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L'autonomia privata nella procreazione assistita in Italia e in Spagna

Le novità introdotte dalla legge 14/2006

Una lettura della Esposiciòn de Motivos della ley 14/2006 mostra la volontà del legislatore spagnolo di andare oltre quanto previsto dalla ley 45/2003, la quale "diede solo una risposta parziale" alle esigenze di riforma della ley 35/88, per adeguare il testo della nuova legge "agli importanti sviluppi scientifici degli ultimi anni e allo sviluppo delle nuove tecniche di riproduzione, per aumentare la possibilità di ricerca e la necessità di dare una risposta al problema del destino dei pre-embrioni soprannumerari". Tuttavia, anche la ley 14/2006 presenta delle lacune e dei punti critici.

In primo luogo, la legge del 2006 contraddice radicalmente le riforme introdotte nel 2003, sopprimendo la distinzione temporale tra embrioni per fini sperimentali e ponendo fine alla regola generale limitativa del numero di ovuli fecondabili in ogni ciclo riproduttivo. E' quest'ultima modifica che risulta particolarmente emblematica del modus operandi del legislatore, il quale trasforma l'eccezione (possibilità di fecondare più di tre ovuli) nella regola generale. In secondo luogo, bisogna riconoscere che lo spirito della legge 14/2006 è molto diverso da quello della legge 35/88. Ciò si evince specialmente dall'art. 1, ma si rinviene in tutto il testo normativo: mentre la legge 35/88 stabiliva come "finalità fondamentale" delle tecniche di procreazione medicalmente assistita la cura della sterilità umana (anche se ammetteva il ricorso ad esse anche da parte di donne o coppie non sterili), la legge 14/2006, al contrario, colloca sullo stesso piano le distinte finalità della ricerca, della prevenzione, del trattamento e della sperimentazione. La legge Técnicas de Reproducci.n Humana Asistida si propone di: a) regolare l'applicazione delle tecniche di riproduzione assistita umana (si noti che scompare il riferimento alla lotta contro la sterilità); b) regolare l'applicazione di queste stesse tecniche nella prevenzione e trattamento di malattie di origine genetica; c) regolare l'applicazione delle tecniche di riproduzione assistita umana "accreditate scientificamente e clinicamente indicate"; d) regolare i presupposti e requisiti di utilizzo dei gameti e preembrioni umani crioconservati (art.1, comma 1).
Come sottolineato nella Esposici.n de Motivos che precede
l'articolato della legge, la Commissione Nazionale per la Riproduzione Umana Assistita aveva espresso forti critiche alle novità introdotte nel 2003, con particolare riguardo sia alla limitazione a tre del numero di ovociti prodotti in ogni ciclo riproduttivo, sia alla differenziazione del destino degli embrioni soprannumerari prodotti prima dell'entrata in vigore della nuova legge, dato che solo quest'ultimi potevano essere utilizzati a fini di ricerca scientifica, mentre tale possibilità veniva di fatto esclusa per gli embrioni prodotti successivamente all'entrata in vigore della riform. Innanzitutto, la presente legge definisce in modo chiaro il concetto di "preembrione"(utilizzato anche nella legge del 1988, ma individuato informalmente soltanto nella relazione alla legge) come "l'embrione in vitro costituito dall'insieme di cellule derivanti dalla divisione progressiva dell'ovocita dal momento della fecondazione fino a 14 giorni dopo" (art. 1). La seconda novità riguarda la tipologia delle tecniche di riproduzione assistita che possono essere praticate. L'elencazione delle tecniche riconosciute, allo stato attuale della pratica scientifica, non determina infatti un'esclusione definitiva per altre tecniche sperimentali. L'art. 2, comma 1, stabilisce che le tecniche ammesse ai sensi dell'art. 1 sono quelle menzionate nell'allegato alla legge, ovvero: 1) l'inseminazione artificiale; 2) la fecondazione in vitro e iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi con gameti propri o di donatore e con trasferimento di preembrioni; 3) il trasferimento intratubarico di gameti.
Non vi sono invece novità rilevanti in materia di requisiti soggettivi per l'accesso alle tecniche di riproduzione assistita, che resta consentito ad ogni donna maggiorenne con piena capacità di agire (art. 6) e che abbia prestato il proprio consenso scritto all'utilizzo delle tecniche in modo libero, consapevole ed esplicito. Già dalla formulazione del disegno di legge si evinceva che anche le donne single, o conviventi con persone dello stesso sesso, potessero accedere a tali tecniche: nel testo della legge definitivamente approvata è stato comunque inserito un apposito capoverso, che legittima l'accesso alle donne a prescindere dal loro stato civile e dal loro orientamento sessuale (art. 6, comma 1).

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L'autonomia privata nella procreazione assistita in Italia e in Spagna

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Informazioni tesi

  Autore: Monica Cacace
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Teramo
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Valentina Maria Donini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 279

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