di mente, non necessariamente risulta essere pericoloso. Difatti saranno distinti gli interrogativi circa l'infermità mentale e la pericolosità sociale, che il giudice nel corso di una perizia psichiatrica rivolgerà al perito, ovverosia: dica il perito, utilizzando tutti gli strumenti diagnostici a sua disposizione, se l'imputato fosse capace di intendere e di volere al momento del fatto, tenuta presente la natura del reato a lui contestato; secondo interrogativo, dica il perito se l'imputato sia da considerarsi socialmente pericoloso ai sensi dell'art. 203 c.p., se cioè appaia probabile che nel futuro commetta fatti preveduti dalla legge come reati.
Tuttavia nonostante il giudice rivolga un quesito attinente la pericolosità sociale al perito, rimane il fatto che contrariamente all'infermità mentale per la quale si fa ricorso al ramo della medicina, il giudizio di pericolosità sociale è vincolato ai criteri di ambito giuridico stabiliti dall'art. 133 c.p. Vi sono due aspetti della pericolosità sociale dei quali si deve tener conto ed evitare nel modo più assoluto di confonderli, essi sono la pericolosità sociale psichiatrica e la pericolosità sociale giuridica. «Il giudizio di quest'ultima come detto precedentemente si basa sui criteri fissati dall'art. 133 c.p., mentre il giudizio della pericolosità sociale psichiatrica si fonda sulla psichiatria, in rapporto alla condizione patologica del reo, ma sarà comunque solamente il giudice a pronunciarsi sul giudizio di pericolosità sociale, dopo aver preso in considerazione lo stato mentale di esso». In passato l'applicazione delle misure di sicurezza all'infermo di mente non precludeva l'accertamento della pericolosità sociale, in quanto non trattandosi di un soggetto sano di mente, era concessa la presunzione di pericolosità sociale.
In altre parole subentrava quell'automatismo che vedeva l'infermo di mente come un soggetto pericoloso per la società, il quale doveva essere destinato alla misura di sicurezza dell' OPG attraverso la quale tenerlo sotto controllo. «Invero l'art. 204 comma 2 c.p. dapprima oltre all'accertamento della pericolosità sociale caso per caso, comprendeva delle tesi che presumevano la suddetta pericolosità del soggetto». L'art. sopracitato, prima che venisse abrogato, ordinava che nei casi espressamente determinati, la qualità di persona socialmente pericolosa era presunta dalla legge.
I casi espressamente determinati si riferivano ai prosciolti per infermità psichica, per intossicazione cronica da alcool o stupefacenti, per sordomutismo o per minore età ; ai condannati per delitto non colposo, a pena diminuita per infermità psichica, per cronica intossicazione da alcool o stupefacenti o per sordomutismo; ai condannati alla reclusione per delitto commesso in stato di ubriachezza abituale o di intossicazione abituale da stupefacenti; ai condannati per reato di ubriachezza abituale o per reato commesso in stato di ubriachezza abituale; ai minori imputabili condannati per delitto commesso durante l'esecuzione di una misura di sicurezza cui erano stati sottoposti perché non imputabili; ai condannati alla pena della reclusione per almeno dieci anni; ai condannati ammessi alla liberazione condizionale; ai condannati per taluni reati specificatamente previsti dalla legge; ai delinquenti abituali presunti. Nell'epoca moderna come si è già affermato, è stata superata ogni forma di presunzione, in quanto è stato accertato che possono esserci infermi di mente non socialmente pericolosi e sani di mente socialmente pericolosi.
A testimonianza di ciò il fatto che il codice penale moderno prevede l'applicazione delle misure di sicurezza per i soggetti socialmente pericolosi, siano essi imputabili che non imputabili. Difatti con la già citata sentenza n. 9163/2005, si è visto che le Sezioni Unite Penali della Corte di Cassazione hanno sancito che anche i disturbi della personalità possono essere considerati idonei a escludere o scemare grandemente la capacità d'intendere e di volere di un soggetto, sempre tenendo conto della loro consistenza, intensità, rilevanza e gravità. «Ebbene i disturbi della personalità possono reputarsi massime manifestazioni di attributi che ogni soggetto ha».
I disturbi della personalità nel DSM vengono ripartiti in tre cluster. Nel cluster A troviamo i comportamenti strani o eccentrici; nel cluster B i comportamenti emotivi o drammatici; e nel cluster C i comportamenti ansiosi o timorosi. «La medicina è titubante nell'enunciare una probabile pericolosità sociale su fondamento empirico come nel caso dell'infermità mentale; questo perché a differenza dell'accertamento di quest'ultima che consiste nell'eseguire una diagnosi, nel caso della pericolosità sociale si andrebbe a esprimere una prognosi indefinita»
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Misure di sicurezza e pericolosità sociale nel diritto penale moderno. Casi, questioni, prospettive.
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Informazioni tesi
Autore: | Valeria Rondinelli |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Scienze per l'investigazione e la sicurezza |
Facoltà: | Dipartimento di filosofia, scienze sociali, umane e della formazione |
Corso: | Sociologia |
Relatore: | Daniela Falcinelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 75 |
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