L'irenismo erasmiano e la crisi del concetto di "guerra giusta"
Il pacifismo di Erasmo da Rotterdam nella storiografia recente
Erasmo merita, nella storiografia moderna, la palma del pacifista, o meglio del primo pacifista dell'Europa moderna. Chi ha voluto operare una sintesi del suo pensiero irenico ha scritto: "during the early part of the sixteenth century (…) a new chapter in the history of man's preoccupation witk the problem of war begn to unfold". Erasmo segno dei tempi, dunque, immagine che apre una nuova era in cui il problema della guerra si rinnova ma rimane sempre lo stesso, come ben rileva J. C. Margolin nell'introduzione di Guerre et paix dans la pensée d'Erasme: "un fil continu relie nôtre époque à celle d'Erasme et à tiutes celles qui l'ont précedée". Ed è lo stesso Margolin a rimarcare il fatto che il mondo tende troppo ad identificare Erasmo in una sola opera, facendoci ricordare delle parole di L. Firpo, che dice lo stesso a proposito del ritratto di Holbein: un viaggio attraverso le immagini proposte nel libro citato e in Erasme par lui même è sufficiente a darci un saggio della potenza della personalità di Erasmo e del peso che ebbe nel suo tempo, pur non essendo l'Umanista riuscito a creare il "paradiso irenico" efficacemente descritto da E. Garin. Oggi Erasmo pervade il nostro mondo ed è un simbolo della rinascita di certi valori spirituali e di pace negli aspetti idilliaci della concordia universale e dell'armonia con sé stessi. L'immagine di Erasmo è devotamente chiamata ad adornare le sedi di importanti istituzioni politiche deputate alla garanzia della pace. Erasmo immagine viva, come traspare dall'affetto con cui gli autori delle numerose pubblicazioni trattano del suo pensiero, della sua opera, ma anche della sua personalità, pur così riservata, e dei suoi sentimenti. Studiosi come Margolin e la Seidel Menchi non tralasciano di evidenziare l'attaccamento dll'Umanista per le personalità, i luoghi e i modi di vivere a lui cari.
La gentile Mrs. P. S. Allen crive che tutta l'opera di Erasmo è un inno alla pace e alla concordia, ed è sinificativo come molti autori invochino Erasmo cercandovi rifugio dalla minaccia costante della guerra, uno per tutti B. Damme. Non mi pare eccessivo affermare che questa rinascita del pensiero pacifista di Erasmo sia dovuta in parte al pathos da cui è pervaso. Se infatti dobbiamo pensare che l'aspra critica mossa all'Umanista dal grande storico olandese J. Huizinga fu motivata dall'apocalittica visione di un mondo e di un ideale di pace in declino, possiamo vedere l'incontro con Erasmo come un anelito alla concordia, cui non si vuole rinunciare neppure con la guerra alle poerte, e che prosegue il suo exploit vitale nella specializzazione degli studi filologici in tempo di pace. Il periodo di maggior interesse per la produzione erasmiana comincia intorno al 1936, data con cui ha inizio l'imponente lavoro bibliografico di J. C. Margolin. Si avvia la pubblicazione dei testi ormai considerati morti: in particolare, l'adagio Dulce bellum inexpertis incontra inaspettata simpatia anche da parte di chi ritiene che, nell'importanza dei suoi temi e nell'altezza delle sue espressioni, possa essere presentato come argomento "salottiero". A distanza di pochi anni, la satira Julius exclusus e coelis viene riproposta alla cultura europea. Parallelamente, viene ribadita la centralità del pesniero erasmiano quale punto di riferimento ideologico per l'analisi delle vicende contemporanee da parte di chi non ha difficoltà a rendersi conto della ciclicità della storia. In tutto il secolo si susseguono pubblicazioni che fanno riferimento puntuale alla vita dell'Umanista al fine di identificare le ragioni del suo pacifismo, e ciò avviene ad opera dei suoi maggiori cultori. A J. C. Margolin in particolare si deve la personale intuizione circa la natura del pacifismo erasmiano: "I motivi del suo pacifismo sono molti e dipendono, in larga misura, dal suo temperamento, che lo teneva lontano, fisicamente e mentalmente, da qualsiasi manifestazione di brutalità o di violenza.
Ma essi dipendono anche dalla sua situazione personale e dalle sue origini nazionali, grazie alle quali poté, ad esempio, diventare consigliere politico di Carlo V e amico devoto di Francesco I e, viceversa, opporsi allo spirito bellicoso del Papa Giulio II o alle ambizioni di Luigi XII rivolte alla conquista dell'Italia.
L'edizione degli adagia a cura di S. Seidel Menchi dà un, oserei dire, affettuosamente accurato quadro della persona di Erasmo nei suoi rapporti con l'autorità dell'epoca e degli avvenimenti coevi, mentre esaustiva è, al proposito, la biografia di R. H. Bainton che mette in luce come gli scritti di Erasmo, benchè redatti a volte su commissione e con la costante preoccupazione delle sorti dell'Olanda e dell'Umanesimo, furono animati da grande sincerità e coerenza. Alcuni originali interventi offrono la possibilità di comparare l'opera e la personalità di Erasmo con quella di importanti esponenti del pensiero e della letteratura mondiale, sui quali ebbero grande influenza.
Nel 1968 compare su "Revista de Occidente" l'articolo di Marcel Bataillon ¿Erasmo europeo?: l'intento è quello di ricercare un raccordo tra l'ideale pacifista e quello europeista nell'espressione di Erasmo; l'europeismo consiste, secondo Bataillon, nel sentimento di appartenenza dell'Umanista a quell'"area cultural sin fronteras ni orillas, que se ensacha doquiera circulan liberamente las ideas y los libros", che prescinde da ogni sorta di nazionalismo, come precedentemente aveva ben rilevato il Nulli. A dimostrazione di ciò viene riportato l'episodio di sciovinismo di cui fu protagonista l'umanista italiano Pietro Corsi, il quale intentò con Erasmo una scaramuccia letteraria a difesa della bellacitas dell'uomo italiano in risposta alla definizione di rara avis riferita all'italus bellax dell'Olandese; Erasmo rimase fermo nella sua posizione, manifestando lieve disgusto per siffatto scontro, quale provò di fronte alla pantomima della corrida cui assistette durante il soggiorno a Roma, di cui riferisce R. H. Bainton nella nota biografia. [...]
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L'irenismo erasmiano e la crisi del concetto di "guerra giusta"
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Informazioni tesi
Autore: | Francesco Angelo Carzedda |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1993-94 |
Università: | Università degli Studi di Sassari |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Diego Quaglioni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 67 |
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