Il Piano Marshall in Francia
La filosofia del piano Marshall
Il gruppo dirigente che si riunì intorno a Roosevelt, prima, e a Truman, poi, si era formato accanto al ex presidente Thomas Woodrow Wilson e ne rifletteva idee e convinzioni. I piani e i programmi elaborati per il dopoguerra erano sicuramente ispirati dall’internazionalismo wilsoniano, alternativa alla politica che aveva portato l’America all’isolazionismo degli anni Venti e alla crisi degli anni Trenta. I fondamenti del messaggio di Wilson erano:
- la fine dell’imperialismo e del militarismo tradizionali, concepiti come conquista e sfruttamento dei territori altrui;
- il mantenimento della pace attraverso la collaborazione tra le nazioni garantita dal diritto internazionale;
- la creazione di un sistema commerciale mondiale fondato sul libero scambio e sulla libertà di accesso alle materie prime.
Fissava quindi una stretta correlazione tra benessere, libero commercio e pace universale. Su questa base veniva quindi elaborata, negli anni della Seconda guerra mondiale, una politica liberista che riguardò soprattutto un nuovo corso americano nella politica estera e che sfociò nell’elaborazione del Piano Marshall.
La base su cui poggiava il Piano era rappresentata dalla cosiddetta “teoria dell’integrazione economica”. Tale teoria asseriva che l’integrazione economica, fondamentalmente intesa come liberalizzazione degli scambi, comportava cospicui benefici per i paesi aderenti, grazie all’espansione del mercato e ai guadagni di produttività connessi. Se tutte le restrizioni al movimento dei fattori di produzione fossero state rimosse, allora produttività, efficienza e benessere sociale sarebbero stati massimizzati. Il modello ipotizzava, infine, che eventuali discrepanze nei livelli di ricchezza dei diversi paesi aderenti all’unione sarebbero state, con il tempo, eliminate grazie al completo sfruttamento del vantaggio comparato proprio di ogni paese. La teoria dell’integrazione raffigurava, pertanto, un gioco a somma positiva caratterizzato dall’assenza di sacrifici economici per gli stati aderenti, tranne nel breve periodo, e da benefici economici sostanziali, da conseguirsi nel medio-lungo periodo. La connessione di fondo tra integrazione, crescita economica, aumento del reddito pro capite e maggiori scambi commerciali diede origine ad una ricetta sociale antitetica al comunismo. Il Piano Marshall non era ufficialmente vincolato a un patto formale di alleanza con gli Usa, ma nella sostanza gli aiuti erano preclusi a quei paesi che non accettavano i principi esposti. Ad esempio nell’estate del 1947 l’Urss si vide negare un prestito di 6 miliardi di dollari, per non aver sottoscritto le condizioni americane, facendo così del piano il maggior strumento per la riattivazione dell’economia su basi capitalistiche. In un’Europa particolarmente sensibile ai conflitti sociali derivanti dalla distribuzione del reddito, il Piano Marshall prometteva di essere la ricetta economico-sociale giusta. Gli effettivi risultati non furono pari alle ambizioni, ma è certo che esso infuse nuova fiducia nelle popolazioni europee.
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Il Piano Marshall in Francia
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Informazioni tesi
Autore: | Elena Larice |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Pavia |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Giovanni Vigo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 113 |
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