La crisi valutaria del 1992
Riflessioni personali sulle interpretazioni della crisi
Sebbene nella teoria siano chiaramente distinguibili le crisi dei fondamentali e le crisi auto realizzanti, ritengo che nella pratica, sia difficile utilizzare esclusivamente un modello per interpretare una crisi. A maggior ragione quando una crisi riguarda un regime di tasso di cambio collettivo e pertanto colpisce più paesi: l’Italia aveva fondamentali negativi, è palese (quindi è plausibile spiegare la crisi italiana con un modello di prima generazione); ma altri paesi, che furono attaccati, avevano fondamentali nel complesso solidi, come la Francia (quindi non è praticabile l’utilizzo di un modello “fondamentalista”). Solamente queste affermazioni sembrerebbero escludere l’utilizzo di un modello di prima o seconda generazione per spiegare complessivamente la crisi. Le teorie dei modelli non possono essere confermate, ma possono essere falsificate:
- Sembrerebbe che il già citato World Economic Outlook del Settembre del 1992, non avvertendo di squilibri fondamentali e strutturali, possa smentire le tesi dei modelli di prima generazione;
- Tuttavia risulta difficile credere che i problemi di competitività non abbiano giocato un ruolo nella crisi, dal momento che i paesi maggiormente colpiti furono Italia, Regno Unito e Spagna. Inoltre è difficile credere che qualsiasi crisi possa avvenire solo per aspettative voci, senza alcuna base reale.
Un’altra considerazione riguarda l’approccio da utilizzare: non bisogna limitarsi all’economia, ma è necessario valutare anche gli aspetti istituzionali, di politica interna e internazionale.
La crisi del 1992 ha, ovviamente, diverse ragioni economiche:
- lo shock derivante dall’unificazione tedesca associato alle politiche restrittive della Bundesbank
- i problemi di competitività di alcuni paesi (Italia, Spagna e regno Unito), derivanti dalla maggiore inflazione e acuiti dalla riduzione dei tassi messa in atto dalla Federal Reserve
- la distorsione derivante dai flussi di capitale: i paesi a valuta debole vedevano affluire enormi quantità di capitali (che compensavano gli squilibri nella bilancia dei pagamenti). Però questi flussi, che erano alimentati dalla fiducia che questi paesi avrebbero mantenuto fede agli impegni presi con il Trattato di Maastricht, si interruppero bruscamente nel 1992 (a causa del Referendum danese e dell’attesa per quello francese), mettendo in crisi il regime di cambio.
Ma la componente decisiva è, secondo me, quella degli errori delle autorità:
- le autorità europee non hanno, per prima cosa, tenuto in considerazione il cosiddetto “trilemma della politica economica” (impossibilità di conciliare cambi fissi, mobilità dei capitali e autonomia nella politica monetaria). Modificando di fatto il funzionamento dello Sme nel 1987, hanno commesso un grave errore, che ha portato agli squilibri di competitività.
L’aver eliminato la possibilità dei riallineamenti, infatti, ha messo in difficoltà i paesi che, o per cultura e tradizione (Italia) o per contingenze economiche (Inghilterra), erano maggiormente inclini a politiche accomodanti. Tra il 1987 e il 1992, questi paesi hanno perso competitività, essendo preclusa la possibilità di riallineare.
- il secondo errore, di cui si è già trattato, è quello di non aver trovato una soluzione cooperativa in risposta alle pressioni speculative. Il tema è attualissimo e molto critico: l’asimmetria dei rapporti di forza, a favore della Germania, all’interno dell’Unione Europea è un dato di fatto. Gli altri paesi non riescono a bilanciare l’equilibrio o a trovare soluzioni cooperative, oggi come ieri. Credo che oltre alle ragioni strutturali, questo sia da ricondurre a tre motivi: la diffusa mediocrità della classe politica europea, la mancanza di un diffuso sentimento di appartenenza all’Europa (e quindi la mancanza della percezione di avere interessi condivisi) e il permanere di una concezione individualistica dello stato nazionale. [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
La crisi valutaria del 1992
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Informazioni tesi
Autore: | Filippo Clerici |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli studi di Genova |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze internazionali e diplomatiche |
Relatore: | Giovanni Battista Pittaluga |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 77 |
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