Il discorso politico nei nuovi media. Julian Assange su WikiLeaks in YouTube.
New media e WikiLeaks: tecnologia, informazione disintermediata e movimenti sociali
In una società basata sull'elettronica, le informazioni specifiche necessarie alla produzione e alla distribuzione, dalle automobili ai computer, saranno contemporaneamente a disposizione di tutti. Lo spionaggio diventerà una forma d'arte. La cultura verrà ristrutturata come un circuito elettrico, in cui tutti i punti di collegamento saranno importanti centri di trasmissione.
L'uomo elettronico rifiuterà il concetto di un centro dirigente e le limitazioni delle regole sociali basate sui rapporti interpersonali. Il computer, il satellite, i data base e le nascenti compagnie di telecomunicazioni trasmettitrici di molteplici e variate informazioni spezzeranno quel che rimane del vecchio sistema basato sulla stampa, ridurranno il numero dei lavoratori nei luoghi di lavoro, distruggeranno quanto è rimasto della privacy personale e destabilizzeranno politicamente intere nazioni per mezzo di un totale trasferimento di informazioni non filtrate, che passeranno le frontiere nazionali grazie alle innumerevoli unità a microonde e ai satelliti interattivi.
(McLuhan, 1992: 123)
L'affermazione estremamente visionaria, per quanto radicale, di Marshall McLuhan aveva predetto scenari in parte simili a quelli osservabili nella realtà contemporanea.
La rivoluzione avviata all'alba dei nuovi media che investe le modalità di comunicazione e informazione diffuse all'interno delle società contemporanee ha avuto implicazioni inevitabili per tutti i partecipanti alla comunicazione, dall'assunzione di responsabilità, alla consapevolezza dei rischi dovuti all'utilizzo inappropriato di queste tecnologie. Nell'era dell'informazione digitale, il cambiamento si era già percepito dopo i primi impatti: “New media have implications for knowledge, and consequently for the contemporary elites who live by knowledge” (Robins, 1999: 18). La sfera politica, come si è già avuto modo di spiegare nel dettaglio (cfr. 3.8.), ha dovuto riconoscere le potenzialità dei mezzi di comunicazione di massa, comprenderne il funzionamento e quindi adeguarsi alle nuove forme di comunicazione (basti pensare ai messaggi concisi dei personaggi pubblici e politici su Twitter), in modo tale da stabilire un contatto con il nuovo pubblico mediale, costituito anche dagli utenti della rete, che talvolta preferiscono addirittura i nuovi strumenti di informazione a quelli tradizionali.
Contemporaneamente, all'interno della sfera pubblica nasceva la curiosità di esplorare le nuove opportunità partecipative avvertite nell'utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione. E questa curiosità portava con sé anche aspettative e speranze: “The relatively recent emergence of new media technologies has given rise to initial hopes for the revival of a public sphere of unmediated discourse” (Coleman, 1999: 68).
Mentre alcuni temevano un ripetersi, in nuove forme, di un ordine precostituito, unidirezionale, apparentemente disintermediato, ma comunque sottoposto al controllo verticale, per altri i nuovi media avrebbero presto potenziato i servizi e l'efficacia comunicativa dell'intero sistema mediale, anziché impoverirlo, essendo dotati di un raggio di propagazione dei contenuti più ampio e dimostrandosi idonei anche riprodurre, con effetti moltiplicati, i servizi già proposti dai media tradizionali (cfr. capitolo 3). Ciononostante, le ipotesi iniziali sull'uso di questi mezzi all'interno del dominio della politica preannunciavano un ulteriore controllo da parte dell'élite sui veicoli e sui destinatari della comunicazione:
Ironically, the first impact of the new information and communication technologies (ICTs) upon the political process was for the old political elite to appropriate them as parasitical tools in the more efficient service of existing media.
(Ibid.)
Sempre agli inizi del nuovo millennio, Rakow (1999: 80) notava che, nonostante incoraggianti segnali emersi al sorgere delle nuove tecnologie, gli ostacoli da sormontare per permettere una maggiore democrazia e partecipazione dal basso erano ancora molti, e in parte sussistono ancora. Tra questi, l'agenda dei maggiori decisori politici, il modello di comunicazione tradizionale, che prevede la trasmissione verticale di informazione e fortemente radicato nella cultura dei cittadini, quindi intrinsecamente difficile da alterare, insieme agli scarsi finanziamenti economici e al poco sostegno morale destinati alle organizzazioni di civili interessate a sovvertire un ordine comunicativo precostituito, in cui l'accesso al sistema mediale era ridotto e i media venivano spesso sfruttati come mezzi di conservazione del potere di una ristretta cerchia. Più tardi, però, con la rapida e sorprendente diffusione dei blog e dei social network, per alcuni ritenuti fonti di incultura e disinformazione, ma senza dubbio media inclusivi ed estremamente partecipativi rispetto ai precedenti, si è dovuto riconoscere un crescente potere comunicativo della sfera pubblica che, lentamente, ma inesorabilmente, stava prendendo forma all'interno del nuovo spazio mediale, in un'inversione di tendenza rispetto a quanto si poteva osservare durante l'egemonia del mezzo radiotelevisivo. [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il discorso politico nei nuovi media. Julian Assange su WikiLeaks in YouTube.
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Informazioni tesi
Autore: | Margherita Rossolini |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT) |
Facoltà: | Interpretariato e traduzione |
Corso: | Interpretariato e traduzione |
Relatore: | Claudia Monacelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 260 |
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