L'Unione Bancaria Europea
Il trilemma: stabilizzazione finanziaria, integrazione dei mercati e politiche economiche nazionali
La crisi del 2007-2009 ha evidenziato il problema del mantenimento della stabilità finanziaria, ponendo la questione del raggiungimento della suddetta stabilità in un contesto generalizzato di intensa attività internazionale. La stabilità finanziaria è chiaramente un bene pubblico: chi la produce non può escludere nessuno dai benefici generati (non-escludibilità), ed il consumo da parte di uno non pregiudica il consumo da parte degli altri (non-rivalità). La domanda è se i governi possono ancora produrre questo bene pubblico a livello nazionale nel mercato globalizzato attuale. Proprio ponendosi questo tipo di domanda nasce il tema del trilemma (Schoenmaker, 2011).
Il trilemma afferma che la stabilità finanziaria, l'integrazione dei mercati e le politiche economiche gestite a livello nazionale, sono incompatibili. Solo due dei tre obiettivi sopra citati possono essere perseguiti contemporaneamente, mentre uno deve essere abbandonato.
Le banche centrali combinano i compiti del mantenimento della stabilità monetaria e della stabilità finanziaria. Il trilemma classico è stato costruito a partire dal modello di Mundell-Fleming di economia aperta con libera circolazione dei capitali, dimostrando che un tasso di cambio fisso, la piena mobilità dei capitali e una politica monetaria decisa a livello nazionale, non sono sostenibili contemporaneamente. Sul tema della stabilità finanziaria, Schoenmaker ed altri, suggeriscono l'esistenza di un simile trilemma nel processo di integrazione europea in atto. Interessante risulta essere il concetto di stabilità finanziaria, strettamente correlato a quello di rischio sistemico, ossia il rischio che un evento possa innescare una perdita di valore economico o di fiducia in una porzione consistente del sistema finanziario, tanto seria da avere dei significativi effetti negativi sull'economia reale.
Abbiamo già visto come l'attività cross-border dei grandi gruppi bancari sia alla base del pericolo di trasmissione degli shock locali fino a raggiungere una scala globale, ma l'integrazione del mercato bancario, come parte del mercato unico, comporta un innegabile miglioramento nelle possibilità di fruizione dei servizi finanziari. Le forze di mercato, se lasciate libere di esprimersi, potrebbero spontaneamente guidare ad una maggiore integrazione. Le aziende potrebbero beneficiare di un costo del capitale più basso dovuto all'aumento delle possibilità di impiego da parte dei soggetti bancari, permettendo una migliore allocazione dei capitali. Sarebbero disponibili migliori possibilità di investimento, e si avrebbe la riallocazione dei fondi verso le soluzioni più produttive. Gli investitori potrebbero, inoltre, avere accesso ad una gamma più vasta di strumenti di investimento, per diversificare ulteriormente i propri portafogli.
Con il progresso dei processi di integrazione cross-border, i policy maker sono chiamati a prendere delle decisioni che coinvolgono la loro stessa indipendenza dal punto di vista fiscale e della sovranità nazionale in generale. [...]
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L'Unione Bancaria Europea
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Informazioni tesi
Autore: | Claudio Marchi |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Finanza |
Relatore: | Federica Ielasi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 168 |
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