Flessibilità delle risorse umane: forme, strumenti e implicazioni per i soggetti lavoratori
La flessibilità per il lavoratore
È opinione diffusa che la flessibilità del lavoro favorisca l'ingresso nel mercato del lavoro dei giovani e sia in grado di favorire l'occupazione e di conseguenza combattere la disoccupazione.
La flessibilità offre ai lavoratori maggiori opportunità di fare ingresso in un'impresa e di conseguenza sul mercato del lavoro anche se per un periodo limitato. Da qui parte l'idea che il lavoratore inizi il suo apprendimento professionale e le sue competenze aumenteranno. Ciò condurrà il lavoratore inevitabilmente a trovare un nuovo impiego al termine del precedente. Secondo molte analisi, tanto più elevata è la flessibilità tanto più è agevole diminuire i tassi di disoccupazione, senza innescare effetti economici indesiderati. Purtroppo questa relazione positiva tra flessibilità ed occupazione resta perlopiù teorica in quanto numerose ricerche empiriche, tra cui quelle condotte dall'Ocse e dall'Istat, hanno dimostrato che la flessibilità non accresce i tassi di occupazione e talvolta contribuisce ad aumentare la disoccupazione.
Il lavoratore, attraverso la flessibilità può ottenere delle opportunità; una delle più importanti è quella che consente di trovare il lavoro che meglio si adatta alle propria personalità e alle proprie caratteristiche. In particolare ha la possibilità di cambiare mansioni (sia all'interno della stessa azienda, che all'esterno) fino a giungere alla mansione preferita o comunque quella che ci si avvicina di più. Questo comporta una maggiore soddisfazione personale che ha come conseguenza immediata effetti positivi sia per se stesso (gratificazione e appagamento personale) che per l'impresa presso cui opera con migliori perfomance e maggiore produttività.
Dei vantaggi per il lavoratore si ottengono anche mediante la flessibilità temporale; questa permette di gestire al meglio l'orario di lavoro secondo le proprie esigenze personali e il vantaggio diviene ancora più forte se il lavoratore ha piena autonomia nella gestione dell'orario di lavoro.
La flessibilità permette anche il perseguimento delle pari opportunità e eguaglianza di genere nell'ambiente lavorativo; è noto che grazie a strumenti flessibili come ad esempio il part-time è stato possibile per molte donne entrare nel mercato del lavoro.
La flessibilità non offre solo vantaggi per il lavoratore ma anche lati negativi soprattutto perché la flessibilità spesso sfocia in precarietà. Ciò comporta per l'individuo l'impossibilità, per la maggior parte di lavori, di accumulare una significativa esperienza professionale permettendo solo raramente la possibilità di fare una carriera: il lavoratore è costretto, nella maggior parte dei casi ad occupare ruoli sempre diversi per periodi brevi e di conseguenza non riesce ad acquisire conoscenze approfondite, piuttosto raggiunge dei livelli appena sufficienti di formazione per ogni mansione che va a ricoprire senza raggiungere mai un discreto grado di specializzazione per nessuna di esse.
Una ulteriore conseguenza negativa è l'impossibilità parziale o totale di effettuare dei progetti in ambiti professionali e personali: la flessibilità comporta nel lavoratore una forte incertezza sul futuro su tanti fronti quali la stabilità di un impiego lavorativo, la sicurezza di un salario/stipendio. È inevitabile, quindi, che le persone evitino di fare progetti i quali richiedono certezza su alcuni elementi.
La flessibilità comporta anche la destrutturazione, e spesso l'eliminazione di aspetti relazionali del lavoro che invece sono alla base dell'identità e integrazione sociale della persona (Gallino, 2008).
Tutte queste conseguenze negative possono sfociare nello stress: flessibilità non significa, solo, che una persona cambia tanti lavori intervallati da periodi di disoccupazione. Cambiare continuamente lavoro vuol dire anche cambiare luoghi e nuclei sociali di riferimento, abituarsi a contesti nuovi, variare di continuo le aspettative sul proprio futuro. L'intermittenza e la brevità della missione, l'incertezza sulla prosecuzione del rapporto di lavoro, l'irregolarità dal lato economico, l'impossibilità di pianificare la propria vita a lungo termine sono fonte continua di preoccupazioni. Queste condizioni generano insicurezza psicologica e stress eccessivo tanto da causare malessere (Lombardo, 2011).
Come già affermato nel paragrafo precedente, la flessibilità conduce il lavoratore a non legarsi all'impresa; l'assenza della sensazione di attaccamento e di fedeltà all'azienda oltre che delle conseguenze negative per l'impresa stessa provoca problemi anche al lavoratore il quale si trova a passare buona parte del suo tempo in un ambiente considerato quasi del tutto estraneo con conseguenze negative dal lato psicologico.
Infine, c'è il problema mobilità, dei lavoratori all'interno del mercato del lavoro. Una mobilità territoriale dei lavoratori, infatti, può determinare elevata disoccupazione anche in presenza di una domanda che, complessivamente, consentirebbe maggiore occupazione. In questa situazione si viene a creare un eccesso di domanda in alcune aree, dove esisterebbero posti disponibili , accanto a un eccesso d'offerta di lavoro (disoccupazione) in altre aree. Queste discrasie sono causate dall'impossibilità, o dalla difficoltà, per i lavoratori disoccupati di trasferirsi nelle aree dove troverebbero un impiego; ciò è dovuto principalmente a i costi di trasferimento, talvolta molto elevati di fronte a una retribuzione che in particolare all'inizio del rapporto lavorativo non si presenta molto alta. Oltre ai costi ciò che incide sono anche fattori socioculturali: in alcuni paesi (tra cui l'Italia) c'è una base culturale che vede come massima e unica aspirazione di un individuo il lavoro a tempo indeterminato nell'area di provenienza senza dover far ricorso a spostamenti e trasferimenti sia da un'area geografica ad un'altra sia da un'impresa ad un'altra.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Flessibilità delle risorse umane: forme, strumenti e implicazioni per i soggetti lavoratori
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Informazioni tesi
Autore: | Melissa Bianchi |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Perugia |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Amministrazione e Legislazione Aziendale |
Relatore: | Marina Gigliotti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 155 |
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