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Osservazioni sulla danza e il balletto a Venezia, nella prima metà del '500, tratte dai Diarii di Marino Sanuto, concernenti notizie storiche di Commedie, Mumarie e Feste

Il balletto di corte

Alle raffinate, cortesi ed eleganti dame delle corti, i grandi maestri di ballo non disdegnavano di creare in loro onore delle coreografie. Fabrizio Caroso da Sermoneta dedicò la maggior parte delle danze da lui inventate a gentildonne, tra le quali molte veneziane.

Creò, per citarne qualcuna, la Pavaniglia per la Dogaressa Morosina Grimani, il Ballo del Piantone per la Baronessa Bartolomea Senesia, la Cascarda per la Principessa Giovanna Colonna Doria, la Laura Soave per Madonna Cristina Lorena de' Medici Granduchessa di Toscana, il Ballo del Fiore per la Baronessa Caterina Savelle Savella, e così altri ancora.

Questi balli cercavano di adattarsi, sia nel titolo che nella coreografia, alla personalità ed alle attitudini fisiche della fanciulla ai quali erano dedicati. Ovviamente non tutte le patrizie erano così fortunate da avere un proprio ballo e le feste, che erano sempre danzanti, presentavano per lo più varietà ed originalità di passi ed intrecci non dedicati particolarmente a qualcuno, ma nati così, spontaneamente, e poi codificati dalla conoscenza dei teorici della danza.

Alcuni di questi balli prendevano il nome dal loro paese di origine: abbiamo la fiorentina, la bergamasca, la siciliana, la romana e la loderazana ; Sanuto ricorda quest'ultima a proposito di una serata in cui si danzò, ppunto, la loderazana di fronte al Serenissimo Doge e quindi in ambiente aristocratico, sebbene sappiamo che questa è una danza che presenta forti caratteri popolari, poiché è vivace e saltata; fu eseguita infatti da donne di media estrazione sociale o addirittura popolane, come conferma il fatto che una danzatrice di questa loderazana viene citata senza cognome, ma col solo nome, peraltro non molto aristocratico, di Perina.

Ella, durante il ballo, si portò gentilmente vicino al Doge e gli toccò la mano; il suo nobile gesto, ardito e sfrontato, fu accettato dalla nobile assemblea presente solo perché ella era "assa' bella zovene". In un altro ballo probabilmente di origine popolare, per la velocità di interpretazione che richiedeva, ma eseguito anche talvolta da giovani nobili ancora in forze, era la chiarantana. Questa, spesso nominata anche chiaranzana o giaranzana, era un ballo di origine italiano, spesso accompagnato col canto. Era già notissimo nel primo '400 e anche esso più tardi verrà assimilato nell'ambiente aulico e rubricato da Domenico da Piacenza e poi da Guglielmo Ebreo, che lo cita fra in suoi trentaquattro balli, come il "ballecto chiamato chirintana o giurintana".

Questo brano è tratto dalla tesi:

Osservazioni sulla danza e il balletto a Venezia, nella prima metà del '500, tratte dai Diarii di Marino Sanuto, concernenti notizie storiche di Commedie, Mumarie e Feste

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Informazioni tesi

  Autore: Elena Stringa
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 1988-89
  Università: Accademia Nazionale di Danza - Roma
  Facoltà: Musicologia
  Corso: Storia della Danza
  Relatore: Alberto Testa
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 66

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