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Les banlieues parisiennes, quartiers d'exil

L’ombra del colonialismo nelle banlieues

I conflitti che caratterizzano le società multiculturali vanno letti come lo spettrale prolungamento delle guerre coloniali. Il comune bersaglio che affianca nelle rivolte i figli dell’immigrazione e i «français de souche», è una forma di sovranità che non aspira a costruire alcun tipo di bene pubblico, coltivando il progetto di un «dominio senza egemonia».
«Sterminate quei bruti», bisbigliava Kurtz nel Cuore di tenebra di Conrad.
«Ci sbarazzeremo della feccia» ha urlato Sarkozy contro i ragazzi delle banlieues parigine. Il Congo ottocentesco, arcaico e coloniale, irrompe nel ventre dell’Europa ipermoderna e postcoloniale. Non è difficile intuire il filo che lega l’urlo coloniale di Kurtz alla minaccia postcoloniale di Sarkozy. Un filo rosso che unisce, ad esempio, gli orrori della conquista d’Algeria agli algerini affogati nella Senna nell’ottobre 1961. Kurtz e Sarkozy sono figli della stessa logica, della missione civilizzatrice dell’Europa di ieri e del suo apartheid di oggi, che ha nella normativa di Schengen la sua spina dorsale e nel filo spinato di Ceuta e Melilla i suoi temibili artigli.
Secondo Paul Gilroy, sociologo e studioso afro - britannico, una delle principali tare della dialettica politica nelle democrazie occidentali, risiede proprio nella difficoltà – o meglio nella riluttanza – a superare l’idea di un’umanità divisa dalla «linea del colore» , da una visione della storia e delle culture fondata sulle nozioni di «razza», progresso e civiltà ereditate dal passato coloniale. I conflitti che caratterizzano le società multiculturali, ora latenti ora esplosivi, come nel caso delle banlieues francesi, vanno dunque posizionati nel contesto della storia coloniale che, «anche se ampiamente disconosciuta, continua a plasmare la vita politica delle ex potenze imperiali».
In questa luce l’ostilità di Sarkozy – e di una parte ampia della società francese, non solo di estrema destra, che in lui si riconosce – appare lo spettrale prolungamento di una lunga guerra coloniale. E le rivolte del 2005 nelle banlieues, non sono altro che l’ennesima battaglia di quel lungo e ininterrotto processo di decolonizzazione (interna) che quotidianamente portano avanti nelle citées figli e nipoti dei francesi di “oltremare”. Ma non solo loro. Nelle banlieues in rivolta, infatti non sempre i figli dell’immigrazione sono la maggioranza. Sono molti invece i “français de souche”, bianchi e poveri, esasperati per gli stessi motivi dei loro “vicini” arabi, che hanno dato fuoco alle stesse macchine, scuole e commissariati. Queste insorgenze modificano e ridefiniscono la stessa storia coloniale, facendo emergere il suo esito inconcluso e soprattutto non pacificato.
La prospettiva postcoloniale sembra riuscire a spiegare contro che cosa le rivolte sono indirizzate: una forma di sovranità che non aspira a costruire alcun tipo di bene pubblico, ma che ha come unico scopo l’assoggettamento e l’obbedienza dei “nativi”. Per l’appunto un “dominio senza egemonia”.
La banlieue come “postcolonie”, dunque, in cui l’unico mediatore fra il potere e “l’indigeno” è il soldato. Uno dei meriti del film di Kassowitz, fu proprio quello di mostrare questo aspetto della rivolta, cioè l’interno di un commissariato di polizia devastato dalle fiamme. Da quei luoghi partono le violenze delle forze dell’ordine, che i media non hanno mostrato per seguire delle precise direttive governative, per arrivare nelle banlieues come una vera e propria banda armata, la cui vendetta è sempre pronta a scattare, come racconta il film Wesh Wesh, qu’est-ce qui se passe? di Rabah Ameur Zaïmeche, una delle poche pellicole a raccontare la violenza non “dentro” ma “contro” le banlieues.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Les banlieues parisiennes, quartiers d'exil

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Marcuzzo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Salerno
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e letterature straniere
  Relatore: Gisella Maiello
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 66

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