Rapporto tra filosofia ed educazione nell'attualismo gentiliano
Dibattito in Italia nel primo Novecento
“In Italia il periodo che va dalla fine dell’Ottocento all’avvento del fascismo vede l’accendersi della polemica sull’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche e sulla statalizzazione della scuola elementare, nonché l’intenso dibattito sull’istituzione di una scuola media unica.
Quanto al primo punto la classe politica, pur essendo nella sua gran parte laicista e massonica, cercò un compromesso con la Chiesa e le forze cattoliche: su ispirazione di G. Giolitti nel 1908 il ministro della P. I. emanò un decreto in cui si poneva obbligo ai Comuni non più di garantire l’insegnamento religioso nella scuola primaria, ma di fornire alle famiglie degli “ istruttori religiosi” che potevano essere ecclesiastici o laici credenti, abilitati all’insegnamento primario.
Per quanto riguarda il secondo punto, nel 1905 il ministro Bianchi insediava una commissione per la rifondazione della scuola secondaria che dopo pochi mesi, approvò una bozza di progetto di scuola media unica senza latino.
Mentre alcuni membri della commissione si dimettevano, classicisti e conservatori difesero a gran voce il vecchio curricolo fondato sull’insegnamento del latino fin dalla prima classe del ginnasio inferiore.
Alla fine prevalse la soluzione proposta dallo storico socialista G. Salvemini (1873-1957), che prevedeva una scuola media inferiore con latino, con programmi e orari ridotti rispetto al presente, ma distinta dai corsi tecnico-professionali.
La sua opinione convergeva solo in apparenza con quella dei tradizionalisti: in realtà mirava a far sorgere una moderna e seria scuola professionale che assecondasse le esigenze dello sviluppo tecnico e industriale del paese, rendendo più selettiva la scuola umanistica per l’élite dirigente. La posizione di Salvemini si trovò alleata con quella sostenuta da un gruppo di intellettuali seguaci di un orientamento filosofico neo-idealistico, in quanto difendevano i valori della pedagogia dello Spirito in senso hegeliano che non sopporta altra formazione e altre leggi se non quelle del proprio interiore sviluppo.
Essi optavano per una cultura aristocratica al servizio della classe dirigente, ma condividevano l’avversione per il progetto di una scuola media unica senza latino e di un insegnamento uguale per tutti , idea demagogicamente pericolosa che avrebbe cancellato i grandi meriti dell’educazione umanistica.
Tra i maggiori rappresentanti di questa corrente ci fu G. Lombardo Radice (1879-1938), che, nella prima fase della sua attività, diresse una importante rivista pedagogica, “ I nuovi doveri”, dove si criticava la politica scolastica del governo e l’impostazione pedagogica del positivismo e dell’herbartismo. Nel dibattito intorno alla scuola media unica, la rivista sostenne la posizione di chi chiedeva una scuola adatta e corrispondente ai ruoli sociali, quindi più selettiva per quei “pochi eletti” che avrebbero” costituito l’aristocrazia intellettuale della nazione, e scuole tecniche e professionali per i molti non meritevoli. La figura di maggior rilievo del neoidealismo pedagogico fu Giovanni Gentile (1875-1944), “che a queste tematiche dedicò due importanti scritti quali “ il concetto scientifico della pedagogia” (1900) e soprattutto il “Sommario di pedagogia come scienza filosofica” (1913-14).
In essi herbartismo e positivismo vengono individuati come bersagli polemici, in quanto pretenderebbero di far consistere la scientificità della pedagogia nella sua riduzione a scienza naturale fondata sulla psicologia sperimentale. Secondo Gentile bisogna rifarsi a Hegel, per il quale educazione non era altro che sviluppo dello Spirito verso la propria autocoscienza e autoliberazione
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Informazioni tesi
Autore: | Iolanda Coccurello |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Scienze dell'Educazione |
Corso: | Scienze dell'Educazione |
Relatore: | Paolo Impara |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 184 |
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