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La delega di funzioni. Prima e dopo il T.U. 81/08

Tentativo di ricostruzione della delega ex art. 2381 c.c. e il ruolo dell'art. 2087 c.c.

In assenza di un'apposita disciplina normativa, l'istituto della delega di funzioni in materia penale è stato costruito sulla falsariga di quello previsto per il diritto societario dall'art. 2381 c.c. nella versione riformata dal d.lgs. 17 gennaio 2003 n. 6, che consente una redistribuzione di compiti all'interno del Consiglio di amministrazione e limitatamente alla cerchia dei soggetti che lo compongono, con esclusione espressa e tassativa di una serie di attribuzioni.
Inoltre l'inammissibilità della delega ex d.lgs.626/94, prima dell'intervento correttivo del 1996, si evinceva a contrariis dal divieto di delega implicito nella direttiva-quadro 1989/391 (art. 5, par. 2 e 3; art. 7, par. 1 e 2) e successivamente da quanto disposto dall'art. 1, comma 4ter del suddetto decreto, che conteneva un elenco tassativo degli obblighi che il datore di lavoro non poteva delegare ad altri.
Ma, a ben vedere, ancor prima dell'intervento correttivo, c'erano argomenti a sostegno dell'ammissibilità desumibili soprattutto dal fatto che l'inammissibilità della delega avrebbe comportato la paralisi dell'attività imprenditoriale o, in alternativa, avallato ipotesi di responsabilità "di posizione".
Ad ogni modo, la questione relativa all'ammissibilità o meno della delega di funzioni nel settore antinfortunistico è ormai superata; nella stesura più aggiornata il decreto 626 risolve i dubbi interpretativi sollevati dall'originaria versione, con un ufficiale riconoscimento dell'istituto.
Quanto ai soggetti interni all'impresa, tra i quali può intercorrere la delega, vengono indicati i binomi datore di lavoro-dirigente, datore di lavoro-preposto e dirigente-preposto.
Tuttavia, proprio perché si riferisce ad un settore peculiare e bel delimitato quale quello societario, il modello descritto dall'art. 2381 c.c., non si presta a coprire tutte le ipotesi di ripartizione di funzioni,
non potendo quindi condizionare una generale ricostruzione dell'istituto.
L'art. 2381 c.c. al di là del dato testuale, non riguarda la delega in senso tecnico, ma il diverso fenomeno del riparto di funzioni a titolo originario, contemplando una mera redistribuzione di organi tra soggetti qualificati ex lege.
Tuttavia la tematica della delega di funzioni non attiene alla concentrazione delle posizioni di garanzia sugli amministratori delegati e sul comitato esecutivo, bensì sull'eventuale trasferimento delle responsabilità penali proprie dei soggetti qualificati in capo a collaboratori che non rivestono tale qualifica e peraltro sono incaricati di provvedere, con la necessaria dotazione di poteri, a determinati adempimenti.
Diversamente, una precisa attinenza con la problematica oggetto di questa trattazione riveste l'art. 2087 c.c. intitolato "Tutela sulle condizioni di lavoro".
Questa norma fondamentale obbliga l'imprenditore all'adozione di tutte le misure di salvaguardia suggerite dalla "particolarità del lavoro, esperienza tecnica" e che è stata da sempre ritenuta applicabile anche ai rapporti di lavoro subordinato di qualunque settore.
Tale articolo, ad avviso della Corte di Cassazione, rafforza la tutela della salute, disciplinata dall'art. 32 della Costituzione, per cui "il mancato impedimento di un lavoro eccedente la normale tollerabilità, con conseguente danno per la salute del lavoratore stesso, costituiscono violazione, oltre che dell'art. 41, comma 2, della Costituzione, della regola contenuta nell'art. 2087 c.c., con responsabilità contrattuale".
Secondo la giurisprudenza più recente infatti, la responsabilità del datore di lavoro ex art. 2087 c.c. è di carattere contrattuale, atteso che il contenuto del contratto individuale del lavoro risulta integrato per legge, ai sensi dell' art. 1374 c.c., dalla disposizione che impone l'obbligo di sicurezza e lo inserisce nel sinallagma contrattuale.
In virtù di tale sentenza emerge quindi che il datore di lavoro non può esimersi dall'adottare tutte le misure necessarie, compreso l'adeguamento dell'organico, volte ad assicurare livelli competitivi di produttività, senza, tuttavia, compromettere l'integrità psico-fisica dei
lavoratori soggetti al suo potere organizzativo di dimensionamento delle strutture aziendali.
La suprema Corte, già nel 1996 aveva sottolineato lo stretto legame esistente tra la normativa in materia antinfortunistica e il dettato dell'art. 32 della Costituzione, ribadendo che il datore di lavoro è soggetto sia a norme costituzionali che civilistiche, oltre a quelle speciali del decreto n. 626/1994.
Come conseguenza di tale premessa, la suprema Corte nella citata sentenza, ha affermato che la sicurezza non può essere subordinata a criteri di fattibilità economica o produttiva, ma che l'imprenditore deve attuare le misure necessarie per assicurare la salute dei lavoratori in modo conforme al disposto dell'art. 32 della Costituzione.

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La delega di funzioni. Prima e dopo il T.U. 81/08

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Informazioni tesi

  Autore: Isabella Caggianelli
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Bari
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: M. Antonella Pasculli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 138

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