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Malinteso: intesa interculturale

Il malinteso come risorsa nell’incontro tra culture

Nell’incontro tra culture, i malintesi sono pienamente attesi, eppure ciò non ha impedito che le culture s’incrociassero e non ha implicato la separazione di esse.

Nonostante la generale incapacità di capirsi, i gruppi culturalmente diversi riescono, in generale, a intendersi in qualche modo e a convivere evitando quasi sempre seri conflitti nella loro vita quotidiana (Tabboni, 2007, p.15)

Perché questo è possibile? Perché per incontrarsi e iniziare un dialogo non è necessario avere una comune visione della vita. Esiste quella che può essere definita come "un’arte del non capirsi" che si basa sulle incertezze creative dell’incontro, e il malinteso ne è il fulcro.
In particolare, come si è detto nel capitolo precedente enunciando le tipologie di malinteso, ve ne è un tipo particolare – il malinteso doppiamente beninteso – che sorge nelle relazioni interculturali (La Cecla, 2009). Ed è proprio questo evento che diventa lo spazio in cui può avere luogo l’incontro tra culture differenti, dove si può fare esperienza dell’alterità dell’altro.

Diventa una zona neutra, un terrain-vague, dove l’identità, le identità rispettive si possono attestare, restando separate appunto da un malinteso (ivi, p.9).

In questa forma il malinteso diviene, infatti, una buffer-zone, una sorta di zona cuscinetto in cui si possono sperimentare delle forme semplificate e superficiali di incontro. È in questo spazio che si attuano i "giochi di faccia", avviene la messa in scena di cliché e stereotipi, che non sono altro che ciò che una cultura è disposta a concedere di sé agli altri, a "dare ad intendere" agli altri per gestire le relazioni da posizione di vantaggio o solamente per poter "essere lasciata in pace" (cfr. La Cecla, 2009). In questo modo il malinteso diventa uno strumento per evitare conflitti irreparabili, oppure – qualora quest’ultimi si diano – può essere un modo di permettere al tempo di "raffreddarli" e, eventualmente, risolverli.
Il luogo dove il malinteso tra le culture è più comune dove può generare conflitti ma anche feconde esperienze di traduzione è la frontiera. In accordo con la distinzione tra frontiera e confine fatta da Piero Zanini (1997), la frontiera evocherebbe l’idea che c’è un luogo, dove si raffrontano due diversità. Se questo è vero, se le frontiere sono il ‘faccia a faccia’ tra due compagini, due culture, due paesi, allora è fondamentale che esse ‘abbiano luogo’ perché siano davvero filtro e palcoscenico della differenza. Nella frontiera, come nel malinteso avviene una conoscenza differita, che si realizza nella temporalità. L’eventualità di annullamento del malinteso non è quindi auspicabile, poiché si andrebbe a perdere quello spazio in cui ci si deve immergere per riconoscere e conoscere l’altro. L’indifferenza rispetto all’alterità non farebbe altro che alimentare la chiusura difensiva, il conflitto.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Malinteso: intesa interculturale

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Informazioni tesi

  Autore: Annalisa Monaca
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace
  Relatore: Paola Alessandra Rebughini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 58

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Parole chiave

globalizzazione
interculturale
jankélévitch
mediatore
interdipendenza
malinteso
la cecla

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