Valutazione della qualità microbiologica delle acque minerali imbottigliate in funzione delle condizioni ambientali di conservazione
Contenitori per acque minerali
Fino alla fine degli anni '60 le acque minerali erano confezionate esclusivamente in bottiglie di vetro e solo successivamente ha cominciato a diffondersi sul mercato il PVC (polivinilcloruro) che ha gradatamente sostituito il vetro, materiale più sano ma sicuramente più costoso, pesante e scomodo nella gestione del vuoto a rendere.
Il cloruro di polivinile, noto anche come polivinilcloruro o con la corrispondente sigla PVC, è il polimero del cloruro di vinile. È il polimero più importante della serie ottenuta da monomeri vinilici ed è una delle materie plastiche di maggior consumo al mondo.
Puro, è un materiale rigido; deve la sua versatilità applicativa alla possibilità di essere miscelato anche in proporzioni elevate a prodotti plastificanti quali ad esempio gli esteri dell'acido ftalico che lo rendono flessibile e modellabile o a composti inorganici.
Viene considerato stabile e sicuro nelle applicazioni tecnologiche, a temperatura ambiente, ma uno smaltimento non corretto può essere molto pericoloso: la combustione del PVC libera composti cancerogeni a base di cloro (diossine e furani) e genera acido muriatico in forma gassosa, uno dei responsabili delle piogge acide.
Da diverso tempo non ne è consentito l'uso.
Successivamente, negli anni '80 sono arrivate le bottiglie di PET (polietilene terftalato) che hanno ormai rimpiazzato completamente quelle in PVC, mentre quelle in vetro sono ormai in via di estinzione, resistendo solo in qualche nicchia di mercato.
Il PET, fa parte della famiglia dei poliesteri, è una resina termoplastica composta da ftalati adatta al contatto alimentare.
La compatibilità del PET al contatto con gli alimenti (così come di tutte le materie plastiche) è sancita dalla Direttiva 2002/72/CE della Commissione Europea e successive modifiche (l'ultimo emendamento in vigore è il EC No 975/2009). Si continuano comunque ad effettuare indagini per la verifica di eventuali nuovi rischi per la salute nei prodotti usati come contenitori per alimenti.
Il PET si decompone alla temperatura di 340 °C, con formazione di acetaldeide e altri composti.
Una volta raccolte, le varie forme di PET vengono mandate ai centri di riciclaggio dove vengono fatte passare attraverso delle macine che convertono il materiale in forma di polvere. Questa polvere attraversa poi un processo di separazione e pulitura che rimuove tutte le particelle estranee come carta, metalli o altri materiali plastici.
Essendo stato ripulito, in accordo alle specificazioni del mercato, il PET recuperato viene venduto ai produttori che lo convertono in una varietà di prodotti come tappeti, cinturini e contenitori per usi non alimentari.
Esistono, tuttavia, due processi di depolimerizzazione (metanolisi e glicolisi), disponibili sul mercato, in grado di riportare la polvere di PET ripulita allo stato di monomero o di materia prima originale. Questo materiale può essere purificato e successivamente riutilizzato per la produzione di PET ad uso alimentare.(Wolpert,1982)
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Valutazione della qualità microbiologica delle acque minerali imbottigliate in funzione delle condizioni ambientali di conservazione
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Informazioni tesi
Autore: | Andrea Catamerò |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | Scienze matematiche fisiche e naturali |
Corso: | Scienze Biologiche |
Relatore: | Edoardo Jatta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 86 |
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