Senza lavoro e senza studio: i giovani Neet
I Neet inattivi
Come osservato nel secondo paragrafo di questo capitolo, i giovani Neet italiani si caratterizzano per un’alta presenza di inattivi.
Nel 2012 sono Neet due milioni e 250 mila giovani (23,9%) (Istat, Rapporto annuale. La situazione del Paese, 2013). Molti sono alla ricerca attiva di lavoro (il 40%), circa un terzo sono forze di lavoro potenziali e il restante 29,4% sono inattivi che non cercano lavoro e non sono disponibili a lavorare.
E’ nel Mezzogiorno che la situazione risulta essere particolarmente drammatica, infatti, in tale territorio, sono meno numerosi i Neet alla ricerca attiva di lavoro (il 36% contro il 46% circa al Centro-Nord) che, scoraggiati dalle scarse opportunità di occupazione, riducono l’impegno nella ricerca, ma sono, comunque, interessati ad entrare o rientrare nel mercato del lavoro (Istat, Rapporto annuale. La situazione del Paese, 2013).
Le condizioni del mercato del lavoro in quest’area rendono l’accesso all’occupazione così problematico da spingere un gran numero di giovani, con il passare del tempo, ad abbassare l’impegno nella ricerca attiva di un lavoro (Cascioli, 2011). Infatti, nel Meridione, la quota di giovani che cerca lavoro, sarebbe immediatamente disponibile a lavorare, ma non ha compiuto alcuna azione di ricerca “attiva” nelle ultime quattro settimane, le cosiddette “forze di lavoro potenziali” rappresenta il 37,3% dei Neet, contro il 21,4% del Centro-Nord (Istat, Rapporto annuale. La situazione del Paese, 2013). Ne consegue che, se alla quota dei giovani Neet alla ricerca attiva di un lavoro si associa quella delle forze di lavoro potenziali, nel Mezzogiorno il gruppo dei Neet interessati a entrare o rientrare nel mercato del lavoro – si tratta di donne, di laureati o di diplomati -è di fatto più ampio di quello del Centro-Nord (rispettivamente il 73,3% e il 67,4%). Il risultato è diffuso sia alla componente maschile sia a quella femminile e per tutti i livelli di istruzione (Istat, Rapporto annuale. La situazione del Paese, 2013).
Nuovamente appare pervasiva la criticità del mercato del lavoro meridionale, che tiene ai margini giovani uomini e giovani donne affatto disinteressati ad un ingresso nel mercato del lavoro (Cascioli, 2011).
Le informazioni raccolte dall’indagine Istat sull’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, realizzata nel secondo semestre del 2009, hanno permesso di rilevare che, accanto all’inattività, un’altra grande problematica che riguarda i giovani Neet è la mancanza di esperienze di lavoro significative (Istat, L’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, 2010). Il 73% dei Neet non ha alcuna esperienza di lavoro di una qualche rilevanza alle spalle. Questo valore così elevato è peraltro nuovamente sintesi di una importante differenza territoriale nelle esperienze di lavoro maturate dai giovani Neet. Infatti, nel Mezzogiorno, l’80% dei Neet sono giovani senza esperienza a fronte del 64% nel Centro-Nord; e il divario, rimane inoltre molto forte anche per la componente maschile (Istat, L’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, 2010).
Se alla condizione di non avere alcuna esperienza di lavoro di una qualche rilevanza si associa quella di tenersi fuori dal mercato del lavoro, perlomeno da quello regolare, si identifica un gruppo di giovani particolarmente a rischio (Cascioli, 2011). Un gruppo il cui status, perdurando nel tempo, corre il rischio di non poter essere modificato anche in presenza di accresciute opportunità lavorative offerte dal mercato (ibidem).
I dati dell’indagine sull’ingresso nel mercato del lavoro indicano, inoltre, come solo una piccola parte dei questi giovani è uscita da poco dagli studi e dunque ha maggiori possibilità di non restare a lungo in questa condizione, ma di esserci solo per un periodo transitorio (Istat, L’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, 2010). Per la maggior parte si registra invece un’uscita dagli studi ormai risalente nel tempo, circostanza che fa temere l’irreversibilità della condizione di Neet (ibidem).
In conclusione, la quota dei Neet impegnata nella ricerca attiva di un lavoro è più bassa nel Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord. Tuttavia tale circostanza è principalmente dovuta alle minori opportunità lavorative esistenti nel Meridione, che spingono i giovani ad allontanarsi dalla partecipazione al mercato del lavoro. Infatti, un consistente numero di inattivi ha solo “affievolito” l’impegno nella ricerca del lavoro collocandosi tra le cosiddette “forze di lavoro potenziali”, cioê tra i giovani alla ricerca “non attiva”di lavoro ma disponibili a entrare rientrare nel mondo produttivo (Cascioli, 2011).
L’esistenza di un’ampia quota di forza di lavoro potenziale tra i giovani del Mezzogiorno consente di ritenere che la principale ragione del consistente bacino dell’inattività risieda nella scarsità della domanda di lavoro.
La maggioranza dei giovani meridionali fuori dal processo formativo e produttivo del paese ha, inoltre, lasciato gli studi da un considerevole numero di anni e si trova nell’area dell’inattività, astenendosi da un impegno attivo nella ricerca di un lavoro, senza aver maturato un’esperienza di lavoro significativa. Si tratta della parte di giovani Neet più a rischio: resta infatti difficile pensare che in un momento successivi questi giovani possano riuscire a reinserirsi nel mercato del lavoro; perlomeno in quello legale (Cascioli, 2011).
Questo brano è tratto dalla tesi:
Senza lavoro e senza studio: i giovani Neet
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Informazioni tesi
Autore: | Alessia Penna |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | LM-88 Sociologia e ricerca sociale |
Relatore: | Antonella Spanò |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 159 |
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