Amore - dolore, memoria - oblio. Analisi filosofica del film Eternal Sunshine of the Spotless Mind

Dopo aver tracciato per grandi linee le caratteristiche principali comuni a tutte le opere che costituiscono la variegata filmografia gondryana, pare giusto soffermarsi sui film che maggiormente rappresentano la visione artistica del regista di Versailles.
Uno dei più significativi è di certo La Science des rêves, in cui l'introverso Stéphane (Gael Garcia Bernal), dotato di una più che fervida immaginazione, si ritrova costretto a svolgere quotidianamente un lavoro monotono e privo di stimoli fantasiosi. Una mansione che lo spinge a rifugiarsi sempre più spesso nei propri sogni solitari, fino al punto di non riuscire più a distinguere tra sonno e veglia. Fortunatamente in suo soccorso giunge il fatidico incontro con Stéphanie (Charlotte Gainsbourg), la vicina di casa che diviene ben presto il fulcro dei desideri di Stéphane, l'oggetto del suo sincero amore. Dal punto di vista sentimentale, Eternal Sunshine of the Spotless Mind e La Science des rêves sono accomunati dall'idea di insicurezza derivante dai legami amorosi, ma se da un lato il primo rivelava la mutevolezza delle emozioni e l'infelicità a cui sono destinate le coppie, nel secondo è proprio la suddetta tristezza ad assimilare i protagonisti, i cui nomi li uniscono in un destino privo di felicità.
La Science des rêves è infatti permeato dallo stesso pessimismo del film precedente, meglio nascosto forse, ma non meno intenso, poiché in questo caso ci si ritrova davanti alla sconfortante visione non di un amore finito, bensì di un sentimento mai davvero legittimato. Le emozioni vengono rielaborate nei sogni, nutrite soltanto nella realtà onirica, condannate a restare incompiute per sempre, così come l'intera vita del protagonista. Stéphane infatti non è in grado di vivere nel mondo reale, estremamente deludente ai suoi occhi, motivo per cui l'unico modo che ha per sopravvivere è trasformarlo e arricchirlo grazie alla sua innata fantasia, ed è proprio tale rielaborazione che gli consente di mantenere intatta la sua "innocenza fanciullesca". Perciò anche il sentimento d'amore che nutre verso Stéphanie può realizzarsi soltanto nella dimensione onirica, lì dove può condividere con lei giochi e allegria. Una sintonia perfetta che sembra andare irrimediabilmente in frantumi quando il protagonista cerca di trasportarla nella realtà. Stéphane è però ancora profondamente innamorato della sua omonima, perché la ritiene molto simile a lui, nonché l'unica in grado di accettare e comprendere appieno il suo essere interiore, la sua delicatezza e la conseguente diversità dalle altre persone.
La pellicola sembra quindi riflettere in qualche modo la visione di Gondry sull'amore, sicuramente pessimistica, che in questo caso viene affermata in maniera ancor più diretta, poiché si palesa la totalità della ricchezza filosofica e artistica del cineasta, libera da condizionamenti provenienti da figure professionali a lui vicine. [...]