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Teoria e Metodi per l'Indagine dell'Alleanza Terapeutica

L’alleanza nella terapia di gruppo

Nella terapia di gruppo il rapporto non è più diadico ma multipolare. Lo sviluppo terapico ha la necessità del coinvolgimento di tutti i membri del gruppo e il successo della terapia dipende dal clima di solidarietà e di aiuto reciproco che si è riusciti a creare. Infatti, afferma Irvin Yalom,
i pazienti si aiutano enormemente nel processo terapeutico. Possono offrire appoggio, suggerimenti, intuizioni, rassicurazioni, o dividere con altri membri del gruppo problemi simili. È facile che i membri del gruppo accettino più volentieri osservazioni da un altro membro che dal terapeuta. (Yalom, 1970, p. 30).

Secondo Yalom sono molteplici i fattori che definiscono l’esperienza terapeutica di gruppo. Fra questi sono particolarmente importanti: il clima di gruppo improntato sulla speranza; l’altruismo; le tecniche di socializzazione; la coesione e il senso di appartenenza al gruppo; l’esperienza emotiva correttiva.

Il fatto che nel gruppo si sviluppi una terapia non permette che sempre e comunque il clima interno sia sereno e senza scosse. L’esperienza emotiva correttiva, ad esempio, ê di per sé un evento difficile, poiché consiste, come affermava Franz Alexander nel 1946, nell’”esporre il paziente, in condizioni più favorevoli, a situazioni emotive che nel passato non era riuscito ad affrontare. Per essere aiutato, il paziente deve subire un’esperienza emotiva correttiva capace di porre rimedio all’esperienza precedente”. (Alexander, French, 1946, p. 18). Ma ciò è possibile, avverte Yalom, se il gruppo è in grado di fornire un senso di sicurezza, d’impegno e di sostegno, tali da consentire l’espressione di emozioni aperte anche drammatiche.

Citando gli studi di Bloch e Crouch, Yalom sottolinea l’importanza della coesione, che si può definire la “condizione dei membri del gruppo che percepiscono calore e si sentono a proprio agio nel gruppo, che sentono di appartenervi, che apprezzano il gruppo e a loro volta si sentono apprezzati, incondizionatamente accettati e sostenuti dagli altri membri”. (Yalom, 1970, p. 69).

Un gruppo coeso crea attrazione verso i suoi membri, permette di stabilire legami significativi, spinge i suoi membri ad esprimersi e a diventare consapevoli accettando aspetti di sé fino ad allora rifiutati, favorisce un maggiore auto svelamento, una maggiore capacità di affrontare e risolvere i conflitti all’interno del gruppo, stimola e sorregge l’autostima, crea stabilità: nei gruppi coesi sono maggiori la costanza e l’assiduità alle sedute (ivi, pp. 90-91).

La coesione quindi consente di definire in modo partecipato e condiviso obiettivi e compiti dell’alleanza terapeutica proprio per il clima di trasparenza, empatia, stabilità che sostiene (o dovrebbe sostenere) il gruppo, e quindi si rivela come un parametro fondamentale sia per la verifica della solidità dell’alleanza terapeutica, sia, in definitiva per assicurare il buon esito della terapia. È quanto cercheremo di verificare nella seconda parte di questo lavoro esaminando un caso empirico di terapia di gruppo. Qual è in tale contesto gruppale il ruolo del terapeuta? In quanto propone obiettivi, regole, compiti, si può considerare il catalizzatore dell’alleanza terapeutica.

Una volta che il gruppo è una realtà fisica, i terapeuti devono indirizzare le loro energie alla trasformazione del gruppo in un sistema sociale terapeutico. È necessario stabilire un codice orale di regole o norme comportamentali che guideranno l’interazione del gruppo (ivi, p. 135).

Diverse sono le competenze che si richiedono a un terapeuta: deve essere un esperto, deve proporsi come modello (di sincerità, di spontaneità, di responsabilità, di tolleranza), dev’essere un “osservatore partecipante”, deve riconoscere i conflitti e sapere intervenire in essi positivamente, deve comprendere problemi e relazioni razionalmente ed empaticamente, deve proporre chiarimenti e interpretazioni, deve sapere anche utilizzare “forme speciali di terapia”, come ad esempio l’indagine sui sogni raccontati dai membri del gruppo (cfr. Yalom, 1970, pp. 132-242 e 442-487).

I sogni del paziente, nelle terapie di gruppo, possono rivelare fantasie nascoste e desideri del sognatore nei confronti di qualche membro del gruppo e nei confronti del terapeuta, fantasie e desideri spesso transferali. I pazienti del gruppo devono essere invitati a condividere ed esplorare le loro fantasie. Ma solo il paziente che ha stabilito un’alleanza terapeutica positiva e sicura può tollerare il totale svelamento dei suoi sogni e delle sue fantasie.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Teoria e Metodi per l'Indagine dell'Alleanza Terapeutica

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Coluccia
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze psicologiche
  Relatore: Cristina Marogna
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 38

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