Il dilemma energetico italiano: dalla ricostruzione post-bellica alla crisi degli anni '70
Il "processo" al nucleare
Nell’agosto del 1963 Saragat, leader socialdemocratico (PSDI) e 4 esponenti minori della DC, cominciarono a diffondere, attraverso i giornali, una serie di attacchi inizialmente contro l’energia nucleare in generale, considerata “un disastro dal punto di vista economico” tanto che le “dilapidazioni avvenute in Italia meriterebbero un analisi approfondita e che, in ogni caso, non possono più essere tollerate”. Tale crociata sembrò ispirata dai più nobili fini, come la lotta agli sprechi e l’interesse pubblico. Se inizialmente queste accuse sembrarono essere mosse da preoccupazioni di carattere economico, politico, tecnico e di gestione delle risorse pubbliche, quindi del tutto giustificate anche se mosse da persone totalmente prive delle conoscenze per farle, come i politici coinvolti, col passare del tempo divenne evidente che il vero bersaglio era Ippolito stesso.
Le accuse riguardavano: la totale mancanza di competitività delle centrali nucleari, le maggiori spese e la peggiore efficienza della centrale di Garigliano, il fatto che le centrali erano inutili senza un progetto di bomba nucleare ed altre inesattezze sia tecniche che economiche che furono presto rese evidenti, sia sui giornali sia direttamente in parlamento, anche a seguito delle risposte provenienti dal Cnen stesso. Questa polemica poteva concludersi qui o comunque poteva rientrare nella classica discussione politica sulla gestione delle risorse pubbliche. In realtà fu solo il pretesto per l’inizio della campagna di stampa contro Ippolito, fin da subito il vero obbiettivo delle critiche di Saragat al nucleare. Nonostante ciò la prima risposta di Ippolito fu diplomatica, in quanto affermò che una discussione politica sul nucleare e sugli sprechi ad esso legato “spetta al Parlamento come suprema sede competente, per esaminarlo e confermare le vecchie direttive o indicare le nuove”, definendo Saragat “un illustre parlamentare” che “ha pieno diritto di esprimere il proprio punto di vista sui problemi che riguardano il progresso del paese”.
La vicenda ebbe sviluppi clamorosi. La situazione infatti invece di raffreddarsi si scaldò, soprattutto sui giornali dove il caso montò sempre di più e la figura di Ippolito, ovviamente in prevalenza dai giornali di centro destra, da sempre avversi sia ai suoi metodi, sia alle sue idee politiche, venne demonizzata all’opinione pubblica in modo spesso sprezzante.
Dobbiamo considerare che Ippolito, in quel momento, era il personaggio più importante nel settore nucleare italiano, da sempre convinto della necessità di nazionalizzare anche il settore elettrico, in un’ ottica di programmazione e di pianificazione del mercato energetico nazionale, e per questo contrario agli industriali elettrici, in particolare alla Edison con cui ebbe motivi di contrasto anche in riferimento al Cise e al centro Ispra. Inoltre era anche rappresentante del consiglio di amministrazione dell’Enel, proprio nella fase iniziale, la più cruciale e decisiva della sua storia, quando si dovettero prendere decisioni fondamentali sia sul futuro dell’azienda pubblica, sia sulla gestione del complesso di attività elettriche appena espropriate, oltre che sulla questione degli indennizzi: si trattava di una partita che valeva miliardi.
Nel gioco della politica di allora, certamente Ippolito rappresentavano uno dei personaggi più scomodi, al pari di Mattei che, proprio in questa fase così concitata della storia italiana, culminata con la storica nazionalizzazione dell’Enel, era stato, forse non a caso, messo a tacere per sempre. La politica di piano, portata avanti dal centro-sinistra nel campo elettrico, doveva essere impedita o comunque fortemente mitigata. Non a caso l’attacco a Ippolito riguardò soprattutto la sua presenza nel consiglio di amministrazione dell’Enel, scomoda e destabilizzante, con la necessità di un allontanamento da quell’incarico, e non tanto in merito alla presidenza del Cnen, anche se fu la sua attività nell’ente nucleare ad essere posta sotto processo e a portarlo in carcere.
Dopo la fase scandalistica, tutta giocata sui media e sull’opinione pubblica, gli attori di questa crociata contro Ippolito passarono all’attacco diretto. I 4 senatori DC e il moralizzatore Saragat, come fu ironicamente soprannominato, realizzarono un dossier nucleare che venne portato sul tavolo del Presidente del Consiglio Leone, anche se la notizia venne anticipata da un’ inchiesta del settimanale Vita, vicina alla DC. Il nuovo Ministro dell’Industria, Togni, spinse per le sue dimissioni dall’Enel e ciò determinò lo scontro verbale con Ippolito che aveva già intuito che si trattava di un attacco personale alla sua figura. Il Ministro decise di sospendere Ippolito dal Cnen e di nominare una commissione amministrativa d’indagine, ovviamente fatta dagli stessi senatori autori del dossier, che, attraverso molti autorevoli soggetti competenti, portò all’apertura di un vero e proprio processo.
Quando il 31 agosto 1963 Togni sospese Ippolito, nessuno immaginò che la vicenda potesse sfociare in un procedimento penale. Al massimo la commissione ministeriale d’indagine avrebbe successivamente inviato il proprio rapporto in caso fossero emersi aspetti di rilevanza penale: invece tutto era già stato preparato e il 6 settembre il procuratore generale Luigi Giannantonio avviò una pratica, partendo dai documenti della corte dei conti e in attesa della compilazione della relazione ministeriale.
Il processo che fin da subito si rivelò anomalo, come per la scelta dell’istruttoria sommaria, era mosso dall’urgenza di far presto, rendendo più difficile l’azione della difesa che doveva far fronte a imputazioni spesso generiche e approssimative. Nonostante Ippolito, all’indomani della pubblicazione della relazione ministeriale, si fosse recato spontaneamente davanti ai giudici per una auto-difesa di 4 giorni, il segretario del Cnen venne arrestato il 4 marzo 1964 e portato al carcere di Regina Coeli, mentre il processo si aprirà, in modo scenografico, l’11 giugno dello stesso anno. [...]
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Il dilemma energetico italiano: dalla ricostruzione post-bellica alla crisi degli anni '70
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Informazioni tesi
Autore: | David Ballerini |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia Ambientale |
Relatore: | Domenico Preti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 238 |
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