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Quando la "Risoluzione" non basta: la sindrome del 'burnout' nell'infermiere vittima di stalking

L'empowerment: una proposta di prevenzione e cura

Benché ancora orfana di una adeguata e condivisa traduzione in lingua italiana, la parola empowerment è entrata ormai a far parte del linguaggio comune di coloro che si occupano di sanità e assistenza nel quotidiano, così come di coloro che promuovono progetti di ricerca condivisi.
L'etimologia della parola suggerisce una suddivisione in tre distinte sezioni: em-power-ment. Il prefisso em viene utilizzato con il significato di "mettere nella condizione di" o anche di "andare verso", riferendosi quindi ad un movimento propositivo verso qualcosa. Il sostantivo power viene in genere tradotto letteralmente come "potere", "essere in grado di", "potere di". Infine, il suffisso ment definisce al tempo stesso sia un processo, sia un risultato.

L'empowerment - proprio per questa sua quasi impossibile traduzione che i termini capacitazione, accrescimento, concessione di potere certo non soddisfano - è diventato un contenitore ampio, alimentato da diverse e variegate esperienze. In generale, le sue attività si caratterizzano per essere dinamiche e non definite temporalmente, mirate al singolo soggetto ma anche alla collettività, sempre comunque finalizzate ad un percorso condiviso, di scambio e di partecipazione.
Scopo principale dell'empowerment è dunque quello di aiutare le persone ad utilizzare le proprie forze, risorse, abilità e competenze nella risoluzione di problemi.

Tali interventi possono essere distribuiti su più livelli:
• Dimensione Personale: stabilire un primo rapporto con l'utente e valutare i suoi bisogni e le sue possibili risorse;
• Dimensione Inter-Personale: seminari, incontri con piccoli gruppi, gruppi di auto aiuto rivolti a fornire conoscenze ed abilità necessarie per padroneggiare i compiti di sviluppo propri di una specifica situazione;
• Dimensione Micro-Ambientale: focalizzati sul cambiamento o la mediazione nell'ambito del contesto immediato dell'utente (incontri informativi sull'organizzazione di istituzioni ecc.);
• Dimensione Macro-Ambientale: coinvolgimento utenti su aspetti politici dei problemi; legame tra problemi personali e dinamiche sociali.

Tuttavia, negli ultimi tempi, è stato dimostrato che uno dei suoi ruoli fondamentali è proprio quello della prevenzione e della riduzione del fenomeno del burnout nei professionisti della salute.
Nello studio dello svedese Hochwälder ad esempio, la relazione tra empowerment e burnout è stata analizzata usando un modello panel a due onde e due variabili, e un questionario è stato compilato in due occasioni, ad un anno di distanza, da 1.356 infermieri. I percorsi del modello sono stati stimati utilizzando analisi di regressione e i risultati ottenuti sono stati i seguenti: (a) l'empowerment è uno stato stabile; (b) i più alti livelli di empowerment sono correlati ai più bassi livelli di burnout, quando la responsabilizzazione e il burnout sono studiati nello stesso lasso di tempo; (c) i più elevati livelli precedenti di empowerment possono essere associati ai più alti livelli di burnout quando la responsabilizzazione ed il burnout sono studiati in un differente lasso di tempo; (d) per gli infermieri i maggiori livelli di burnout producono un calo dei livelli successivi di empowerment, che indica una relazione reciproca tra i due concetti.
Tali risultati implicano che ciò è un fattore di protezione da una sezione trasversale prospettica può essere un fattore di rischio dal punto di vista longitudinale.
Di rilevante importanza è anche lo studio canadese di Boudrias et al.
Viene rilevato infatti come l'empowerment possa essere un fattore di protezione per il burnout nei professionisti della salute sottoposti a stress.
Il questionario è stato somministrato ad un campione di 401 infermieri, e i risultati ne hanno appunto rivelato l'effetto benefico, dando così alle aziende la possibilità di mettere in atto delle strategie per migliorare i mezzi di prevenzione.
È dunque scientificamente dimostrato che l'empowerment riduce effettivamente i sintomi nonché i rischi del burnout nel personale infermieristico.
E in una società e sanità che sempre più frequentemente mette al centro il cittadino nella condivisione di percorsi e nel processo/percorso decisionale, esso gioca un ruolo importante e di stimolo, sia per gli stessi operatori sanitari, sia per l'intera collettività che si affida a loro per avere una assistenza concreta, ma soprattutto ogni giorno migliore.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Quando la "Risoluzione" non basta: la sindrome del 'burnout' nell'infermiere vittima di stalking

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandra Centola
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Farmacia e Medicina
  Corso: Infermieristica
  Relatore: Maria Antonietta Lucia Menichella
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 111

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Parole chiave

empowerment
burnout
stalking
atti persecutori
peplau
sorveglianza infermieristica

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