L'iconografia del profeta Isaia nelle arti del medioevo
La rappresentazione singola dei profeti
Non riprendiamo la netta definizione di “rappresentazione statica” proposta da François Gay, che la usatava per indicare la più diffusa prassi nella quale i profeti furono raffigurati durante il Medioevo, preferendo quella più neutra e meno vincolante di “rappresentazione singola”.
Il profeta sarà rappresentato nei tratti di una figura maschile, dai tratti senili, in piedi o a sedere con o senza cartiglio in mano. Rappresentati nei rilievi degli stipiti del portale centrale della facciata occidentale del Duomo di Modena come anche, nella stessa posizione, nel portale del Duomo di Cremona e poi in quelli di Ferrara e Verona, questi vegliardi sono posti in una posizione di grande rilievo all’interno di questi complessi scultorei. Dipinti entro cornici come a Siena nel Palazzo Pubblico, entro predelle come nella Maestà di Duccio, o, entro i pennacchi dei polittici, o scolpiti entro gli strombi dei portali, i profeti non hanno avuto un ruolo secondario nell’iconografia delle grandi opere d’arte medievali.
Questi erano però riconoscibili soltanto grazie ai cartigli che reggevano in mano. Un passo delle scritture era il loro segno di identificazione. Talvolta poteva essere presente un’iscrizione che ne indicava il nome.
I profeti del resto non erano soltanto quelli a noi noti con tale nome. Durante il Medioevo - si deve infatti precisare - la nozione di profeta era molto più ampia rispetto a quella moderna ed il loro numero, di contro al numero di dodici minori più quattro maggiori (sedici in tutto), rimaneva abbastanza ampio e vario.
Se pensiamo ad esempio al ciclo di affreschi della cupola del Battistero del Duomo di Parma risulta chiara la presenza di personaggi che non appartengono alla serie dei soli autori degli ultimi libri dell’Antico Testamento. Infatti ”La nozione di profeta nella teologia medievale - secondo Françoise Gay - risulta più vasta rispetto a quella cristiana attuale: ingloba assai spesso la concezione ebraica e quella cristiana, aggiungendovi anche altri personaggi. Per questo motivo nell’arte medievale, spesso ispirata da scritti teologici, vennero raffigurati non sedici ma circa trentacinque profeti. Oltre ai quattro profeti maggiori, ai quali occorre aggiungere Baruc, discepolo di Geremia, e ai dodici profeti minori, sono spesso citati come profeti anche Elia ed Eliseo, che figurano nei libri de Re, e ancora Abramo, Mosè, Balaam, Davide e Giovanni Battista. Vengono anche ricordati, più o meno frequentemente, Samuele, Tobia, Natan, Melchisedek, Salomone, Gedeone, Aronne, Giobbe o Adamo. La Sibilla Cumana, o altre sibille e lo stesso Virgilio sono anch’essi in qualche caso annoverati nei ranghi dei profeti”.
Lo studio dell’iconografia medievale dei profeti risulta quindi chiaramente più complesso di quanto possa sembrare di primo acchito. Ci rivolgremo di seguito ad uno soltanto fra profeti, il più importante per il cristianesimo: Isaia; l’autore, come abbiamo visto, del cosiddetto “vangelo anticipato”.
Questo brano è tratto dalla tesi:
L'iconografia del profeta Isaia nelle arti del medioevo
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Informazioni tesi
Autore: | David Rini |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2003-04 |
Università: | Università degli Studi di Pisa |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Conservazione dei Beni Culturali |
Relatore: | Valerio Ascani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 222 |
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