L'impianto di trattamento degli inerti del Consorzio Cave Bologna: aspetti tecnici ed ambientali
Sostenibilità ambientale nella gestione ordinaria
Nei suoi primi turbolenti anni di vita, il Consorzio pensò principalmente a sopravvivere e a creare le basi per il futuro.
Fu solo raggiunta la stabilità economico – societaria che cominciò ad avere un'idea ecologica del suo lavoro, in modo da incrementare la qualità del prodotto ed avere così, come azienda neonata, armi per competere sul mercato con aziende più potenti e radicate.
Il primo passo fu quello di riutilizzare i fanghi argillosi di lavorazione come materia prima per ritombare cave limitrofe esaurite.
Un'azione pioneristica, perchè all'epoca (anni '70) i fanghi di lavorazione erano sversati direttamente in ambiente, con il rischio di interrare gli alvei fluviali o di impermeabilizzare terreni fertili, e le cave esaurite erano abbandonate come ferite aperte sul territorio ed utilizzate come discariche per qualsiasi tipo di rifiuto.
I danni ambientali e i disagi sociali, derivanti da ciò, erano inconcepibili a causa dell'alto numero di cave presenti nel territorio nazionale.
L'idea di base è quella che considera l'ambiente (naturale e sociale) come una risorsa che se distrutta non si rigenera, arrecando disagi sia nel futuro prossimo che in quello remoto.
L'attività di estrazione e lavorazione di materiali provenienti da cava è basilare per mettere a disposizione dell'uomo le risorse naturali che gli servono per vivere (il ferro per fabbricare le posate, gli inerti per creare il calcestruzzo con cui costruire le case, ...), ma è anche molto impattante sull'ambiente, in relazione alle tecniche di coltivazione adottate e ai tempi necessari per lo sfruttamento dei giacimenti.
I fattori negativi della coltivazione di cave sono principalmente: l'emissione di polveri, gli impatti acustici, quelli visivi e le problematiche legate ai trasporti... .
L'unico modo per azzerare completamente i disagi, che questa attività arreca, sarebbe quello di chiudere completamente il settore commerciale, cosa impossibile, si può solo tentare di mitigarne gli effetti.
Per attenuare l'impatto visivo, se dopo l'attività estrattiva non si può ripristinare il territorio con le stesse caratteristiche che possedeva prima, almeno si tenta di riqualificarlo in modo che risulti socialmente utile alle popolazioni che lo abitano e che si raccordi armonicamente con l'ambiente circostante, proponendo progetti che altrimenti sarebbero realizzati altrove.
Ad esempio, una cava situata in una zona urbana può essere riconvertita come parco pubblico, se si trova in prossimità di un fiume può diventare una bacino di espansione dello stesso, mentre se si trova in campagna può essere adibita ad uso industriale, artigianale o agricolo.
Quest'idea, professata inizialmente dal filosofo ed ingegnere anglo – danese Ove Arup, si rivelò così efficace da spingere le autorità competenti a modificare la legge vigente: se si voleva ottenere in concessione un terreno per adibirlo a cava, bisognava presentare, insieme al progetto di coltivazione, anche quello per il suo recupero.
Il progetto di recupero è influenzato dalle condizioni dell'area da recuperare e dell'ambiente circostante, è pertanto necessario acquisire di entrambi: topografia, caratteristiche climatiche, storia ed evoluzione socio - ambientale, flora e fauna, presenza di antropizzazione, inquinamento, ... .
L'obiettivo di questo lavoro è quello di creare una nuova area che si raccordi armonicamente con l'ambiente preesistente, in modo da non creare “fratture” nel territorio a forte impatto visivo.
La prima cosa da fare è l'inserimento di flora e fauna autoctona, per evitare che subentrino specie che possano alterare il particolare ecosistema della zona.
Secondariamente, si stabilisce la realizzazione delle infrastrutture idonee al tipo di riutilizzo ipotizzato: per esempio l'adozione di panchine e giochi per bambini, se la cava deve diventare un parco pubblico. [...]
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L'impianto di trattamento degli inerti del Consorzio Cave Bologna: aspetti tecnici ed ambientali
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandro Malservisi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Ingegneria |
Corso: | Ingegneria civile e ambientale |
Relatore: | Alessandra Bonoli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 52 |
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